Ticino e Grigionitaliano

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario. Commento ai Vangeli

Calendario romano: Mc 10, 17-30

Ci sono sguardi che feriscono, che offendono e spogliano, disprezzano o attraversano ignorando, ma ci sono sguardi che fasciano, avvolgono e accarezzano, fanno sentire al centro. In quei momenti, siamo gli unici guardati e accolti, l’altro è tutto per noi. Deve essere stato uno sguardo così, quello che ha abbracciato il giovane che avrebbe voluto farsi discepolo di Gesù, altrimenti non si capirebbe perché a lui sia attribuito l’amore del maestro racchiuso in uno sguardo. Di fronte all’irruenza entusiastica di questo ragazzo, Gesù lo accompagna. Prima gli insegna il valore profondo delle parole: «Perché mi chiami buono? ». Non perché non lo sia, ma questo implica un’accoglienza molto più che superficiale. Poi gli mostra la via primaria, il rispetto dei comandamenti, non una questione morale, ma di appartenenza al popolo dell’alleanza, al cammino che ha preceduto la vicenda personale del giovane. Allora lo guarda, con quell’amore che diventa visibile, tanto è intenso e ricco dello slancio stesso di Dio che abbraccia l’esistenza e l’ama fin dalla fondazione dei secoli. Questo è l’ostacolo maggiore per il giovane, non tanto per l’impossibilità di separarsi dai suoi beni, ma per la difficoltà di accettare il primato dell’altro nell’amore. «Cosa devo fare?» aveva chiesto all’inizio dell’incontro e Gesù gli suggerisce cosa fare, non nello sforzo volontaristico di dare via tutti i suoi beni, ma nella capacità di disfarsene perché sono nulla a confronto con l’amore che Gesù gli offre per primo. Questa è la scelta radicale che va oltre la legge, oltre la filantropia, oltre l’offerta presuntuosa del proprio amore, che non riconosce la precedenza dell’amore di un Altro. Bene lo ha capito Teresa di Lisieux che a questo amore ricevuto con gratitudine, risponde: «Ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me l’avete dato voi! Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l’amore.» Teresa di Lisieux.

Dante Balbo (Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube)


Calendario ambrosiano: Mt 20, 1-16

Il padrone della vigna che dà a chi ha lavorato una sola ora lo stesso salario di chi si è spaccato la schiena per l’intera giornata, urta la nostra esigenza di giustizia. Hanno ragione gli operai della vigna che vorrebbero proporzionalità tra lavoro e salario: sappiamo che non sempre è stato così e anche oggi non è sempre e dappertutto così. Ma la parabola, attraverso il comportamento del padrone, vuole proporci un’altra logica nel segno della gratuità, del dono, della magnanimità che non sostituisce ma integra la giustizia. Quanti gesti della nostra vita quotidiana – e sono tra i più belli – sono dettati da questa logica di gratuità. Per la gioia di donare, per il semplice desiderio di manifestare amore, gratitudine, benevolenza, senza obbligo alcuno: quanti gesti sgorgano da questa gratuità, non sono frutto di calcolo, di tornaconto, di interesse, ma sono dettati solo dall’amore per la persona. E quante volte Gesù ci ha raccomandato questo stile: quando dai una cena non invitare quanti potranno a loro volta restituirti la cortesia invitandoti a loro volta; invita piuttosto quanti non potranno ripagarti. E ancora: se amate quelli che vi amano che merito avete? Se fate del bene a quelli che vi fanno del bene che merito ne avete? Agisci piuttosto secondo una logica di gratuità. Ecco, il padrone della vigna vuole dare, largamente, ben al di là del merito, cioè del lavoro compiuto, ma con un gesto di amore gratuito che facciamo fatica ad accogliere; ci ricopre, quasi alta marea, della sua benevolenza. Il padrone della vigna non è un bizzarro signore che dispone capricciosamente del suo denaro: ha il volto di un Dio magnanimo.

Questo aggettivo, «magnanimo», mi incanta. Vorrei che l’evangelo ascoltato scardinasse il mio cuore meschino per renderlo capace di gesti magnanimi, grandi, disinteressati. Custodiamo con rigore la giustizia come vogliono gli operai della vigna, e chiediamo la grazia di saper compiere gesti gratuiti secondo lo stile del padrone della vigna, lo stile di Dio.

don Giuseppe Grampa

10 Ottobre 2021 | 05:57
Tempo di lettura: ca. 2 min.
commento (222), inser (3), vangeli (29)
Condividere questo articolo!