Gianna Emanuela, figlia di Santa Gianna Beretta Molla, questo pomeriggio alla Facoltà di Teologia di Lugano.
Diocesi

Settimana intensiva di corsi alla Facoltà di Teologia di Lugano: la Bibbia, messaggio di libertà per le donne

Ultima intensa giornata di conferenze nell’ambito della Settimana intensiva di corsi alla Facoltà di Teologia di Lugano dedicata alle Donne nella Chiesa. Una proposta altamente attuale, se è vero che proprio ieri il Premio Ratzinger è stato attribuito, oltre che all’architetto ticinese Mario Botta, ad una donna teologa, Marianne Schlosser.

Nei giorni scorsi, relatori con esperienza internazionale hanno esposto le figure, mercoledì, di Santa Teresa di Liseux e Santa Teresa d’Avila, e, giovedì, di Gertrude La Grande e Maria Faustina Kowalska, lasciando nei partecipanti al convegno una sensazione molto netta: sono donne, queste, che hanno saputo rispondere in modo geniale alle esigenze spirituali del loro tempo, ne hanno percepito la tensione e l’hanno rimandata sottoforma di amore, ciascuna nella forma di vita scelta.

Nella mattinata di oggi, invece, Marinella Perroni ha affrontato la tematica dell’esegesi biblica femminista. Per scoprire, alla fine, come la Bibbia debba sempre essere, per una sua vocazione intrinseca, liberante e mai costringente: laddove la donna viene rinchiusa dai vincoli sociali, il messaggio evangelico – se letto correttamente – viene per liberarla e ridonarle spazio.

«La questione del legame che unisce le donne alla Bibbia fa parte di una tradizione attraversata da silenzi molto profondi e risvegli non del tutto disinteressati. Perché le donne cominciano ad essere questione viva ed importante anche all’interno degli studi biblici? Possiamo essere contente di questa importanza? Come valutarla? Perché oggi se ne parla, in che prospettiva, con quali finalità? È estremamente importante partire sempre da questo tipo di domande. Significa riconoscere che la ricerca sulle donne e delle donne in ambito biblico ormai può contare su una tradizione investigativa molto articolata e seria, ricca di istanze».

«L’esegesi femminista, in questo senso, ha fatto molto, consentendo di far emergere il fondamento storico della presenza delle donne nel Popolo di Israele. Questo vuol dire molto: significa pensare alle figure femminili non solo come a personaggi di fantasia, ma come realmente esistite. Le donne possono aver avuto un peso anche nella composizione dei libri biblici. È un dato su cui lavorare».

«L’esegesi femminile è stato, sin dall’inizio, uno spazio aperto che ha ridato volto e voce alle donne nella Bibbia. A seconda del soggetto che legge i testi, diventa possibile una loro lettura interessata o non interessata, e quindi una valorizzazione o meno della donna. Fino alla fine dell’Ottocento le donne erano marginalizzate nell’interpretazione del testo biblico. Ci è voluta, per cambiare le cose, l’esplosione culturale della soggettualità delle donne, per stabilire che la Bibbia restituita in precedenza era decurtata. Abbiamo quindi assistito alla nascita di un nuovo soggetto interpretativo, persone specifiche che progressivamente hanno acquisito lo strumentario necessario per entrare negli studi biblici con tutta la competenza indispensabile, fino al riconoscimento, nel 1993, da parte della Pontifica Commissione biblica dell’esegesi femminista come metodologia attuale e valida».

«Se si guarda alla Bibbia con gli occhi giusti, si noteranno dei fatti incisivi: le donne sono legate alla genesi della tradizione kerygmatica; sono presenti al momento di fondare nuove comunità; vi sono dichiarazioni esplicite sul loro protagonismo all’interno della missione; in più, esse godono anche di un protagonismo teologico, se pensiamo ai discorsi profondamenti teologici che Gesù rivolge loro, per esempio alla Samaritana. Eppure 50 anni dopo la stesura dei Vangeli, ritroviamo una Chiesa strutturata solo al maschile. La sfida, che oggi si pone, è capire il perché».

Nel pomeriggio, la figlia di Gianna Berretta Molla, Gianna Emanuela ha invece incantato l’uditorio raccontando con entusiasmo la santità quotidiana di sua mamma. «Santi si diventa passo per passo; la mamma ha sempre pregato moltissimo. Ora la sua devozione è diffusa mondialmente, non potete immaginare le testimonianze che ricevo! Soprattutto dalle donne che non riescono ad avere figli! Le tappe della sua vita sono scandite dalle molte lettere che lei e papà si sono scambiati, erano uniti da profonda stima reciproca e destinati a farsi santi vicendevolmente. L’amore vero? È più forte della morte. Per questo ogni mattina, quando mi sveglio, ringrazio Dio per averli fatto incontrare».

«Cosa mi ha insegnato mia madre per davvero? Che si nasce due volte, non basta essere concepiti, nasciamo anche quando nostra mamma ci permette di vedere la luce. Inoltre, dalla sua offerta, ho capito che la via giusta da seguire è quella della croce, l’unica via che ci permette di dare un senso completo e pieno alla nostra vita, preludio di una gioia ancora più profonda e radicata. Il Signore ci separa una volta dai nostri cari, alla morte, ma non una seconda».

Santa Gianna Beretta Molla era malata di un fibroma benigno all’utero. Nonostante ciò completò la gravidanza e morì in seguito a complicazioni.

La Settimana intensiva, tra cui questi significativi momenti, è stata resa possibile anche grazie alla preziosa collaborazione dell’Unione femminile cattolica ticinese, presente nel Cantone da quasi 100 anni, che vuole sollecitare le donne ticinesi ad intraprendere un cammino comune.

Gianna Emanuela, figlia di Santa Gianna Beretta Molla, questo pomeriggio alla Facoltà di Teologia di Lugano.
21 Settembre 2018 | 16:00
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