Svizzera

Un mondo vulnerabile

Mark Herkenrath, direttore di Alliance Sud

La diffusione del coronavirus (Covid-19) pone grandissime sfide al mondo. Lo stesso vale per la crisi climatica da anni. Sono visibili i primi segni di ciò che attende il Sud e la cooperazione allo sviluppo.

L’equilibrio del nostro pianeta è fragile, il nostro mondo è diventato vulnerabile. Le disastrose conseguenze del cambiamento climatico dimostrano, sempre più chiaramente, che le frontiere nazionali non offrono nessuna protezione contro i problemi mondiali. Nelle ricche nazioni industrializzate, dove l’aumento della temperatura mondiale causa meno danni diretti che in numerosi Paesi in via di sviluppo, gli effetti del cambiamento climatico continuano però a essere troppo spesso minimizzati. I Paesi dell’emisfero sud particolarmente vulnerabili ricevono troppo poco sostegno tecnico e finanziario, e i fondi messi a disposizione sono generalmente prelevati dai budget ristretti della cooperazione allo sviluppo. A farne le spese è quindi l’aiuto, altrettanto urgente, alla riduzione della povertà, al rafforzamento della società civile, alla promozione delle donne e allo sviluppo dei sistemi educativi e sanitari.  

La rapida propagazione del nuovo coronavirus in tutti i continenti è meno facile da ignorare rispetto al cambiamento climatico. Il virus fa anche paura perché si teme un rallentamento dell’economia mondiale. Le conseguenze per i Paesi in via di sviluppo sono ancora difficili da stimare. Proprio le nazioni più povere dell’Africa, che hanno instaurato degli stretti legami economici con la Cina, sono attrezzate molto male per far fronte alle epidemie e alle loro conseguenze economiche. La Banca mondiale, che in aprile terrà per la prima volta tramite videoconferenza la sua riunione primaverile congiunta con il Fondo monetario internazionale (FMI), ha promesso ai Paesi emergenti e in via di sviluppo 12 miliardi di dollari di crediti d’aiuto, a inizio marzo, per lottare contro il coronavirus. Solo la metà di questo denaro deve però servire a rafforzare i sistemi sanitari e a proteggere la popolazione. L’altra metà sarà stanziata dalla Società finanziaria internazionale (SFI), il ramo del settore privato della Banca mondiale. Essa è riservata alle imprese che potrebbero subire delle perdite economiche a seguito dell’epidemia.

Il coronavirus sarà sicuramente all’ordine del giorno dei prossimi dibattiti parlamentari sulla strategia e sul finanziamento della cooperazione svizzera allo sviluppo per i prossimi quattro anni. Con una maggior veemenza rispetto al solito, le forze populiste di destra si pronunceranno probabilmente a favore di una riduzione dei crediti quadro della cooperazione internazionale – sostenendo che ci sarà urgentemente bisogno dei soldi dell’aiuto allo sviluppo per proteggere l’economia elvetica dalle conseguenze finanziarie del nuovo virus. Forze politiche più illuminate sosterranno che, ora più che mai, è necessario un alto grado di solidarietà internazionale e che il nostro mondo vulnerabile ha ancor più bisogno di cooperazione transfrontaliera. Speriamo che la maggioranza aderirà a queste voci progressiste.

Pubblicato l’11 aprile 2020 Sul Corriere del Ticino

(Traduzione: Fabio Bossi)

1 Maggio 2020 | 16:58
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!