Papa e Vaticano

Vaticano: uscito un nuovo documento a complemento della Laudato si’

Papa Francesco ha sentito l’esigenza di accompagnare la pubblicazione della Laudato si’ con un «osservatorio » nella forma di un Tavolo Interdicasteriale sull’ecologia integrale che riunisce istituzioni vaticane, conferenze episcopali e organizzazioni cattoliche. Ora il risultato del lavoro pluriennale è stato presentato in 224 pagine, con il titolo «In cammino per la cura della casa comune ». Leggendolo si comprende che mentre Greta Thunberg prima del lockdown mondiale certamente ha riempito le piazze, l’azione della «Dottrina sociale della Chiesa» si concretizza tramite le singole conferenze episcopali nei territori ed esercita proprio per questo più efficacia educativa e impatto sulle coscienze. Rimandando anche al sito www.lautatosi.net (pp. 108-110), ciascuno dei 24 capitoli, suddivisi nelle due parti sull’educazione e sullo sviluppo integrale, chiude con un elenco, appunto, di best practices e dà raccomandazioni per possibili «piste di azione». Una vera universalità e «cattolicità» di sguardo che si estende dalla diocesi di Isiolo (Kenya) a quella di Calcutta (India) e alle diocesi sudamericane, da Lezhë (Albania) all’arcidiocesi di Ottava (Canada) e a São Tomé (Angola), racconta degli impegni dei cattolici per la riforma sociale ed ecologica voluta dalla Laudato si’. La prospettiva è quindi globale ed ecumenica e per questo non è un caso che sia l’enciclica che il testo sono stati pubblicati nel giorno della Pentecoste: sono le «motivazioni spirituali» per l’ecologia integrale che coinvolgono il cristiano insieme ai credenti delle altre religioni, e lo impegnano per correggere l’evoluzione «tecno-economica e finanziaria» con quella etico- sociale ed educativa (pp. 14-18). Solo nel «salto verso il Mistero» (p. 61) che ci rende nuovamente capaci «ad accostarci alla natura e all’ambiente con stupore e meraviglia» sa leggere il senso della creazione come «fraternità» e «bellezza» (p. 105). Proprio per questo, la «conversione ecologica» non è un optional ma la chiave per una nuova società e un nuovo modo di vivere. Percepire la vita attraverso uno sguardo contemplativo e di stupore sulla creazione, rende le nostre società più attente alle dimensioni della fragilità e della cura (p. 32), nonché maggiormente disposte a rispettare e valorizzare il creato come dono ricevuto da Dio (p. 89). Dopo queste linee etico-educative della prima parte, la seconda parte del documento si concentra sull’analisi concreta dei fattori che producono disuguaglianze mondiali e distruzione del creato. Partendo non da teorie economiche astratte, ma da «alimentazione», «acqua» ed «energia» si guadagnano nuove prospettive per ripensare l’ordine politico ed economico mondiale: questioni di accesso e di qualità devono – in un concetto di sviluppo integrale – prevalere su un’economia dello sfruttamento delle risorse naturali che porta ad un’agricoltura che spreme la terra e non sfama i poveri, alla privatizzazione e all’inquinamento dell’acqua e sostiene vecchie tecnologie inquinanti per la produzione di energia (pp. 115-141): «L’esaurimento di suoli e biodiversità naturale, la deforestazione di ampie zone del pianeta, l’inquinamento delle acque e la devastazione dei paesaggi pesano sulla coscienza di quanti hanno sfruttato la nostra casa comune» (p. 144) e ci costringono a scoprire nuove forme «circolari » dell’economia (pp. 159-161). Ovviamente i temi concreti sono molteplici – si parla anche degli oceani, della sfida delle migrazioni, dell’urbanizzazione, di economia e finanza, del lavoro ecc. – e tali sono anche gli input per l’impegno dei cristiani nelle loro realtà locali. Sebbene si tiene ferma l’idea che abbiamo bisogno di «nuovi quadri normativi globali» (p. 150), a differenza dei documenti prima della Laudato si’ ora la preoccupazione si è spostata all’effettiva realizzazione di un nuovo ethos globale. Infatti, il messaggio non si appella più solo ai politici e ai centri di potere nel mondo, ma cerca di costruire una rete di azione che – a ben vedere – a partire dalla considerazione che «tutto è intimamente relazionato» (p. 8), realizza una nuova comprensione del principio di sussidiarietà. Alla classica esigenza che il criterio di ogni ordinamento sociale deve essere la singola persona, ora si aggiunge la necessità di vedere la persona nella sua universale relazionalità con tutti gli altri esseri umani e con l’ambiente. In questo senso, l’intero documento propone la prospettiva della resilienza (pp. 121, 149, 205-210) che significa qualcosa di più della semplice «sostenibilità » (p. 159): dato che le sfide del futuro (proprio perché tra epidemie e cambiamenti climatici si situeranno sul confine tra uomo e natura) saranno sempre più imprevedibili e quindi – come abbiamo sperimentato nella crisi del Covid-19 – il nostro agire sarà sempre più determinato dal «sapere sul nostro non sapere » (Habermas), le società reggeranno soltanto se costituiscono delle reti inclusive e integrali che grazie alla molteplicità di informazioni, sensibilità, iniziative ed interazioni saranno meglio preparate (non «immuni») agli urti del futuro. Nel sensibilizzarci per questa trasformazione sociale importante, che solo con «un movimento giovanile globale per la cura della casa comune» può essere realizzato (p. 39), sta senz’altro la lungimiranza di questo nuovo documento.

Markus Krienke, professore di Filosofia moderna e di etica sociale alla FTL

5 Luglio 2020 | 06:31
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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