«Sono forse io custode di mio fratello?»

Come a Caino, il Signore rivolge anche a noi oggi la domanda: «Dov’è tuo fratello?». Nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta di questa mattina, lunedì 18 febbraio, il Papa esorta a rispondere personalmente, non però con risposte di compromesso per scappare dal problema. Il Papa ricorda infatti che si sta parlando del fratello ammalato, carcerato, affamato, come dice il Vangelo di Matteo al capitolo 25.
La vicenda di Caino e Abele, proposta dalla Prima Lettura della Liturgia di oggi (Gen 4,1-15.25), è dunque al centro della sua riflessione. Una Lettura che fa parte di quel genere letterario che si ripete tante volte nella Bibbia: «possiamo chiamarlo ›domande scomode e risposte di compromesso’». È infatti proprio «una domanda imbarazzante», quella rivolta da Dio a Caino: «Dov’è tuo fratello?». E la risposta è in questo caso «un po’ di compromesso», ma anche data per difendersi: «Ma cosa c’entro io, nella vita di mio fratello? Forse sono io il custode? Io me ne lavo le mani. E con questo Caino cerca di fuggire lo sguardo di Dio», nota il Papa.

Francesco poi si sofferma sulle «domande scomode» che Gesù ha rivolto. Tante volte ne ha poste a Pietro, ad esempio quando gli ha chiesto tre volte: «Mi ami?». Tanto che alla fine Pietro non sapeva più cosa rispondere. Così come le ha rivolte ai discepoli: «La gente cosa dice di me?». E loro hanno risposto: «un profeta, il Battista …». «Ma voi, cosa dite?», gli ha chiesto. «Una domanda imbarazzante», dunque. Dio a Caino ha fatto un’altra domanda: dov’è tuo fratello? «Questa – sottolinea – è una domanda scomoda: meglio non farla. E noi conosciamo tante risposte: ma, è la sua vita, io la rispetto, me ne lavo le mani … io non mi immischio nella vita altrui», ognuno è libero di scegliere la propria strada …. Il Papa, con questi esempi, vuole mettere in evidenza come nella vita di tutti i giorni a queste domande scomode del Signore, «rispondiamo un po’ con principi generici che non dicono niente ma dicono tutto, tutto quello che c’è nel cuore».

Il Signore oggi a ognuno di noi fa dunque questa domanda: «Dove è tuo fratello?». Forse qualcuno che è un po’ distratto può dire che è casa con sua moglie, ma il Papa chiarisce che si sta parlando del fratello affamato, dell’ammalato, del carcerato, del perseguitato per la giustizia:
«Dov’è tuo fratello?» – «Non lo so» – «Ma tuo fratello è affamato!» – «Sì, sì, sicuramente è a pranzo nella Caritas della parrocchia, sì, sicuramente gli daranno da mangiare», e con questa risposta – di compromesso – salvo la pelle. «No, l’altro, l’ammalato …» – «Sicuro che è in ospedale!» – «Ma non c’è posto in ospedale! E ha le medicine?» – «Ma, è una cosa sua, io non posso immischiarmi nella vita altrui … avrà dei parenti che gli danno le medicine», e me ne lavo le mani. «Dov’è tuo fratello, il carcerato?» – «Ah, sta pagando quello che si merita. L’ha fatta, che la paghi. Noi siamo stanchi di tanti delinquenti per strada: paghi». Ma magari mai tu senti questa risposta detta a te dalla bocca del Signore. Dov’è tuo fratello? Dov’è il tuo fratello sfruttato, quello che lavora in nero, nove mesi l’anno per riprendere, dopo tre mesi, un altro anno? E così non c’è sicurezza, non c’è vacanze … «Eh, oggi non c’è lavoro e uno prende quello che può …»: un’altra risposta di compromesso.

Con questi esempi concreti il Papa chiede che ciascuno prenda questa parola del Signore come se fosse rivolta a ognuno di noi personalmente: Il Signore a me domanda «dov’è tuo fratello?», e mettere il nome dei fratelli che il Signore nomina nel capitolo 25 di Matteo: l’ammalato, l’affamato, l’assetato, quello che non ha vestiti, quel fratellino piccolino che non può andare a scuola, il drogato, il carcerato … dov’è? Dov’è tuo fratello nel tuo cuore? C’è posto per questa gente nel nostro cuore?

Vatican news/red

18 Febbraio 2019 | 17:00
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Omelia (50), Papa (1254), SantaMarta (193)
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