«Siamo la comunità della solitudine»

«I giovani sono sempre i giovani. I social media amplificano e i media cercano un perché. È logico che un albero che cade fa più rumore che tanti alberi che crescono. Ho visto anche tantissimi bravi giovani presi singolarmente ma che sicuramente vivono qualche disagio e che quando si trovano in quelle dinamiche di gruppo è che succedono fatti di violenza».

Cosi don Samuele Tamagni, sacerdote e vicepresidente della Fondazione Damiano Tamagni, che da 12 anni promuove progetti di prevenzione della violenza giovanile, nel ricordo di Damiano Tamagni. Il merito è il reportage de «il Quotidiano» del 23 luglio sul tema della violenza giovanile.

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«Oggigiorno c’è il problema che la società crea le dinamiche del disagio: precarietà, il lavoro, dove andare. E in quel disorientamento nasce la rabbia.

E la Chiesa?

«Io vedo che molte volte la Chiesa manca in questi momenti. E’ piuttosto vista come un distributore di sacramenti più che un punto di riferimento per costruire un equilibrio umano»

«Manca l’aspetto educativo, si demanda tutta la responsabilità alla scuola. Il problema è che viene a mancare la famiglia. Siamo la società dove si comunica di più perché qualsiasi cosa fai la pubblichi su Facebook o Instagram eppure c’è una grande grande solitudine nel cuore nelle persone che viene poi colmata dalle trasgressioni. Sia nei giovani e anche altre trasgressioni per gli adulti dipende un po’ dall’età. Si finisce sempre in queste vie di fuga delle dipendenze che sia il gioco, che siano le sostanze, che sia la pornografia. Fuggire dalla realtà per quello bisogna educare all’umano, e anche gli adulti hanno bisogno di essere educati a questo».

Quali sono le logiche che governano gli individui?

«La logica del consumismo, dell’illusione dell’avere, del volere tutto subito. Dell’apparire piuttosto nell’essere tutto questo troppo che rovina i giovani».

Come far comunicare le generazioni?

«E’ difficile trovare qual è l’anello di congiunzione, perché questi mondi sono sempre stati separati. Avere degli obiettivi comuni? Vivere la Fede insieme, in comunità. Far crescere nell’umanità la persona. Oggi è veramente spaventoso il male che c’è: la solitudine. Ti senti abbandonato a te stesso. E e per darti un senso di identità entri in un gruppo, baby gang?»

Siamo la società dove si comunica di più perché qualsiasi cosa fai la pubblichi su Facebook o Instagram eppure c’è una grande grande solitudine nel cuore nelle persone che viene poi colmata dalle trasgressioni.

24 Luglio 2020 | 17:00
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