Il Vaticano a New York contro la detenzione dei bambini migranti: una pratica da abolire

Entrano nel vivo le negoziazioni per il Global Compact sui Migranti promosso dall’Onu. Ieri, mercoledì 21 febbraio, hanno preso il via a New York le prime trattative che proseguiranno domani e venerdì. Presente la Santa Sede che ha tenuto, come evento complementare, una tavola rotonda al Palazzo di vetro sul tema «Porre fine alla detenzione di minori migranti e rifugiati: determinazione del superiore interesse e alternative alla detenzione».

 

Moderatore della sessione è stato padre Michael Czerny, il gesuita cecoslovacco nominato dal Papa come sotto-segretario della Sezione Migranti del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Subito Czerny ha ribadito nel suo intervento che quello dei bambini rifugiati e migranti è «il primo e unico obiettivo» della Santa Sede.

 

Ha poi sviluppato il suo intervento a partire da un interrogativo: «Come possiamo porre fine alla detenzione di minori migranti e rifugiati ovunque e in maniera permanente?». La risposta, ha detto, «si trova nelle ultime tre parole del titolo del nostro incontro, ossia alternative alla detenzione. Questa è la vera sfida».

 

Un’altra sfida riguarda «il pluralismo delle definizioni»: «Mentre una cultura definisce un bambino al di sotto dei 18 anni, un’altra considera già un 16/17enne come un adulto responsabile», ha sottolineato Czerny.

 

A riguardo, nel corso della tavola rotonda – alla quale hanno preso parte osservatori permanenti e agenzie delle Nazioni Unite – sono state avanzate proposte di best practices relative a «canali legali per la riunificazione familiare; meccanismi di regolarizzazione che permettano ai bambini di vivere con i loro genitori; opportunità educative e di lavoro per i giovani».

 

Il fine ultimo è, dunque, solo uno: tutelare la «dignità», la «sicurezza», i «diritti» di ogni minore migrante o rifugiato sulla terra e garantire uno «sviluppo» e un «futuro»

 

L’evento nella sede Onu è stato introdotto dall’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e dal direttore dei Programmi Unicef, Ted Chaiban.

 

Auza, da parte sua, ha sottolineato che «la detenzione di bambini migranti e rifugiati non è mai nel loro migliore interesse. E non è nemmeno nel migliore interesse degli Stati, perché costosa, gravosa e raramente un deterrente alla migrazione».

 

Già sono emerse in altri Paesi delle «alternative» alla detenzione dei bambini, che sono «impiegate con successo dagli Stati e dai loro partners nella società civile». «Vogliamo esaminare attentamente queste buone pratiche oggi con la speranza che possano essere ridimensionate e replicate altrove», ha affermato il delegato vaticano.

 

L’auspicio è che tali alternative «forniscano una visione» di come sviluppare «un percorso» che possa porre fine definitivamente alla «pratica della detenzione dei bambini». Un «obiettivo ambizioso», ma necessario.

23 Febbraio 2018 | 08:00
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