Chiesa

Spagna, beatificati a Madrid 60 martiri della Guerra civile

«Uccisi perché cristiani». Ieri a Madrid sono stati beatificati 60 martiri, vittime delle violenze e delle persecuzioni durante la Guerra civile spagnola che, tra il 1936 e il 1939, trucidò centinaia di religiosi, ma anche di suore e di laici. A presiedere il rito nella Cattedrale dell’Almudena, in rappresentanza di Papa Francesco, è stato il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il quale nella sua omelia – riportata dalla Radio Vaticana – ha detto: «Dalla documentazione e dalle testimonianze risulta che l’unico motivo della loro uccisione fu il fatto di essere cattolici. In quegli anni, perduta l’idea di fraternità e di rispetto delle idee e delle vite altrui, in molte regioni spagnole regnarono il sopruso e l’arbitrio più assoluto, con l’unico obiettivo di annientare la Chiesa cattolica».

 

«Si incendiarono i luoghi di culto, si soppressero i conventi, si occuparono le scuole, si imprigionarono e si uccisero le persone», ha rammentato Amato, «quest’ondata di vandalismo cieco e ignorante distrusse anche cose e monumenti del passato, prezioso patrimonio artistico della Spagna. Non si ebbe nessun rispetto per la libertà e la dignità delle persone».

 

I martiri beatificati provenivano dalla diocesi di Barcellona, Gerona, Valencia e Cartagena. Nel gruppo vi sono Missionari vincenziani, due suore Figlie della Carità e sette giovani membri dell’Associazione della Medaglia Miracolosa. La loro beatificazione coincide con il 400mo anniversario del Carisma vincenziano (1617-2017).

 

Tra i nuovi Beati spicca la figura del lazzarista padre Vicente Querault, sacerdote colto, gran benefattore, impegnato nell’apostolato dei giovani e nelle missioni di popolo: morì per fucilazione e fu seppellito in una fossa comune. Poi c’è il valenciano 19enne Rafael Lluch Garín, appartenente ad una famiglia dell’alta borghesia che lo educò al cattolicesimo, figura allegra e intelligente, dalla sensibilità artistica e dalla profonda devozione alla Madonna.

 

Tra i membri della Famiglia vincenziana elevati agli onori degli altari anche due giovanissimi novizi: Manuel Trachiner Montaňana, 21 anni, tra le prime vittime delle persecuzioni di quegli anni e Vicente Cecilia Gallardo, 20 anni, ucciso insieme al confratello. Entrambi erano entrati nella Congregazione un anno prima, non avevano ancora preso i voti. Viaggiavano sotto le mentite spoglie di falegnami, ma in valigia, assieme agli abiti, nascondevano un crocifisso che costituì la loro condanna a morte.

 

Una morte da martiri come quella di Roque Catalán Domingo, che fu ucciso mentre partiva per il convento della Sacra Famiglia di Hortaleza e che ai suoi confratelli lasciò detto: «Se non torno non vi preoccupate per me, ma cantate un Tedeum di ringraziamento al Signore, perché mi avranno martirizzato e sarò con Lui in Cielo».

 

«Siamo invitati tutti a celebrare e imitare i martiri, attingendo al loro esempio fede, speranza e coraggio per nutrire efficacemente la nostra esistenza quotidiana», ha sottolineato il cardinale Amato durante la celebrazione. «Siamo anche invitati a pregare per i loro carnefici, donando anche noi, come fecero i Beati Martiri, il dono prezioso del nostro perdono». «La Chiesa – ha concluso il porporato – volentieri celebra questi eventi per un duplice scopo: invitare i fedeli a rimanere saldi nella fede ed esortare tutti a evitare il terrore di quegli anni oscuri, che coprirono la terra di Spagna del sangue di persone innocenti e inermi». La beatificazione diventa dunque l’occasione «per magnificare la forza del bene, che vince sul male».

13 Novembre 2017 | 12:10
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beatificazione (58), martiri (37), spagna (17)
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