Giovani

Sinodo sui giovani. Baldisseri: Chiesa propone Gesù non ideologie

Accompagnare i giovani a riconoscere e ad accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza. E’ questo uno degli obiettivi del prossimo Sinodo dei Vescovi sul tema ›I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’ in programma nell’ottobre del 2018. Nel documento preparatorio si analizzano le dinamiche sociali e culturali in cui i giovani crescono e prendono le proprie decisioni, i processi fondamentali del processo di discernimento, gli snodi fondamentali della pastorale giovanile vocazionale. Una sorta di «mappa – come si legge nell’introduzione del documento – che intende favorire una ricerca i cui frutti saranno disponibili solo al termine del cammino sinodale». Federico Piana ne ha parlato con il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi:

R. – La metodologia è questa: prima di tutto presentare la situazione, diamo uno sguardo alla realtà, ascoltiamo i giovani non solo perché parlano loro, ma perché sono situazioni concrete nella società che li riguardano. In secondo luogo noi offriamo qualcosa di concreto: la figura che noi vogliamo presentare ai giovani, come Chiesa, e che poi è il centro di tutto, è Gesù stesso. La Chiesa, quindi, non presenta un’ideologia ma presenta una persona che è Cristo Gesù e tutto quello che noi conosciamo circa la fede e la proposta. Naturalmente questa centralità viene offerta affinché il giovane faccia la sua scelta; il giovane vive nella sua storia il momento più importante: decidere quello che deve essere il progetto della propria vita. E allora ecco perché la Chiesa si interessa e parla di discernimento vocazionale. Allora i punti sono tre: a tutti i giovani del mondo – non solo quelli credenti, ma anche quelli non credenti, quelli che professano un’altra confessione religiosa o altra religione … tutti i giovani del mondo – offriamo qualcosa, la Chiesa ha da dire loro qualcosa. Offre la fede, la persona di Gesù. Siccome parliamo ai giovani di una fascia che va dai 16 ai 29 anni, diciamo loro: «Guardate che per poter avere una vita veramente vissuta voi dovete fare delle scelte. Ecco, vi accompagniamo in questa grande scelta che voi fate». Ecco perché parliamo di vocazione intesa nel senso più ampio della parola; non è solo la vocazione del prete o della suora, no… anche quella, ma è la vocazione, prima di tutto, alla famiglia; poi ci sono tutte le altre: volontariato, mettersi a disposizione del servizio umanitario, missionario, nel campo della scienza … Credo che questo sia molto importante perché il giovane possa avere un punto di riferimento e noi come Chiesa vogliamo essere questo.

D. – Nel documento si fa l’analisi del mondo giovanile: le difficoltà che ci sono, la multiculturalità, le varie esperienze anche di sottomissione dei giovani in molte parti del mondo, soprattutto quelle più povere, e poi si arriva ad un punto: l’appartenenza e la partecipazione. Questo punto mi ha colpito molto perché dice: i giovani non si percepiscono come una categoria svantaggiata. È un gruppo sociale da proteggere e di conseguenza come destinatari passivi di programmi pastorali o di scelte politiche. Insomma, i giovani vogliono essere protagonisti anche del cambiamento …

R. – Coinvolgere i giovani veramente, perché spesso se ne parla come di persone fragili, magari con problemi. Dobbiamo tenere presente che i giovani sono il progetto del futuro e quindi anche del presente. Dobbiamo quindi riconoscerne l’importanza e renderli protagonisti non tanto come recettori, ma anche come attori della propria vita. E allora noi, adulti, non siamo lì per imporre alcune nostre idee: noi vogliamo accompagnarli e dire loro: «Guardate che la vita è un impegno, ma è anche una bellezza, è una gioia. Vogliamo che voi capiate questa gioia che noi indirizzeremo secondo la nostra esperienza, così, con tutta tranquillità, affinché possiate accettarla ed essere disponibili per costruire la vostra vita e il vostro futuro». Allora avremo successo.

D. – In questa chiave di lettura il Sinodo sicuramente ascolterà i giovani proprio per dare loro la possibilità di esprimersi e di condividere un po’ quello che sarà il loro futuro. C’è un passo, in questo documento che recita: «I vecchi approcci non funzionano più, l’esperienza trasmessa dalle generazioni precedenti diventa rapidamente obsoleta». Quindi, bisogna trovare anche forme diverse di coinvolgimento dei giovani, cosa che sicuramente il Sinodo farà…

R: – Certamente. Infatti noi parliamo di linguaggio prima di tutto, cioè di strumenti con i quali noi possiamo accompagnare i giovani. La prima cosa da considerare è il linguaggio, cioè la maniera attraverso la quale ci esprimiamo per essere capiti. I giovani sono così rapidi nell’evolversi che spesso le persone adulte non riescono a captare; magari sono solo lì per giudicare; ecco questi vecchi approcci noi li vogliamo in qualche modo modificare. Noi vogliamo mettere in moto un movimento nuovo che possa essere capito e possa essere anche seguito dai giovani di oggi.

D. – Eminenza, un’ultima domanda. Questo Sinodo va ad inserirsi tra l’Evangelii Gaudium e l’Esortazione apostolica post-sinodale, Amoris laetitia, dedicata alla famiglia … uno sviluppo di quanto fatto finora …

R. – È esatto. È proprio così. L’Amoris laetitia parla di giovani per 36 volte. Già lì possiamo trovare elementi e input per poter parlare e trattare di questo tema. È chiaro, la famiglia è alla base, ne abbiamo parlato per quasi tre anni. Ora i padri sinodali tratteranno il tema dei giovani. Le dico che tra coloro che sono stati consultati per la scelta del tema, una super maggioranza ha proposto quello sui giovani. Si sentiva proprio da parte di tutti la necessità di trattare questo tema che è una continuazione del tema della famiglia. Ecco perché lo troviamo nell’Amoris laetita e poi alla base di tutto il programma del Pontificato: l’Evangelii gaudium; lì troviamo tutte le tematiche. Questi due documenti sono fondamentali per poter comprendere anche quello che stiamo facendo: ora il documento preparatorio dà inizio a questo nuovo Sinodo; vedremo quello che succederà dopo, con il tempo, quando arriverà la data della celebrazione dell’Assemblea generale.

(Da Radio Vaticana)

17 Gennaio 2017 | 06:24
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