Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose.
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Sinodo 2018, Enzo Bianchi: «Dio è per loro parola ingombrante, la Chiesa a volte un ostacolo»

«Dio è per loro parola ingombrante, la Chiesa a volte un ostacolo alla fede, ma Gesù resta la vita». Lo ha detto Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose, intervenendo ieri al Sinodo dedicato ai giovani.

«Per la grande maggioranza dei giovani – si legge nel testo dell’intervento, diffuso oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede – Dio è una parola che cade nell’indifferenza, che è estranea alla loro esperienza, e per alcuni giovani appare addirittura una parola ›ambigua’, di cui avere diffidenza perché legata a fanatismo religioso, intolleranza, violenza«.

«Questo non significa che i giovani non abbiano sete di vita interiore e di spiritualità», ha precisato Bianchi, mettendo in guardia da un «teismo etico terapeutico, cioè un’affermazione nebulosa di Dio accompagnata da una vita etica che ha come scopo lo star bene con se stessi, il benessere individuale, esteriore e psichico».

Quello che, invece, si deve favorire per i giovani «non è l’incontro con una dottrina, tanto meno con una grande idea o con una morale, ma con una realtà viva che intrighi, che sia portatrice di senso e promessa di una vita piena».

«I giovani – la tesi del fondatore di Bose – cercano una vita sensata, una vita buona, bella e beata», anche se la loro ricerca appare spesso «confusa, a volte paralizzata da paure e inibizioni».

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Enzo Bianchi, fondatore della Comunità monastica di Bose.
11 Ottobre 2018 | 17:32
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