Riccardo Braglia, vicepresidente e amministratore delegato del Gruppo Helsinn.
Ticino e Grigionitaliano

Vaccino: «un traguardo enorme», ma il sud del mondo dovrà attendere ancora

La compagna vaccinazioni anti-Covid in Svizzera, come in gran parte d’Europa, sta procedendo non senza qualche intoppo. Da settimane ormai il tema dei vaccini è al centro di un bombardamento mediatico che non rassicura certamente la popolazione sulla fuoriuscita tempestiva dalla pandemia. Nei giorni scorsi anche Papa Francesco, che si è già sottoposto a vaccino, ha fatto appello perché le differenze sociali ed economiche a livello planetario non segnino «l’ordine della distribuzione dei vaccini anti-Covid». L’equità dei vaccini è stato inoltre al centro di uno dei temi sviluppati in questi giorni al World Economic Forum (WEF) di Davos. Ad aiutarci a fare chiarezza e a districarci in queste notizie è Riccardo Braglia, proprietario della Helsinn, azienda farmaceutica svizzera attiva nell’area oncologica, e presidente della «Fondazione Nuovo  Fiore in Africa».

Dott. Braglia, come si è arrivati ai vaccini anti-Covid in così poco tempo?

In questi mesi grazie a uno sforzo enorme delle aziende farmaceutiche private, delle autorità sanitarie regolatorie e dei centri di distribuzione è stato fatto qualcosa senza precedenti nella storia della sanità mondiale. L’aver trovato un vaccino in soli 10-11 mesi è un traguardo enorme raggiunto grazie ad importanti collaborazioni: innanzitutto in campo economico dove sono stati raccolti fondi di miliardi dal mercato della borsa per poter finanziare tutto il processo in tempi ravvicinati, un’azione che solitamente richiede alcuni anni. In secondo luogo, avendo più finanziamenti, più mezzi e persone a disposizione, le varie fasi di studio sono state portate avanti in parallelo, prendendosi certamente dei rischi di insuccesso in più, ma arrivando in brevissimi tempi al risultato. Inoltre le autorità hanno iniziato ad analizzare il vaccino durante le fasi di sviluppo e non alla fine come avviene solitamente. Infine anche i processi produttivi sono iniziati prima dell’approvazione finale per guadagnare tempo. Questo è stato dunque un grande successo scientifico/farmaceutico nella storia dell’umanità che ha portato in brevi tempi alla produzione: una fase, quest’ultima, lunga e complessa che può essere realizzata solamente in pochi centri produttivi specifici. Ad esempio, nei giorni scorsi anche Sanofi ha dato disponibilità nel suo centro  produttivo di poter produrre maggiori dosi del vaccino Pfizer/BioNTech.

Come avviene la distribuzione?

Il processo di distribuzione dei vaccini è di competenza dei governi. È chiaro che ogni governo ha preso le sue decisioni sulla base delle capacità logistiche, del numero di cittadini e ovviamente delle possibilità economiche. Il vaccino in sé è relativamente poco costoso, ci sono però una serie di costi aggiuntivi che riguardano distribuzione e somministrazione che rendono il tutto molto complicato: il vaccino Pfizer, ad esempio, necessita di frigoriferi specifici per poterlo conservare alla temperatura di 80° sotto zero. Oltre al problema dei costi vi è anche quello degli abusi e del mercato nero che, purtroppo, abbiamo avuto anche in alcuni Paesi europei.

Anche per il vaccino anti-Covid sembrerebbe dunque prevalere la politica del più ricco…

È chiaro che, ancora prima di avere le disponibilità, le dosi di vaccino sono state ordinate dai Paesi cosiddetti ricchi, come USA, UK, Svizzera, Francia, Germania, Italia… Sia Pfizer-BioNtech da un lato e Moderna dall’altro hanno detto che potrebbero produrre tra gli 800 milioni e il miliardo di dosi ognuna durante il 2021, ovvero, essendo due dosi necessarie per ogni individuo, presumibilmente alla fine di questo anno potrebbero essere state vaccinate circa un miliardo di persone appartenenti ai Paesi sviluppati.

E nel sud del mondo, quando arriveranno i vaccini?

Nei Paesi del Sud America e in tutta l’Africa questo processo avverrà in tempi molto più lunghi. Dalle stime che sono state fatte, ci sarà una copertura del 40-50% della popolazione solamente nel 2022-2023. Sono tante le associazioni filantropiche che si stanno attivando per donare i vaccini ai Paesi in difficoltà economica: c’è un progetto avviato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (ACT-Accelerator) , vi è quello finanziato dalla Bill & Melinda Gate foundation (1.75 miliardi $), oltre alle tante piccole e grandi associazioni che si stanno impegnando per sostenere il continente africano in questo processo indispensabile per poter uscire dalla pandemia. Credo sia un discorso etico prima ancora che sanitario.

Noi, con la nostra «Fondazione Nuovo Fiore in Africa», negli ultimi mesi abbiamo portato aiuti per contrastare l’emergenza e soprattutto per assicurare il cibo che in questo momento scarseggia in diversi Paesi africani. Tra i prossimi progetti vi è sicuramente quello di sostenere e finanziare l’educazione sulla gestione del Covid e la somministrazione del vaccino: un processo molto più complicato di quanto possa sembrare. Non basta infatti inviare le dosi ma è bene assicurarsi che queste arrivino, che non vengano vendute al mercato nero e accertarsi infine che vengano somministrate adeguatamente.

I tempi della distribuzione del vaccino per il Covid-19 su scala mondiale. (Fonte The Economist)

Silvia Guggiari

Riccardo Braglia, vicepresidente e amministratore delegato del Gruppo Helsinn.
1 Febbraio 2021 | 07:20
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