Una cultura orientata al Bene

Da studentessa non posso che rimanere favorevolmente colpita quando Papa Francesco decide di rivolgersi alla comunità accademica, com’è accaduto qualche giorno fa durante la sua visita a Bologna, culla del mondo accademico. Il Pontefice, innescando nella coscienza dello studente un risveglio, ci ha illuminato sulla percezione più genuina dell’università, sulla sua natura originaria, sulla sua funzione imprescindibile. Parole che sono da stimolo per tutti. Partendo dal significato del termine «Universitas», che racchiude l’idea del tutto e della comunità, di un impegno a «elevare l’animo alla conoscenza» e ad allargarlo in una «ricerca fatta insieme» «stimolando e condividendo buoni interessi comuni», Francesco è arrivato infatti subito al dunque, con una frase che spalanca il cuore: «La ricerca del bene, infatti, è la chiave per riuscire veramente negli studi; l’amore è l’ingrediente che dà sapore ai tesori della conoscenza e, in particolare, ai diritti dell’uomo e dei popoli». Riuscire negli studi: il Papa, con lungimiranza, coglie lo studente nelle sue più grandi preoccupazioni. Tuttavia, Francesco non lascia che questa sensazione di fatica necessaria alla riuscita cada in un vacuo concettismo, ma traccia un nesso perfettamente atto a parlare al cuore dello studente: dietro ogni fatica c’è un desiderio che ci spinge e questo desiderio non è altro che un desiderio di bene. Seduti dietro un banco, chiusi in una biblioteca, chini su un volume, ci si trova coinvolti in qualcosa più grande di noi, che ci rende «missionari» anche tra le pagine di un libro; una realtà che ci sovrasta, un piano superiore: cooperare al Regno di Dio, il quale si nutre anche del bene che difendiamo con le nostre tesi, con i nostri lavori universitari, con il nostro studio. In questo modo, anche lo studente diventa «missionario»: le parole che egli scrive, i pensieri che formula, gli incontri che egli fa, tutto può essere strumento di evangelizzazione se orientati al Vero. È particolarmente bello, infatti, vedere come le parole usate da Papa Francesco nel suo messaggio per questo ottobre, dedicato come ogni anno alla missione, corrispondano all’immagine dello studente ideale che egli ha ridato a Bologna nel suo discorso. «La missione – ha detto il Papa – è al cuore della fede cristiana». Essa si attua ogni qualvolta «una vita cambiata dal Vangelo trasforma la società all’intorno». E non è forse proprio quello che è destinato ad accadere a professori e studenti, che insieme cooperano alla diffusione di una cultura orientata al vero?

Da questo si capisce come l’università diventi anzitutto scuola di vita, insegnandoci il Papa che la fatica di studiare scaturisce dall’amore del bene e ad esso conduce e che quella fatica può inoltre essere «missionaria». Accettare con serietà il proprio ruolo di studente, dedicarsi con passione allo studio, è dunque una via per diventare autenticamente umani. Il Papa ha infatti proseguito la sua allocuzione chiamando in causa il diritto alla cultura, che è «accesso allo studio», ma anche tutela di un «sapere umano e umanizzante» e non di un sapere che si mette al «servizio del migliore offerente», che «alimenta divisioni e giustifica sopraffazioni». Questo, afferma con forza il Papa, «non è cultura». Dunque il compito degli universitari oggi è: «rispondere ai ritornelli paralizzanti del consumismo culturale con scelte forti, con la conoscenza e la condivisione». E naturalmente, anche un’indicazione di metodo fondamentale per i professori: dedicarsi con passione all’educazione, cioè a «trarre fuori» il meglio da ciascuno per il bene di tutti.

Chiesa cattolica svizzera

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