Valorizzare la presenza delle donne per un mondo più umano

di Gioele Anni

Oggi lunedì 8 marzo, «Giornata internazionale dei diritti della donna», il Centro culturale Alzavola di Lugano ospiterà in forma virtuale (piattaforma Zoom, ore 20.30) un incontro sulla leadership femminile. Relatrice della serata Paola Binetti: nata a Roma nel 1943, neuropsichiatra infantile, psicoterapeuta e docente universitaria, Binetti è impegnata nella politica italiana come senatrice. Di recente ha pubblicato per le edizioni «Magi» La leadership femminile.

Onorevole Binetti, perché ha scritto questo testo?

Per proporre una riflessione sulla valorizzazione delle donne, tenendo presente le potenzialità ma anche gli ostacoli che ne limitano l’espressione dei talenti. Spesso si parla di «quote rosa» per dare rappresentanza alle donne in politica o nei consigli di amministrazione delle aziende. Ma l’apporto femminile deve essere riconosciuto al di là di questo tipo di regole, che pure tuttora restano in parte necessarie.

Come raggiungere questo obiettivo?

La vera sfida per il mondo femminile è trovare quello che in termine tecnico si chiama work-life balance: l’equilibrio tra vita e lavoro. Per una donna l’equilibrio è condizionato sempre dalla dimensione della cura. Le donne sanno rimotivare, farsi accanto nelle difficoltà, insomma si prendono cura di chi è fragile. Spesso il tema della leadership è posto in visione disgiuntiva: per avere dei ruoli di responsabilità devi rinunciare a una parte della tua propensione alla cura, per esempio rispetto alla scelta di costruire una famiglia. Invece la prospettiva da assumere deve essere quella del punto di equilibrio: dal momento che sono portate ad avere cura degli altri, le donne possono mettere in gioco la loro empatia e resilienza proprio nei ruoli di responsabilità.

La pandemia ci ha insegnato qualcosa in tema di leadership?

Oggi abbiamo bisogno di leadership solidali. Chi è leader deve saper trasformare le circostanze ricavandone degli elementi di relazione e aiuto reciproco: abbiamo riscoperto il bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi. Per questo la leadership, oggi, deve essere orientata al servizio. Essere solidali per breve tempo, in un certo senso, è facile: la sfida è mettere in campo strategie di lungo corso che ci aiutino a distribuire la nostra generosità giorno dopo giorno.

Il tema della «leadership femminile» oggi interroga anche la Chiesa?

Papa Francesco sta dando l’esempio. Ha voluto delle donne in incarichi importanti, penso a suor Alessandra Smerilli come Consigliera di Stato della Città del Vaticano, o alla recente nomina di suor Nathalie Becquart sottosegretaria al Sinodo dei vescovi: per la prima volta una donna avrà diritto di voto in questa assemblea. Con questi gesti il Papa attiva dei processi, perché poi possano svilupparsi: ciò che ora appare come una serie di chiamate singole tra un po’ non farà più notizia, perché sarà una modalità abituale di dare ulteriore spessore alla presenza di cura delle donne nella Chiesa.

Alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti della donna, qual è il suo augurio?

Che ogni donna sia pienamente se stessa. Che ciascuna possa sentire la benedetta fatica e la gioia di essere donna, e che possa innestare nel mondo quella dimensione di qualità umana che a sua volta fa sentire ogni persona più umana. La leadership femminile deve avvolgere e penetrare il mondo che ci circonda, affinché i principi di umanità possano prevalere sulle logiche puramente economiche, tecnologiche o egoistiche. Noi donne dobbiamo aiutare tutti a ricordare che l’essere umano dà il meglio di sé quando è solidale con gli altri.

8 Marzo 2021 | 06:29
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