Un’amicizia e i molto amici

di Don Rolando Leo

Un’amicizia e i molto amici, re-immaginare la Chiesa cristiana nel tempo della mondializzazione, di frère John di Taizé, EDB 2011, Bologna. Un testo assolutamente da leggere, che ricalca in una retrospettiva il senso dell’esperienza e della vita voluta da frère Roger su quella mistica collina della Borgogna più di 60 anni fa. Tanti sono i testi di Roger e della regola della comunità, nonché di padri della Chiesa, collocando l’esperienza ecumenica di Taizé nel solco della storia della Chiesa, la storia di oggi.

La fede non nasce dall’amicizia umana, ma vi trova un appoggio. Attraverso un succedersi di amicizie, è così fin dalla prima comunità cristiana, a tal punto che ciò che conta non è la mia fede, ma quella della Chiesa (VP 128), p. 104 …
Ogni esame di noi stessi ci porta a constatare che ogni relazione di intimità, anche nelle coppie più unite, suppone dei limiti. Al di là, la solitudine umana. Chi si rifiuta a quest’ordine della natura conosce la rivolta, conseguenza del suo rifiuto. Il consenso a questa solitudine fondamentale apre un cammino di pace e, al cristiano, permette di scoprire una dimensione sconosciuta della relazione con Dio. Consentire a questa parte di solitudine, condizione di ogni vita umana, stimola all’intimità con Colui che ci strappa alla solitudine deprimente dell’uomo di fronte a se stesso (DP 110-111; cf. UP 81), p. 105…
La sete ardente di relazione tra gli esseri non ha forse la sua sorgente nel presentimento di un’altra comunione, più essenziale, raggiunta con il Cristo? (VP 129), p. 105.

Immagino per la nostra commissione qualche momento in più per condividere dei sogni personali come abbiamo fatto veramente sabato pomeriggio; sogno un gruppo di persone che, come dice frère Roger, appoggiano la loro amicizia sulla roccia della fede, che è quella che ci ha fatto incontrare in questo organismo; spogliamolo della sua struttura e facciamolo diventare davvero luogo d’incontro, umano, dove possiamo guardarci con calma negli occhi e svelare la fede gli uni degli altri con esperienze condivise. Così il giovane ama essere guardato, così siamo chiamati a guardare i giovani a noi affidati. Procediamo nel solco della continuità buona ma orientati verso il buono nuovo che avvertiremo nel cuore per noi e per i ragazzi di oggi; perché è proprio lì il cuore della fede, è lì che avviene la conversione prima di tutto della nostra vita di educatori, è lì che la nostalgia del bello, dell’amore, di Dio, ci commuove.
Buon cammino di commozione, INSIEME! Io ci sto!

Chiesa cattolica svizzera

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