Un nuovo «campus» per la Fondazione S. Benedetto

Da quasi trent’anni la Fondazione San Benedetto è una realtà educativa importante in Ticino, grazie alla sua offerta scolastica che comprende la scuola dell’infanzia «La Carovana», la scuola elementare «Il Piccolo Principe » e la scuola media «Parsifal». Abbiamo incontrato, Luca Botturi, presidente della Fondazione San Benedetto, per approfondire il loro impegno in campo scolastico e il progetto di nuovo «campus» scolastico.

Sig. Botturi, giovedì prossimo 6 giugno, alle 20.30, nell’Auditorium dell’Università della Svizzera Italiana a Lugano promuovete un incontro pubblico non solo per raccontare il progetto. Perché? «Durante la serata presenteremo tutti i dettagli del progetto ma crediamo che per costruire una scuola non servano solo soldi e cemento, ma anche un’ideale. Con questo incontro vogliamo rimettere a tema il perché vale la pena impegnarsi per fare una scuola oggi: come gestori, come genitori, come docenti. Per questo avremo un ospite, Luca De Simoni, che porterà la sua esperienza maturata nel Consiglio di Amministrazione della scuola libera La Zolla di Milano. Perché un nuovo «campus»? «Il nuovo campus nasce da diverse esigenze: l’età dell’attuale stabile di Sorengo, le dimensioni della scuola media Parsifal che sono cresciute negli anni, l’occasione di costruire proprio di fianco alla sede di Porza nel Nuovo quartiere Cornaredo. Il nuovo stabile ospiterà la scuola media, una palestra e un salone polivalente, e sarà nello stesso «campus» della scuola elementare e dell’infanzia. Questo significa migliore organizzazione (ad es. della mensa), ma anche maggiori possibilità di incontro tra i docenti e di lavoro «verticale» tra le scuole, in chiave di armonizzazione e continuità. Per le famiglie, significa che tutti i figli vanno nello stesso posto, ben servito dai mezzi pubblici, che è anche questo un bel vantaggio!»

Quali sono oggi le ragioni dell’esistenza di una scuola privata, parificata? «Le nostre scuole non sono nate per qualcosa che non andava bene altrove, ma per creare un luogo educativo propositivo. Le scuole della San Benedetto sono parificate, cioè seguono gli stessi programmi, gli stessi orari e le stesse regole della scuola statale. Ci teniamo molto a questo, perché siamo parte dello stesso sistema educativo. Anzi, crediamo che scuole libere come le nostre siano un bene per tutti: sia perché formano uomini e donne che daranno il loro contributo alla società di domani, sia perché permettono al sistema scolastico di guardarsi in prospettiva, in un dialogo e non in un monologo».

Quale ideale c’è dietro la vostra avventura educativa? «Le nostre scuole nel tempo sono cresciute oltre ogni immaginazione. Oggi abbiamo 40 docenti e circa 300 allievi. All’origine ci sta l’iniziativa di alcune famiglie che nel 1990 hanno deciso di unirsi attorno a un desiderio
comune: proporre ai figli un cammino educativo fondato sulla centralità e unicità della persona ispirato all’esperienza incontrata nella Chiesa. In sintesi, c’è la voglia di mettere alla prova l’incontro cristiano come possibilità di educazione pertutti, cattolici e non, grandi e piccoli.
Se l’incontro con Gesù cambia la vita in meglio, che forma e contenuti può dare al lavoro educativo? Noi desideriamo una scuola che accompagni a conoscere il mondo, consapevole che tutto risponde a un disegno buono e misterioso; una scuola in cui lo stare insieme tra allievi e adulti diventi una compagnia; una scuola in cui le famiglie continuino a giocare il proprio ruolo, in un dialogo non sempre semplice, ma educativo per tutti».

Federico Anzini

1 Giugno 2019 | 17:30
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