#SinodoAmazzonia: Statuine indigene gettate nel Tevere

Le immagini della preghiera con la quale il Papa ha dedicato il Sinodo sull’Amazzonia a San Francesco, l’offertorio della messa di apertura dell’Assemblea, domenica a San Pietro, la cerimonia di apertura con una processione ritmata da canti tradizionali con ogni volta la presenza di un gruppo di indigeni amazzonici, uditori al Sinodo, e, infine, in ordine cronologico, l’inaugurazione da parte di Papa Francesco, di un’ala dei musei vaticani dedicata all’Amazzonia, con statuite indigene, hanno suscitato nuovi pretestuosi attacchi da chi accusa la chiesa di presunto «paganesimo».

A questi attacchi, nei giorni scorsi, molteplici le repliche dei presuli partecipanti al Sinodo, tra cui il vescovo David Martinez De Aguirre Guinea, domenicano, vicario apostolico di Puerto Maldonado (Perú), intervenuto a uno dei briefing. Il presule ha spiegato come, ad esempio, non ci sia nessuna identificazione tra l’immagine stilizzata in legno di una donna incinta utilizzata dagli indigeni come simbolo della fertilità dell’Amazzonia, la Madre Terra e infine la Vergine Maria. «E’ un’immagine di fertilità, e l’Amazzonia è un luogo di vita per tutto il pianeta. Non c’è relazione con la Madonna o con un elemento pagano», ha chiarito.

Per mons. Emmanuel Lafont, Vescovo di Cayenne (Guyana Francese), «il mondo romano ed europeo dovrebbe apprendere che anche altre culture sanno parlare di vita, di benessere, del desiderio di non essere solo consumatori. La teologia non ha una sola voce. La saggezza amerinda, come dice il Papa, è molto importante».

Tuttavia, nonostante queste dichiarazioni, delle statuette tribali della Dea Madre (Pachamama) collocate sugli altari della chiesa di Santa Maria in Traspontina, in via della Conciliazione, a due passi da S. Pietro, stamattina all’alba sono state prese di mira da un fanatico che, con mossa fulminea, le ha prese e gettate nel Tevere. Guarda il video. Nei quattro minuti del video si vede un uomo entrare nella chiesa e sottrarre idoli Pachamama esposti in una delle navate. Successivamente si avvia verso Ponte Sant’Angelo da dove lancia in acqua le statue. Il video è senza commento né rivendicazioni di alcun tipo.

«Rubare qualcosa da un luogo e buttarlo è una bravata». Così il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, commentando poco fa a caldo l’episodio. «Le statue indigene rubate rappresentano la vita, la fertilità, la madre terra», ha commentato Ruffini durante il briefing di oggi sul Sinodo per l’Amazzonia, ribadendo quanto più volte già spiegato. Interpellato dai giornalisti, il prefetto ha rivelato di aver appreso dell’episodio soltanto alcuni minuti prima dai social. L’azione di ieri notte, infatti, è stata filmata interamente con una telecamere e pubblicata su YouTube.»È un gesto che contraddice l’esperienza di dialogo che dal Sinodo dovrebbe arrivare a tutti», ha proseguito Ruffini: «È stato un furto che si commenta anche da solo».

(red/agenzie)

21 Ottobre 2019 | 16:02
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