Ticino e Grigionitaliano

Voci e riflessioni al femminile sulla consultazione sinodale in Ticino

Ha partecipato ai lavori sinodali attraverso due realtà, quella delle cellule parrocchiali di evangelizzazione della parrocchia di Tesserete e quella dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese (UFCT), e ora che sono terminati i lavori di consultazione, Rita Bertoldo è entusiasta di quanto emerso nei diversi incontri. «È stata un’opportunità che prima di tutto ha creato occasioni di relazione in una realtà come quella ticinese nella quale spesso si fa fatica ad uscire dal proprio ambito. Le domande, non propriamente semplici, sono state utili come tracce della discussione ». Un bel momento di Chiesa quello vissuto da Rita in questa prima fase sinodale: «Sono convinta – ci confida – che partendo dai fedeli, dai gruppi e dalle comunità, si sia riuscito a creare un bel dialogo».Per partecipare a questa fase, le cellule parrocchiali hanno trasformato gli incontri settimanali in un’occasione di confronto sui temi proposti: «Ci siamo soffermati soprattutto sui primi punti che erano quelli sui quali c’era più interesse».

«Nel mese di novembre, nella sede di Presenza Sud a Mendrisio – racconta dunque Rita – con l’altro gruppo quello dell’Unione Femminile è stato fatto un bel percorso della durata di tre incontri all’interno dei quali si è cercato di coinvolgere anche altre persone esterne all’associazione». Ma cosa è emerso da questo scambio sulla Chiesa? «Ci siamo soffermate su alcune tematiche che hanno ripercussioni sul nostro vivere quotidiano, dal rapporto con le persone che ci stanno accanto, a quello non sempre semplice con la Chiesa. Su quest’ultimo punto sono emerse anche le difficoltà e le delusioni che viviamo, e per quanto riguarda l’aspetto liturgico, era chiaro il desiderio di vivere celebrazioni più sentite. Nonostante il poco tempo a disposizione, è stata una bella occasione, ora speriamo che quello che le varie realtà hanno raccolto possa essere – con franchezza e coraggio – riportato a Roma ». «Con l’Unione Femminile ci sarebbe piaciuto andare anche in altri vicariati, ma per il momento non siamo riuscite: ci impegneremo a farlo più avanti, al di là del Sinodo, proprio perché non vogliamo che la nostra associazione rimanga una realtà chiusa in sé stessa», conclude Rita.

È della stessa idea anche Anna Grandi che riconosce che gli incontri vissuti con l’UFCT sono stati «una condivisione di vissuti nella quale ci siamo rese conto che spesso le situazioni che viviamo sono molto simili l’una all’altra. Un confronto di questo tipo ci ha fatto sentire meno sole». Ma cosa ha lasciato questa fase di consultazione ai fedeli? «Mi ha lasciato – confida Anna – la grande modernità di un Papa che invita il popolo a mettersi in discussione per cercare di costruire una Chiesa che parta dalla gente, riportando gli individui al fulcro dell’essere cristiani, perché spesso da soli ci si perde o non ci si sente valorizzati».

Per Anna, inoltre, ritrovarsi con l’UFCT ha significato ritrovare una comunità da sempre cercata e desiderata: «Nella mia vita ho cambiato tantissimi Paesi tra Svizzera e Italia: spesso negli anni ho avuto la sensazione di essere senza una comunità, e invece ora l’UFCT mi ha dato la possibilità di condividere un percorso, di creare nuove amicizie e di ritrovare il senso dell’essere Chiesa. Grazie alle donne dell’UFCT ho scoperto la possibilità di un dialogo anche tra comunità diverse, dimostrando che il cuore della fede non viene mai perso».

di Silvia Giuggiari

24 Gennaio 2022 | 06:13
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