Pontificia Accademia Scienze: salute dei popoli è nostra responsabilità

Interviste di Roberta Gisotti con mons. Marcelo Sanchez Sorondo (Pas) e Maria Neira (Oms)

«Salute dei popoli, salute del Pianeta: la nostra responsabilità su cambiamenti climatici, inquinamento atmosferico e salute». Intorno a questo tema s’interrogano da ieri fino al 4 novembre una quarantina di esperti, accademici, ricercatori, giuristi, politici giunti da Europa, America, Asia, convocati dalla Pontificia Accademia delle Scienze (Pas), per una tre giorni – a porte chiuse – nella sede della Casina Pio IV in Vaticano.

Già da una ventina d’anni questa istituzione della Santa Sede, che raccoglie tra i suoi membri accademici di varie discipline, credenti di varie religioni e non credenti, ha lanciato documentati allarmi sui gravissimi rischi del surriscaldamento del Pianeta e gettato le basi per una franca presa d’atto del problema, come ricorda mons. Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontifica Accademia delle Scienze, che stamane ha aperto i lavori del Convegno. «Oggi viviamo in un’epoca ›antropica’ – dichiara – perché l’attività umana, che sempre ha influito sul clima, per la prima volta, ora, lo determina in senso negativo, cioè produce questo riscaldamento». E non basta quanto è stato pianificato con COP21, finora «si è fatto poco e quindi noi siamo molto preoccupati!».

D. – In questi incontri la Pontificia Accademia delle Scienze riunisce un po’ la ›crema’ del pensiero intellettuale: che cosa si può fare di più perché ci sia però una risposta politica?

R. – Proprio per quello, noi abbiamo riunito la ›crema’ degli esperti sul tema ma abbiamo anche invitato leader politici: qui ci sono due governatori, quello di San Luis, in Argentina e quello della California, due regioni che sono diverse, una si trova al nord, l’altra al sud, ma tuttavia entrambe sono molto attente alle novità ambientali. San Luis cerca di avere nuove forme di energia pulita. La California, è lo Stato negli Usa più cosciente del problema e vuole trovare soluzioni. Quindi evidentemente si tratta di influire sui leader politici, qualcuno lo capisce, qualcun altro no: i cinesi capiscono, altri presidenti non lo capiscono…che possiamo fare? Il problema è perché non lo capiscono, perché non hanno questa volontà politica tante volte. Naturalmente in molti casi noi sappiamo che è per i compromessi, compromessi per ottenere in definitiva il profitto e soldi e non il bene comune, il bene della terra, la nostra casa comune.

D. – Quanto è importante che l’Accademia sappia parlare al popolo e così formare pubbliche opinioni più avvertite di quanto lo sia la classe politica?

R. – L’Accademia da molto tempo parla dell’educazione. E’ assolutamente necessario avere un’educazione aggiornata sul piano scientifico. Per esempio, se uno guarda a popolazioni che hanno un’educazione maggiore a livello scientifico come la Germania, lì per esempio capita di trovare anche l’autista che ti porta in giro, che è molto preoccupato del problema del clima; se si va invece tra popolazioni in cui non c’è alcuna informazione, soprattutto un’informazione aggiornata nel campo della scienza, per loro è solo un’opinione ma invece non è un’opinione – come ha detto il Papa nel sua Enciclica Laudato sì – è un grande problema.

Prendere coscienza delle questioni ambientali per i loro risvolti sulla vita dei popoli e la salute delle persone non è più rinviabile, afferma Maria Neira, medico spagnolo, direttrice del Dipartimento di Salute pubblica e Ambiente dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

R. – I governi non possono dire che non lo sanno. Sono anni che abbiamo fatto uno studio che dimostra che ci sono quasi 13 milioni di morti all’anno a causa dell’inquinamento in generale, l’inquinamento dell’acqua, l’inquinamento dell’aria. Abbiamo detto pure che ci sono soluzioni, che se prendiamo decisioni sul tipo di energia, il tipo di trasporto pubblico, su come sviluppare le nostre città, ci sono soluzioni molto positive che ridurranno queste morti. Come stanno reagendo i governi? La velocità di reazione non è certamente quella che noi vorremmo. Si è avanzato molto sulla consapevolezza, si cominciano a prendere delle iniziative… Dipende da chi è il leader, ci sono governi locali, centrali, con diverse misure di azione… Però il grande cambiamento deve venire dalla società, il giorno che i cittadini diranno: «Basta, abbiamo capito che questa storia dell’ambiente, del cambiamento climatico, dell’inquinamento dell’aria non è solo una questione ambientale, ma che si stanno infettando i miei polmoni, la mia circolazione sanguigna, la mia salute», quel giorno credo che il cambiamento sarà fondamentale perché i cittadini faranno tanta pressione sui politici e penso che da lì verranno le risposte molto più importanti che dobbiamo generare.

D. – Quindi è essenziale che si agisca sull’educazione, nelle scuole, ma anche che l’Accademia sappia parlare ai suoi cittadini?

R. Questo è uno di quei momenti storici in cui l’accademia, la scienza, la conoscenza devono uscire dal loro territorio. Non è solo continuare ad accumulare la scienza, è il momento di dire: abbiamo la conoscenza e abbiamo anche le risposte e voi dovete metterle in moto. Credo che tutti abbiamo un ruolo molto importante, anche i media, perché è spiegando alla gente che quando si parla di inquinamento si parla di asma, dei problemi che la gente vive ogni giorno… Credo che quel giorno, col vostro aiuto di continuare a passare questo messaggio, le cose cambieranno. Ci sono sindaci che stanno prendendo misure importanti, ci sono anche ministri della Salute, ministri dell’Ambiente però dobbiamo alzare questo ad un livello molto più alto di azione. Questa conferenza ci può aiutare moltissimo perché l’influenza che l’Accademia del Vaticano ha nella popolazione e la sua credibilità, ci possono aiutare enormemente. In questo almeno confidiamo!

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