Wael Farouq, docente di letteratura e cultura araba all’Università Cattolica di Milano, ospite sabato sera a Bellinzona.
Commento

Terrorismo e doveri d'Occidente

Wael Farouq, professore di scienze linguistiche all’Università Cattolica di Milano, risponde a Sandro Magister a proposito dell’articolo pubblicato ieri, 7 giugno, sul blog Settimo Cielo dell’Espresso. 

Fa piacere che L’Espresso ospiti un mio articolo, ma estrapolare ciò che ho scritto dal suo contesto per screditare la coraggiosa apertura di Papa Francesco verso l’Altro è disdicevole. La differenza fra il Papa e quelli che lo criticano da destra o da sinistra è che, mentre questi ultimi, partendo da prospettive ideologiche diverse, trattano l’islam e i musulmani come un pericolo, una crisi, una sfida o un problema, lui li tratta, secondo quanto gli detta il vero amore che ha per loro, di cristiano sincero, come persone ed esseri umani.

La scienza analizza i fenomeni e, per poterli comprendere, ci mette di fronte a fatti puri e semplici. Tuttavia, ciò che facciamo di questi fatti puri e semplici cade al di fuori della sfera scientifica. La formulazione di giudizi su una persona o su un gruppo umano pertengono a un altro ambito, quello dell’etica. Immaginate questa scena: un malvagio assassino, noto a tutti, afferra la testa della vittima prescelta, estrae il coltello e gliela taglia sotto lo sguardo generale. Scoppia la rivolta. Uno grida: «Infame coltello!» Un altro dice: «Coltello senza cuore!» Un terzo dice: «Non c’è da stupirsi, è la sua natura di coltello! Guardate la sua lama affilata! Guardate la sua estremità appuntita!» Un quarto ribatte: «Sì, ma ci sono anche coltelli senza lama». E un altro: «E coltelli che non tagliano più». Dopo ogni attacco terroristico, i codardi e gli ipocriti si mettono a criticare il Corano, mentre i coraggiosi, come il Papa, gridano in faccia all’assassino. Per capire il Papa, si dovrebbe prima avere il suo amore e la sua etica, e prima ancora il suo coraggio, perché non ho sentito nessun altro denunciare il commercio di armi, né il suo ruolo nell’alimentare le guerre e il terrorismo, eccetto lui.

(Sismografo)

Wael Farouq, docente di letteratura e cultura araba all’Università Cattolica di Milano, ospite sabato sera a Bellinzona.
8 Giugno 2017 | 12:17
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