«Tutti giovani, nessun giovane»: un libro che fa riflettere

In clima sinodale arriva una pubblicazione che monitorizza le nuove generazioni appoggiandosi su diverse indagini. «Tutti giovani, nessun giovane» è il titolo del libro di don Armando Matteo, edizioni PIemme. La redazione della casa editrice ha dialogato con l’autore.

La copertina del volume.

Don Armando, a suo parere, c’è un crescente ateismo giovanile?

Basterebbe leggere i titoli di qualche indagine recente sul sentimento religioso delle nuove generazioni per averne conferma. Penso al testo di Franco Garelli Piccoli atei crescono, penso all’indagine del prof. Stephen Bullivant sui giovani europei, penso ancora alla recente indagine del Barna Group sulla popolazione giovanile degli USA e intitolata Atheism Doubles Among Generation Z, senza dimenticare le numerose indagini condotte dal Pew Research Center. Certo, va subito aggiunto che qui non si tratta di una presa di posizione «contro» Dio o «contro» la Chiesa. Siamo piuttosto davanti a un larghissimo numero di giovani, maschi e femmine, che stanno imparando a vivere «senza» Dio e «senza» la Chiesa; giovani che non sanno più fondamentalmente rispondere a una semplice questione: «Ma cosa significa essere cristiani, quando non si è più bambini?». E questo perché i loro genitori e i loro adulti di riferimento, da tempo, hanno tolto dal centro dei loro interessi ogni relazione significativa con l’universo del religioso. Noi generazioni adulte siamo sempre di più generazioni postcristiane.

Viviamo in una società dove gli adulti vogliono fare i giovani: come creare spazi educativi e liberi per i «giovani che devono fare i giovani»? 

Nel testo ricordo una bellissima espressione di Hannah Arendt, la quale dice che l’educazione è per noi adulti sempre una questione di amore: di quanto amore abbiamo per la vita, per il mondo, per questo pianeta, che senza l’apporto di forza e di novità dei giovani, dei nostri figli, rischiano di stagnare e di impoverire a dismisura; e, nello stesso, tempo, di quanto amore abbiamo per i nostri giovani, per i nostri figli, lasciando loro questo mondo, perché anch’essi abbiamo l’occasione di fare qualcosa di nuovo, di rinnovarlo per il bene di tutti. Ci vogliono dunque adulti generativi, generosi, aperti, innamorati dei giovani più che della giovinezza. Si tratta, dunque, di rimettere in circolo il vero segreto di una vita umana riuscita, che non è l’effimera ebbrezza di sentirsi dire a 60, 70 anni suonati quanto si è giovani, ma piuttosto quello per il quale «la vera gioia è dare gioia». Questo libro è perciò un pressante appello: un appello a cogliere quel grido di fatica dei giovani «ad essere quello che devono essere», in mezzo a una massa di adulti che non sono quello che dovrebbero essere. Un grido che papa Francesco ha coraggiosamente inteso mettere al centro del prossimo Sinodo dei Vescovi.

17 Ottobre 2018 | 11:18
Tempo di lettura: ca. 2 min.
giovani (724), sinodo2018 (100)
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