Venezuela, il Papa: ponti, dialogo e rispetto degli accordi

«Sono convinto che i gravi problemi del Venezuela possono essere risolti se c’è volontà per costruire ponti, se si desidera dialogare seriamente e rispettare gli accordi raggiunti». Così Papa Francesco ai suoi «cari confratelli vescovi del Venezuela» in una lettera consegnata all’episcopato locale lo scorso venerdì 5 maggio tramite il nunzio monsignor Aldo Giordano; lettera diffusa integralmente poche ore fa a Caracas, proprio il giorno in cui migliaia di donne, «senza uomini e vestite di bianco», hanno chiesto la fine della violenza che solo dal 4 aprile a oggi è costata la vita almeno a 40 persone, tra cui numerosi giovani

L’accorato appello di Francesco  

Dopo le parole di domenica 30 aprile – «rivolgo un accorato appello al Governo e a tutte le componenti della società venezuelana affinché venga evitata ogni ulteriore forma di violenza, siano rispettati i diritti umani e si cerchino soluzioni negoziate alla grave crisi umanitaria, sociale, politica ed economica che sta stremando la popolazione» – lanciate qualche ora dopo di quanto aveva detto nella conferenza stampa sull’aereo rientrando dall’Egitto, Papa Francesco , in questa lettera ai vescovi insiste – quando ogni speranza tace – sulla via dell’incontro, dei ponti e del dialogo, per trovare soluzione consensuale.

Francesco ormai sembra una voce fuori dal coro. Tutti, o quasi, fuori e dentro del Venezuela, di fronte all’ostinazione e chiusura delle parti, governo di Maduro e partiti dell’opposizione, sembrano rassegnati al peggio, cioè alla guerra civile, al conteggio dei morti, alla devastazione finale.

Francesco nella sua lettera ai vescovi si dichiara vicino a loro: «Vi assicuro che sto seguendo con grande preoccupazione la situazione del popolo venezuelano di fronte ai gravi problemi che lo affliggono, e sento un profondo dolore per gli scontri e le violenze di questi giorni, che hanno provocato numerosi morti e feriti, e che non aiutano a risolvere i problemi; anzi causano più sofferenza e dolore».

«Consapevole delle difficoltà che state vivendo» come comunità ecclesiale, schiacciata tra due blocchi che tra loro hanno rotto ogni ponti e contatto, il Papa osserva: «So che anche voi, cari fratelli, condividete la situazione del popolo, che insieme con i sacerdoti, i consacrati e le consacrate e ai fedeli laici soffrite per mancanza di cibo e medicine, e alcuni hanno subìto attacchi personali e atti violenti nelle loro chiese».

Il Papa esprime a tutti la sua solidarietà e aggiunge: «Vi ringrazio anche per le continue chiamate affinché sia evitata qualsiasi forma di violenza, siano rispettati i diritti dei cittadini e si difenda la dignità umana e i diritti fondamentali, perché, come voi, sono convinto che i gravi problemi del Venezuela possono essere risolti se c’è volontà per costruire ponti, se si desidera dialogare seriamente e rispettare gli accordi raggiunti. Vi esorto a continuare a fare tutto ciò che è necessario per rendere possibile questo cammino difficile, convinto che la comunione tra voi e i vostri sacerdoti vi darà luce per trovare il sentiero giusto. Cari fratelli, desidero incoraggiarvi a non permettere che i figli amati del Venezuela si lascino vincere dalla sfiducia e dalla disperazione, perché questi sono mali che penetrano nel cuore delle persone quando non si vedono prospettive future».

Governo e opposizione: nessun contatto  

I protagonisti del conflitto venezuelano che si prolunga ormai da cinque anni, governo e opposizione, in questi giorni si trovano nel punto più distante tra loro, intenti solo a lanciare l’uno all’altro minacce e accuse. Il presidente N. Maduro si è chiuso ulteriormente in una posizione che da più parti, incluso la Chiesa cattolica locale, è considerata totalitaria, dunque fuori dalle regole democratiche. La proposta, che la stragrande maggioranza degli analisti e osservatori ritengono insensata, di un’assemblea costituente per riformare la Costituzione voluta dal suo protettore e sponsor Hugo Chávez, ha chiuso definitivamente qualsiasi spiraglio con le opposizioni.

Questi partiti, rispondendo all’appello del Papa del 29 aprile, hanno scritto: come «venezuelani ci sentiamo delusi per il dialogo senza risultato»; dialogo «nel quale l’intenzione governativa è stata sempre di tipo propagandistica e non sostanziale» e così dunque si è depotenziato e «fatto perdere prestigio ad un valido strumento, provando, senza successo, a demoralizzare l’opinione pubblica e a dividere la coalizione degli oppositori». La lettera al Papa conclude: il Tavolo per l’Unità democratica (Mud), senza eccezione è compatto, e «lascia in chiaro di fronte ai venezuelani e al mondo che l’unico dialogo che si accetta oggi in Venezuela è il dialogo dei voti, l’unica via per superare la crisi e ristabilire la democrazia, oggi, in Venezuela, sotto sequestro. In ciò, caro Padre, di nuovo c’è una cosa: non vi sono divisioni e dissidi nel Tavolo per l’unità democratica».

Per l’opposizione, Maduro non è un interlocutore credibile e legittimo: non solo ha portato la Nazione alla gravissima crisi che vive da anni ma è proprio lui l’autore di un auto-colpo di stato che ha rotto l’ordine costituzionale.

Quanto sia ingarbugliata, incerta e complessa la situazione venezuelana odierna si evince con chiarezza dal ragionamento di Papa Francesco sull’aereo che lo stava portando in Italia il 29 aprile e che riassume anche l’impotenza del Vaticano da quando le parti lo chiamarono in causa ma, sembrerebbe, senza nessuna intenzione seria e responsabile, forse per un uso mediatico tattico:

1) la sede apostolica ha già preso parte, a richiesta del governo e dell’opposizione, agli sforzi di mediazione e dialogo portati avanti da personalità di Unasur (Unione delle Nazioni del Sudamerica). Tali sforzi non sono arrivati a conclusione… «sono rimasti li», ha detto Francesco.

2) Questi sforzi non si sono conclusi positivamente poiché le proposte non erano accettate e/o condivise, oppure venivano diluite con un «sì-sì … ma no-no».

3) Mi risulta, ha detto il Papa, che ora è in corso una richiesta («stanno insistendo»), penso che da parte di coloro che portarono avanti il tentativo fallito di Unasur. Si cerca di rilanciare una «facilitación» e si cerca il luogo.

4) Se tale iniziativa va avanti «penso che si debba realizzare sotto condizioni; condizioni molto chiare».

5) Una parte dell’opposizione, che curiosamente è divisa, non desidera questa strada. Intanto il conflitto si acutizza sempre di più.

6) L’importante è che ci sia qualcosa che si muove. Sono stato informato ma mi risulta che tutto ancora sia pero molto etereo («nell’aria»).

7) Ogni cosa che si debba fare per il Venezuela sarà fatto ma con le garanzie necessarie.

8) Altrimenti vuol dire che si vuole giocare al «tin tin pirulero» (a una cosa poco serie e velleitaria) e ciò non si può accettare («ciò non va…»).

(Luis Badilla / Vatican Insider)

8 Maggio 2017 | 17:00
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