Tauran: «Superiamo stereotipi e pregiudizi tra cristiani e musulmani»

«Guardare l’islam e i musulmani al di là degli stereotipi, nonché dei pregiudizi, dell’immagine sbagliata ad opera di alcuni mezzi di comunicazione, come del comportamento fanatico e violento di una minoranza di musulmani». È l’appello del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, contenuto nel messaggio inviato ai partecipanti al V incontro dei delegati nazionali delle Conferenze episcopali europee per il dialogo con l’islam che, su iniziativa del Ccee e su invito dell’arcivescovo Angelo Massafra Ofm, si è aperto a Scutari, in Albania.

 

Nel messaggio letto da monsignor Khaled Akasheh, capo dell’ufficio per l’islam del dicastero vaticano, il cardinale – informa il Sir – ribadisce come «una posizione chiara da parte delle autorità religiose musulmane nonché da ogni singolo musulmano circa la questione della violenza commessa in nome della religione è necessaria per scongiurare una ingiusta equiparazione tra islam e violenza. Nell’islam ci sono infatti risorse religiose morali e spirituali, numerose delle quali condivise da cristiani ed ebrei».

 

«Cristiani e musulmani – incoraggia il porporato – dobbiamo promuovere il rispetto reciproco, l’obiettività nel parlare e nello scrivere sull’altra religione, la benevolenza, la compassione e la misericordia così centrale nella tradizione islamica e per altro tanto cara a Papa Francesco». Inoltre, «è necessario un nuovo sforzo da ambedue le parti per scongiurare il «discorso dell’odio» che è all’origine di sospetti reciproci, discriminazioni, esclusione, marginalizzazione e risentimenti».

 

Il messaggio si conclude con un pensiero alla «gloriosa figlia dell’Albania» Madre Teresa di Calcutta che, fedele alle sue radici e al Vangelo, è diventata «sorella e madre» di tutti, «specialmente dei più poveri tra i poveri». E anche con un ringraziamento al Paese balcanico che – scrive Tauran – «potrebbe essere citato come un esempio di rapporti rispettosi e fruttuosi tra cristiani, musulmani sunniti come pure bektashi. La persecuzione religiosa sofferta da tutti i credenti di questo Paese sotto il regime ateo ha accomunato e avvicinato tutti».

 

L’incontro del Ccee è stato inaugurato ieri pomeriggio. Nella prima parte, animata da fra Ignazio De Francesco monaco della «Piccola Famiglia dell’Annunziata, Montesole» (Italia), si sono succeduti i contributi dell’imam sunnita Lauren Luli, vicepresidente della Comunità Musulmana in Albania e di Baba Edmond Brahimaj Kryegjyshi, leader della comunità Bektashi, i quali hanno tracciato i profili fondamentali del credente musulmano e le modalità attraverso le quali ognuno vive la proprio relazione con Dio.

 

La seconda parte dell’incontro è stata invece dedicata a tematiche pastorali con l’intervento di padre Vincent Feroldi, direttore del Servizio nazionale per i rapporti con l’Islam della Conferenza episcopale francese, che ha presentato le sfide pastorali poste dalla presenza di coppie miste (coppie in cui uno dei due coniugi è cristiano e l’altro musulmano), quali luoghi concreti di dialogo interreligioso. Monsignor Claude Rault, vescovo emerito di Laghouat Ghardaïa (Algeria), ha presentato invece la sua esperienza di dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani basata sulla spiritualità. Infine, don Andrea Pacini, docente presso la Facoltà Teologica Italia Settentrionale (Sezione di Torino), ha concluso la prima giornata con una riflessione sullo status teologico dell’Islam nella riflessione cristiana contemporanea.

VaticanInsider

9 Febbraio 2018 | 13:30
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