Unicef e Banca mondiale: infanzia in povertà estrema
L’Africa subsahariana registra la più alta percentuale al mondo di bambini in povertà estrema: supera, anche se di poco, il 50 per cento. L’Asia meridionale è al secondo posto con circa il 36 per cento, ma bisogna dire che oltre il 30 per cento dei bambini poveri sono concentrati in India. Inoltre, più di quattro bambini su cinque in povertà estrema vivono in aree rurali.
Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef, ricorda che «i bambini non solo hanno più probabilità di vivere in condizioni di povertà estrema, ma gli effetti della povertà su di essa sono più dannosi». Lake sottolinea che «è scioccante constatare che metà di tutti i bambini dell’Africa subsahariana e un bambino su cinque nei paesi in via di sviluppo crescano in condizioni di povertà estrema», avvertendo che «non è solo un limite per il loro futuro, ma anche per le loro società».
Ana Revenga, direttore del programma povertà e eguaglianza della Banca mondiale, raccomanda: «Migliorare questi servizi e assicurare che i bambini di oggi possano avere un accesso a opportunità lavorative di qualità, è l’unica strada per rompere il ciclo di povertà intergenerazionale». Fra le richieste proposte dall’Unicef e dalla Banca mondiale ai governi c’è quella di rafforzare i sistemi di protezione sociale per i bambini, compresi i programmi di trasferimento di denaro che aiutano direttamente le famiglie povere a pagare cibo, sistemi sanitari, istruzione e altri servizi; dare priorità agli investimenti su istruzione, salute, acqua pulita.
(Osservatore Romano)