Sri Lanka: la commemorazione delle vittime a un mese dagli attacchi

A un mese di distanza dagli attentati che lo scorso 21 aprile, domenica di Pasqua, hanno insanguinato il Paese, lo Sri Lanka si è riunito in preghiera nel ricordo delle 257 vittime. Cerimonie pubbliche e veglie hanno segnato tutta la giornata di martedì scorso, mentre la popolazione fatica a comprendere i motivi della crudele violenza e a superare il dolore per la perdita di parenti e amici. Sul portale di informazione AsiaNews le voci di alcuni sopravvissuti che affermano: «Abbiamo acceso candele per chiedere a Dio di cambiare la mente di coloro che hanno pianificato di distruggere invano la vita delle persone. Chiediamo al Signore di darci la forza di sopportare la sofferenza per i nostri cari defunti».
Ricordiamo he il 21 aprile scorso un gruppo di attentatori si è fatto esplodere in tre chiese e tre hotel di lusso di Colombo. Lo Sri Lanka così è ripiombato nel terrore, dopo un decennio di pace seguito alla guerra civile (durata quasi 30 anni).
A Kochchikade (Colombo) e Katuwapitiya (Negombo) si trovano due delle chiese colpite: la St. Anthony’s Church e la St. Sebastian Church. A Negombo le associazioni Sri Vimukthi Fisher Women Organization e National Fisheries Solidarity Movement (Nafso) hanno organizzato la preghiera di fronte al parco giochi di Muhandiram. A Colombo, dato che la chiesa è in fase di ristrutturazione ed è circondata da impalcature, la commemorazione si è svolta all’esterno, dove sopravvissuti, parenti e conoscenti delle vittime hanno acceso migliaia di candele.
Alcuni dei presenti alla cerimonia erano dei sopravvissuti al massacro che oggi vivono senza speranza e nella totale frustrazione. Come Mary Selvamathy, 56 anni, che nell’esplosione alla chiesa di Kochchikade ha perso il marito di 58 anni e gli unici due figli di 22 e 19 anni. «Mi ero allontanata di qualche fila – racconta – per vedere la statua di sant’Antonio. Ero proprio di fronte al santo quando c’è stata l’esplosione. Mi sono girata di scatto ma non riuscivo a vederli. Sono corsa nella loro direzione, ma erano a terra, con ferite e sangue ovunque. Qualcuno mi ha aiutato a portarli in ospedale, ma non ce l’hanno fatta. Sono rimasta sola. Non ho più speranza». La signora tamil aggiunge: «Perché dovremmo vivere? Perché dovremmo continuare la nostra vita senza i nostri familiari, strappati via per l’errore e il disprezzo di altri?».
Alla commemorazione a Kochchikade c’era anche Gloria, 17 anni, anch’essa sopravvissuta alla strage. Riferisce in lacrime: «Non volevo venire. Siamo venute solo per ricordare il nostro amato papà». La ragazza è accompagnata dalla madre e dalla sorella 14enne. Racconta di aver perso conoscenza dopo l’esplosione della bomba: «Quando ho riaperto gli occhi ho visto mia sorella che strisciava verso di me e mio padre sanguinante. Non ce la faccio più a ricordare quel momento…il momento più triste in cui abbiamo perso il nostro caro padre». Infine aggiunge: «Ho implorato che qualcuno ci aiutasse a portare nostro padre in ospedale, ma nessuno ha ascoltato il nostro pianto. C’erano uomini che [invece di prestare soccorso], filmavano e fotografavano la scena. È molto triste».

Asia News/Redazione

23 Maggio 2019 | 16:00
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