Un secolo di sindacalismo cattolico in Ticino raccontato in un volume dalle molte voci

Sulla scia dei festeggiamenti per il centenario dell’OCST (1919-2019), è stato da poco pubblicato il libro intitolato «Il sindacalismo di area cattolica nel Cantone Ticino. Centenario dell’Organizzazione Cristiano-Sociale 1919-2019». È stato presentato lo scorso martedì sera alla Biblioteca Cantonale di Lugano. Il volume, la cui prefazione è stata scritta dallo storico Giorgio Vecchio, raccoglie, oltre a due saggi che ricostruiscono il percorso del sindacalismo di area cattolica, anche diversi interventi che analizzano singole tematiche quali il rapporto fra mondo diocesano e il sindacato, il sindacalismo bianco e libero in Italia, l’associazionismo cattolico visto da sinistra, la collaborazione di don Sturzo a «Il Lavoro», la tutela delle lavoratrici e le colonie Leone XIII e infine la tutela del sindacato verso gli immigrati e i frontalieri. Il libro si conclude con la messa a fuoco sulle sfide future del sindacato. Ad Antonio Gili, che insieme ad Alberto Gandolla, ha curato il volume, abbiamo chiesto di illustrarci alcuni dei contenuti.

Signor Gili, qual è la genesi di questo libro? Quali i suoi obiettivi?

Il centenario di fondazione dell’OCST nel 2019 ha dato la stura a varie iniziative, fra le quali quella di avviare uno studio approfondito, con il concorso di vari storici di chiara fama, inteso a dare rilievo scientifico e culturale alla vicenda storica del movimento cristiano-sociale ticinese.

È possibile identificare dei momenti chiave nella storia del sindacalismo di area cattolica?

Certo. I principali sono determinati dalle ripercussioni socio-economiche della Prima guerra mondiale e dello sciopero nazionale generale in Svizzera del 1918, dalla crisi congiunturale del 1921-’22 (che stronca la vita dei primi sindacati cristiano-sociali), dall’entrata in carica nel 1929 di don Del-Pietro, grazie al cui carisma l’OCST si afferma definitivamente, favorita anche da fattori contingenti, politici (fine nel 1935 dell’intesa al governo tra socialisti e conservatori), sociali ed economiche (grande depressione mondiale degli anni Trenta).

Quali sono gli elementi che contraddistinguano il sindacalismo di area cattolica?

Il suo elemento fondante, la «pietra angolare», è l’immanenza nella comunità ecclesiale diocesana quale espressione concreta dell’insegnamento sociale della Chiesa e componente, più in generale, del mondo cattolico locale. Senza ciò il sindacato cristiano-sociale rischierebbe di ridursi a mera agenzia dispensatrice di servizi economico-sociali (per quanto indispensabili) e di adagiarsi all’interno dell’orizzonte culturale e ideologico dell’odierna società secolarizzata come forza tesa a un semplice ammodernamento del sistema.

Qual è il fil rouge che lega i vari interventi del volume?

Il filo conduttore è il problema sociale come tale che, nello specifico della sfida storica lanciata dal sindacato di area cattolica al socialismo e al liberalismo economico, è vissuto e concepito come parte integrante ed espressione genuina di cristianesimo, questo essendo di per sé stesso sociale: si è sociali perché si è cristiani entro una continua risuscitazione conforme ai bisogni dei tempi e delle energie salutari della fede.

Quali sono temi della storia che sono tutt’ora d’attualità?

Il tema clou e costante è la preoccupazione per la tutela dei lavoratori. Essa pone un problema difficile, sempre nuovo e mutevole, da affrontare cercando di non perdere la bussola dei grandi principi: solidarietà, rispetto del valore della persona, ricerca del bene comune e sussidiarietà. Sono valori più attuali che mai in quest’epoca di continui cambiamenti e di nuove insicurezze nel mondo sociale ed economico.

Quali sono le prospettive future per il sindacalismo di area cattolica?

Quelle della cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Trainata dalla digitalizzazione rimescolerà le carte ben oltre l’industria e la stessa economia. Come configurare la relazione tra il lavoro e la tecnologia digitale affinché questa non asservisca quello ma ne amplifichi le potenzialità? E come porre questo salto tecnologico al servizio della collettività e del suo benessere? La sfida è immane. Nella scia delle più recenti trasformazioni e in particolare della globalizzazione, i grandi poteri economici e finanziari, d’altronde raggiunti da possenti imperi tecnologici, sono all’opera per confiscare la digitalizzazione e farne un moltiplicatore di profitto e di dominio. D’altro canto, l’ulteriore avanzamento tecnologico tenderà con ogni probabilità ad esaltare l’individualismo e a pesare sui corpi intermedi (il sindacato ne è uno) con infidi processi di disintermediazione che dal settore economico si spingeranno molto probabilmente a investire anche il campo sociale. Il sindacato deve cogliere questa sfida facendosi protagonista della lotta per una digitalizzazione al servizio dei lavoratori e del bene comune.


Bibliografica del libro, che può essere acquistato nelle librerie oppure contattando la segreteria dell’OCST (+41919211551):
Il sindacalismo di area cattolica nel Cantone Ticino. Centenario dell’Organizzazione Cristiano-Sociale 1919-2019.
A cura di Aberto Gandolla e Antonio Gili, Fondazione Monsignor Del-Pietro, Fontana Edizioni 2020.

Nella foto della copertina: sigaraie al lavoro (Carlo Basilico, tempera su tavola, 1942-’45; Collezione Polus SA. Balerna)

16 Maggio 2021 | 14:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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