Un libro ricorda padre Dall'Oglio a tre anni e mezzo dal rapimento

Il 29 luglio 2013 il padre gesuita Paolo Dall’Oglio veniva rapito in Siria mentre portava avanti il dialogo tra cristiani e musulmani dal monastero di Mar Musa. Il libro «Paolo Dall’Oglio – la profezia messa a tacere», edito dalle elezioni San Paolo e curato dal giornalista Riccardo Cristiano, ne ricorda la figura, sulla cui sorte ancora non si ha nessuna certezza. Il servizio di Michele Raviart:

Dialogo con l’islam, rispetto dei diritti umani, lotta per un’informazione corretta e non a senso unico. Intorno a questi tre pilastri si racconta la figura di Paolo Dall’Oglio in Siria nel volume voluto dall’associazione dei giornalisti amici del padre gesuita del quale non si hanno più notizie da tre anni e mezzo. Contributi da parte di chi lo ha conosciuto personalmente, oltre una raccolta dei suoi scritti per la rivista missionaria «Popoli». Spiega Riccardo Cristiano, curatore del volume:

«Paolo camminava su due strade: camminava sulla strada del mistico e camminava sulla strada dell’uomo che ha urgenza del suo impegno sociale nella società e per i suoi simili. Queste due strade si accompagnano a due grandi passioni: la passione per la sua Chiesa e la passione per il dialogo con l’islam. È in questa duplicità che lui riesce a comunicare con chi avverte il bisogno religioso, la mistica, e con chi avverte l’urgenza del fare sociale. É qui questo suo successo di andare, in un certo senso, aldilà dei muri che ci separano tra persone con sensibilità diverse, perché lui con ogni probabilità ha una sensibilità maggiore a quella di tanti di noi».

Padre Dall’Oglio, «testimone di amicizia e riconciliazione» ha costantemente cercatao con l’esperienza della comunità ecumenica di Mar Musa, 80 chilometri a nord di Damasco, «nuove vie» per il dialogo con l’islam. Un dialogo che Dall’Oglio non amava chiamare interreligioso, ma religioso in senso pieno. Padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger:

«La testimonianza di Paolo è di un’attualità permanente per quanto riguarda tutta la dimensione del dialogo tra cristianesimo e islam; si dialoga mettendosi di fronte a Dio. Solo quando si raggiunge veramente una profondità di impegno personale che tocca le radici del nostro essere – e questo c’è quando noi ci mettiamo di fronte a Dio – allora si può raggiungere un livello di profondità su cui si può costruire qualcosa di nuovo, di riconciliazione profonda, di comprensione profonda tra i credenti».

Fin dal 2013 padre Dall’Oglio aveva capito la complessità e le conseguenze della crisi in Siria. «Non lo senti il rumore dei profughi? Sono milioni!» aveva detto riferendosi all’imminente esodo di persone che avrebbe coinvolto l’Europa. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia

«Era in Siria e aveva la lucidità di analisi di capire che da quel Paese a differenza di altri – penso allo Yemen – c’era modo di fuggire, magari per i più fortunati, però si poteva fuggire. E quindi ci ha ammonito sul fatto che «il prodotto» umano di quella guerra si sarebbe rivelato presto. Infatti poi il tragico «prodotto» di quella guerra è arrivato da noi. In quella occasione ha detto che non saremmo stati preparati. È vero anche questo: non siamo preparati ad affrontarlo. Esageriamo con i numeri, esageriamo con la sensazione di pericolo, esageriamo usando parole a sproposito come invasione, terrorismo … Penso che l’Europa sia uno spazio sufficientemente vuoto e ancora ricco per poter accogliere anche tutta la popolazione in vita in Siria se fosse necessario».

(Da Radio Vaticana)

Chiesa cattolica svizzera

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