Via Crucis a Roma a sostegno delle vittime della prostituzione

In migliaia sono scesi in strada ieri nel quartiere Garbatella di Roma per una Via Crucis di solidarietà e preghiera in favore delle giovani donne vittime di tratta, prostituzione coatta e violenza. Un evento organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata nel 1968 da Don Oreste Benzi, con l’obiettivo di sensibilizzare cittadinanza e istituzioni su un fenomeno che in Italia riguarda 90 mila ragazze. C’era per noi Michele Raviart:

«Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonata?». Lo urla, al femminile rispetto alla tradizione evangelica, una ragazza «crocifissa» sul sagrato della chiesa di Santa Francesca Romana, a pochi metri dalla via Cristoforo Colombo dove decine di ragazze sono costrette a vendere il proprio corpo. A pochi giorni dall’inizio della Settimana Santa, il suo grido è quello di tutte le donne ridotte in schiavitù con la promessa di un futuro migliore. Donne come Jennifer, questo il nome che ha scelto per non essere riconosciuta, che dalla Nigeria ha raggiunto Londra e poi Milano e Cuneo, dove è stata obbligata a prostituirsi per cinque anni. Le era stato promesso di lavorare in un negozio di vestiti, ma al suo arrivo quello che sarebbe stato il suo sfruttatore le ha chiesto 70 mila euro per riscattarsi. Ascoltiamo la sua testimonianza:

«Mi ha dato una piccola gonna, un reggiseno e mi ha detto: ‘Mettilo. Stai lì, questo è il tuo posto’, ed io: ‘Il posto, per fare cosa?’ – ‘Se tu non vuoi fare questo lavoro, dove trovi i soldi? Altrimenti io parlo con la polizia’. Avevo paura. Se parlavo, andava nel mio Paese e ammazzava la mia famiglia, i miei figli. Adesso sto bene, vivo in una casa comunità, ho trovato un lavoro. La mia vita non è più come prima. Adesso la mia vita mi piace».

La terza edizione della Via Crucis «per le donne crocifisse» ha chiamato a raccolta istituzioni e società civile che simbolicamente si sono passate la croce dopo ogni stazione dal percorso. Dalla magistratura ai ministri della Salute Beatrice Lorenzin e degli Esteri Angelino Alfano, dalle forze dell’ordine italiane alla Gendarmeria Vaticana: una testimonianza dell’impegno comune nel lottare contro questa tratta di esseri umani. Un fenomeno, quello della prostituzione di strada, quadruplicato negli ultimi due anni e spesso legato allo sfruttamento dell’immigrazione dall’Africa. Spiega Antonio Tajani presidente del Parlamento europeo:

«Se non risolviamo il problema di Boko Haram, la siccità e la carestia in Somalia, la situazione in Niger, la situazione nella Repubblica Centrafricana ci sarà sempre gente che fuggirà, e tutti coloro che speculano sulla disperazione di queste persone cercano di fare affari in tutti i modi, soprattutto con le ragazze, che quando credono di essere arrivate ad una condizione di vita migliore rispetto a quella che avevano nel loro Paese, scoprono invece mercanti di carne umana. Quindi il problema va risolto a monte».

Nel corso dell’udienza generale di mercoledì scorso Papa Francesco aveva esortato la Comunità Giovanni XXIII, già incontrata durante uno dei «Venerdì di Misericordia», a continuare la sua opera in favore delle ragazze sottratte dalla strada. Un lavoro che vuole superare anche l’indifferenza di chi vede queste donne e fa finta di niente. Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Giovanni XXIII:

«Il motivo di questa marcia è questo: dire che la Risurrezione è possibile. Cristo è risorto veramente e queste ragazze sono state liberate. La responsabilità della società è ovviamente dei clienti ma anche dell’indifferenza dei cosiddetti ‘onesti’ che se ne disinteressano. Molte di loro sono bambine, sono minorenni, hanno dei bimbi. Questo oggi non è più ammissibile. Queste ragazze quando sentono che qualcuno veramente offre loro un’alternativa scappano, corrono via, sono felici».

La solidarietà del Papa è stata portata da mons. Angelo Giovanni Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, che ha chiesto perdono a migliaia di ragazze che hanno subito violenze indicibili in «terre che si dicono civili e cristiane». Una schiavitù come quella del male definito «moderno, troppo moderno» delle madri surrogate e dell’utero in affitto, «che riduce la donna a un mero strumento per la fabbricazione di esseri umani». Il cardinale vicario Agostino Vallini:

«La donna viene sopraffatta dal male, dal peccato, dall’abuso, dalla violenza. Attraverso la preghiera e soprattutto attraverso la meditazione della Passione di Gesù, vogliamo creare una sorta di presa di coscienza: queste donne crocifisse meritano di essere particolarmente amate e riscattate dalla società».

(Da Radio Vaticana)

Chiesa cattolica svizzera

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