Giovedì Asia Bibi sarà processata

Asia Bibi è in carcere in Pakistan da 2662 giorni con l’accusa di blasfemia contro l’Islam. Ormai è uno dei simboli della (mancata) libertà religiosa del mondo. Madre di cinque figli (di cui uno disabile) cattolica, arrestata il 19 giugno 2009 nel suo villaggio di Ittanwali nella regione del Punjab. L’accusa, aver offeso il profeta Maommetto e aver bevuto a una fontana del villaggio riservata alle donne musulmane.
E’ condannata a morte in base alla legge sulla blasfemia introdotta nel 1986 che è contestata sia in patria che all’estero, non solo da parte cristiana. Ora la legge è diventata un’arma nelle mani dei violenti e dei fondamentalisti islamici. La prossima settimana ci sarà la decisione definitiva sulla sua sorte. Asia Bibi si domanda: «Perché l’islam è diventato così intollerante, perché l’islam non è più l’Islam? Ero domestica in una famiglia musulmana e mi curavo dei bambini. Erano persone tolleranti. Bevevano nel bicchiere che passavo loro, mangiavano nei piatti che lavavo e mi lasciavano libera la domenica per partecipare alla messa».
Al suo imprigionamento ci sono state altre due vittime. Sono stati uccisi il governatore (islamico) del Punjab, Salman Tasser, e Shabbaz Bhatti, il ministro (cattolico) per le minoranze che seppe accendere i fari dell’attenzione pubblica internazionale sulla giovane analfabeta di uno sperduto villaggio del Pakistan.
Su di lei, il giornalista Lorenzo Fazzini riporta nel giornale Avvenire quanto la poetessa e scrittrice libanese Khouri-Ghara scrive nel libro Le roman d’Asia Bibi : «Immagino che Asia voglia farla finita ma sente un rumore di campane di una chiesa vicina che suonano a distesa… Dolcissima è infine, e realistica, la tenerezza con cui una madre segue l’evolversi della crescita dei suoi 5 figli, che da oltre sette anni sono senza la loro madre… Drammatiche le raccomandazioni che Asia Bibi ( si immagina l’autrice, o è realtà?) offre al marito per quando lei non sarà più: Cambiare il cognome perché i figli non siano più riconosciuti e non subiscano la vergogna di essere nati da una mamma morta in prigione; cambiare città e andare il più lontano possibile da dove sono vissuti».
Il ministro cattolico Shabbaz Bhatti, ministro delle minoranze, incontrò la donna reclusa e le disse: «Tu vivrai». Tre giorni dopo il ministro morì assassinato. La scrittrice conclude: «Dubitare della parola di un martire è un sacrilegio».

Chiesa cattolica svizzera

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