Padre Ibrahim Alsabagh
Libri

Una nuova forte testimonianza da Aleppo di Padre Ibrahim

Ad Aleppo lo scontro tra esercito regolare e milizie antigovernative dentro e intorno alla grande città siriana, inizia tardi, nel luglio del 2012, sedici mesi dopo l’inizio degli scontri nel resto del Paese. Ma è subito chiaro a tutti che è proprio Aleppo l’ago della bilancia nel conflitto: conquistare Aleppo, città ricca e strategica, motore economico, centro culturale e multireligioso, equivale ad appropriarsi del cuore del Paese, significa in sostanza vincere la guerra. I Francescani, padre Ibrahim Alsabagh e la sua comunità sono lì, proprio in mezzo a tanta incertezza, e da una posizione così scomoda nasce anche il flusso di parole racchiuso nell’ultimo libro che raccoglie le loro testimonianze: Viene il mattino. Aleppo, Siria. Riparare la casa, guarire il cuore (Edizioni di Terra Santa, 2017). Esso verrà presentato al pubblico ticinese oggi 3 giugno alle 20.3o nell’Aula Magna del Liceo Diocesano, su invito degli organizzatori di «Ogni20alle20» e delle Edizioni di Terra Santa. Prima alle 18 c’è la possibilità di partecipare alla Santa Messa nella chiesa di San Rocco a Lugano, celebrata da padre Ibrahim.

La scrittura di padre Ibrahim è da sempre immediata, spontanea, un messaggio che arriva dritto al cuore e alle coscienze. Il sapore delle sue parole è quello del racconto in diretta, spesso privo di commenti, dello stupore di fronte a quanto appena visto o sentito, tragico o gioioso che sia. Sono le impressioni a caldo di un cristiano che si trova sul fronte dell’odio (ma anche su quello della speranza) e cerca di dare ragione della propria fede, al contempo insegnando al suo prossimo che non deve temere di essere se stesso ovvero, soprattutto, essere cristiano. «Il nostro è un lavoro che richiederebbe dieci persone, mentre siamo solo in due», scriveva in uno dei suoi ultimi libri padre Ibrahim. Egli, da francescano e in primis da cristiano, si sente profondamente chiamato alla cura del suo popolo. La fatica di portare avanti un’apparente normale vita conventuale, rotta solo dal rumore delle bombe, non incide su questa chiamata, che anzi cresce in profondità trovando delle risposte inedite al male. «Ci mandano la morte – afferma – e noi restituiamo loro la vita. Ci lanciano l’odio e noi offriamo in cambio l’amore, attraverso quella carità che si manifesta nel perdono e nella preghiera per la loro conversione».

Il racconto di padre Ibrahim, da sempre, ha una caratteristica: esso si fa al contempo autoanalisi e approfondimento della propria vocazione, scoprendo come Dio voglia dare un taglio eminentemente pastorale alla vita dei Francescani in Siria: «Questo è dunque l’indirizzo che sento di dover dare al mio servizio parrocchiale: la prospettiva della carità reale, che arriva prima del sacramento, prima della spiegazione della Parola di Dio». Così, nel deserto più arido, quello della sofferenza, nasce il fiore più bello: un cuore accogliente o, come dice padre Ibrahim stesso, la «carità istintiva».

Il francescano e i suoi parrocchiani sono nella paradossale situazione di essere uomini guidati da Dio in una realtà invece dominata dagli interessi sfrenati di alcuni individui: «Oggi, in Siria, si confrontano interessi diversi. Innanzitutto quello economico, che è molto rilevante, perché vi sono numerosi pozzi di petrolio e di gas. Legata all’elemento economico c’è la posizione geografica, strategica per il passaggio del gas: questo punto è fonte di discussione tra diversi Stati. Quindi l’elemento religioso, che dal mio punto di vista è secondario. […] Quello progettato per il Medio Oriente è un piano nuovo: si genera il caos, però creativo, perché diventa possibile approfittarne per cambiare i giochi internazionali, a tutti i livelli. Sono queste le parole pronunciate già da diversi politici nel passato, parole il cui significato ci è chiaro solo oggi». Ci si può dunque giustamente attendere, dal suo ultimo libro, che esso getti anche luce nuova sul quadro geopolitico esistente, davanti al quale, l’uomo semplice, inerme, il povero lontano dalle logiche di potere risponde praticando «un vero e proprio «ecumenismo del sangue»: tante volte dopo che è caduto un missile ci siamo trovati per le strade a pregare insieme, cattolici e ortodossi». Dunque, mentre l’ambiguità dei potenti tenta di distruggere l’uomo, silenziosamente il Regno dei Cieli si fa comunque avanti, restituendo a ciascuno la propria dignità; Viene il mattino ricorda proprio questo. Un libro che fa rinascere la speranza.

L.Q.

 

Padre Ibrahim Alsabagh
3 Giugno 2018 | 06:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
aleppo (75), guerra (162), padreibrahim (15), siria (231)
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