Chiesa

Il Vaticano: «Sradicare la lebbra e le discriminazioni che genera»

Oltre 210mila nuovi casi del morbo di Hansen, quella che più comunemente è conosciuta come lebbra, si verificano ogni anno nel mondo. Ogni 2 minuti una persona viene colpita. E il 10% ha meno di 15 anni. Dati sconcertanti secondo il cardinale Peter Appiah Turkson, che esprime la sua preoccupazione perché «nonostante l’enorme progresso compiuto dall’umanità negli ultimi tempi, non si riesca ancora a debellare definitivamente una malattia «antica» come la lebbra che continua a contagiare migliaia di persone in tutto il mondo».

 

Il prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale lo scrive nel suo messaggio in occasione della 65esima Giornata Mondiale di Lotta alla Lebbra, istituita nel 1954 dallo scrittore e giornalista francese Raoul Follereau, definito «l’apostolo dei lebbrosi» per la sua lotta contro ogni forma di emarginazione e ingiustizia, che si celebra ogni anno nell’ultima domenica di gennaio.

 

Rivolgendosi a Conferenze episcopali, responsabili della Pastorale della Salute, religiosi, operatori socio-sanitari e volontari, il cardinale ghanese invita ad un impegno comune denunciando il fatto che: «La lebbra continua ad essere un problema sanitario importante laddove persistono condizioni socio-economiche precarie che ne favoriscono la trasmissione». È una malattia che «pur essendo in regresso, è ancora tra le più temute e colpisce i più poveri ed emarginati», come diceva Papa Francesco.

 

Turkson cita i dati pubblicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2017 sulla situazione del morbo nel mondo, i quali ne confermano l’alta concentrazione in 14 Paesi che da soli rappresentano il 95% dei nuovi casi. In testa c’è l’India con 135.485 casi, seguono il Brasile con 25.218 casi e l’Indonesia con 16.826. Perfino in Europa si registrano 32 nuovi casi di contagio nel 2016. In più, in alcuni Paesi, il numero dei malati di lebbra, pur non essendo considerevole, rappresenta una percentuale molto elevata rispetto alla popolazione totale. Nei Paesi in cui la malattia è endemica risulta che, tra le persone colpite, ci sono molti minori.

 

Per contrastare con «efficacia ed incisività» la malattia di Hansen, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha quindi definito la Strategia Globale contro la Lebbra (2016-2020), nella quale un ruolo importante hanno «la difesa dei diritti umani fondamentali, la riduzione dello stigma e la conseguente promozione dell’integrazione e dell’inclusione sociale, il ripristino della dignità delle persone colpite dalla malattia e l’accesso alle cure», spiega il porporato.

 

La vera urgenza è, infatti, «abrogare, dove presenti, le leggi discriminatorie che ostacolano i diritti umani fondamentali». «Non è più possibile rimandare oltre», dice, perché «lo stigma sociale rimane oggi il problema principale per le persone affette dal morbo di Hansen». È importante, perciò, «lottare contro questo morbo, ma anche contro le discriminazioni che esso genera»; al di là delle cure i lebbrosi hanno bisogno di «vicinanza umana», di «quel «tocco» che sprigiona una benefica energia liberatoria».

 

«È edificante servire con amore e tenerezza le persone che hanno bisogno di aiuto perché ci fa crescere in umanità» afferma il cardinale Turkson, ricordando la testimonianza di San Francesco d’Assisi, giovane ricco trasformato totalmente dall’abbraccio con il lebbroso. Proprio quel gesto «gli ha fatto capire ciò che vale veramente nella vita: non le ricchezze, la forza delle armi, la gloria terrena, ma l’umiltà, la misericordia, il perdono frutto dell’incontro con Dio».

 

Servono dunque cure avanzate e studi approfonditi, ma soprattutto servono «più carità e amore», ribadisce Turkson, che «si traducono in fatti concreti di accoglienza, protezione, inclusione, integrazione». La celebrazione della Giornata 2018 – il cui tema «Mai più ingiustizie, discriminazioni, lebbre del mondo!» – è pertanto «un richiamo non solo alla solidarietà ma anche all’agire con coraggio a favore dei fratelli e delle sorelle affetti dal morbo di Hansen e delle loro famiglie». L’invito è dunque «a sensibilizzare e mobilitare le coscienze a favore delle persone colpite dalla malattia contro lo stigma e contro tutte le forme di discriminazione nei loro confronti».

 

Un’opera che la Chiesa cattolica – come testimoniano i dati dell’ultimo «Annuario Statistico della Chiesa», citati dall’agenzia Fides – porta avanti da decenni nel mondo. Attualmente essa gestisce 604 lebbrosari nei cinque continenti, soprattutto in Africa e Asia.

 

Un impegno che, tuttavia, da solo non basta: «Per avere un mondo libero dalla lebbra e dall’emarginazione – conclude Turkson – bisogna unire gli sforzi di tutte le Chiese, comunità religiose, organizzazioni internazionali, governi, grandi fondazioni, Ong e associazioni di persone colpite dal morbo che finora hanno contribuito alla lotta contro questa malattia». Allo stesso tempo «è necessario potenziare progetti congiunti di cooperazione», perché «se affrontata con il giusto approccio, la lebbra potrà essere finalmente sradicata».

Salvatore Cernuzio – VaticanInsider

1 Febbraio 2018 | 07:00
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