Chiesa

Saranno Beati i due francescani martiri in Guatemala

Uno era un sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, l’altro un laico del Terzo Ordine di San Francesco. Entrambi erano seguaci del Poverello d’Assisi di cui portavano la testimonianza di povertà e carità nei villaggi del Guatemala. E proprio nei pressi di uno di questi, Los Amates, nel dipartimento di Izabal, il 1° luglio 1981 furono uccisi barbaramente »in odium fidei».

 

Ora la Chiesa eleva padre Tullio Maruzzo Luis Obdulio Arroyo Navarro agli onori degli altari e li proclama Beati. Il Papa ha autorizzato questa mattina la promulgazione dei decreti riguardanti il loro martirio durante l’udienza al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, insieme al riconoscimento delle virtù eroiche di altri sette Servi di Dio.

 

Per la Chiesa del Guatemala il vicentino padre Tullio era santo già al momento della sua morte. Lo considerava tale pure uno degli assassini che lo crivellò di pallottole confessando un giorno, mentre era in preda ai fumi dell’alcool, di aver sentito dalle labbra del sacerdote agonizzante parole di perdono. Il corpo del religioso fu seppellito in chiesa, insieme a quello del giovane Luis, catechista che non si staccava mai da lui nonostante fosse consapevole del pericolo di stare accanto a questo «prete comunista», odiato dai latifondisti di cui denunciava l’appropriazione indebita delle terre dei poveri sulla base di documenti fasulli che questi non erano in grado di leggere perché analfabeti.

 

Proprio la lotta all’analfabetismo – scrive il sito Santi e Beati – era secondo padre Tullio, uomo dalle poche parole ma dalle azioni coraggiose, la chiave per il riscatto di quella fascia debole della popolazione. Perciò iniziò ad insegnare ai campesinos a leggere a scrivere in modo da renderli consapevoli dello sfruttamento di cui erano vittime. Con l’aiuto della Caritas locale Maruzzo distribuì ai più poveri generi di prima necessità, soprattutto garantì loro l’assistenza legale di cui necessitavano per far valere i loro diritti.

 

Un’azione di promozione umana lodata dalla gente ma odiata dai potenti che – appoggiati dalle forze militari – provarono a fermarlo minacciandolo, intimidendolo, infangandone la reputazione. Infine lo uccisero in un’imboscata mentre tornava, di sera, da un incontro di catechesi insieme a Luis Obdulio Arroyo. Per entrambi la diocesi guatemalteca ha aperto il processo di beatificazione, che si è concluso oggi con il decreto di Papa Francesco.

 

Gli altri decreti autorizzati oggi riguardano invece le virtù eroiche di: Donizetti Tavares de Lima, sacerdote brasiliano venerato già in vita per le sue doti taumaturgiche; Serafino Kaszuba, cappuccino ucraino perseguitato dalle autorità sovietiche dopo la Seconda guerra mondiale; Magín Morera y Feixas, prete catalano della Congregazione della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe; Francesco Paolo Gravina, laico e fondatore della Congregazione delle Suore della Carità di San Vincenzo.

 

Infine tre donne: la spagnola Maria Lorenza Requenses in Longo, fondatrice dell’Ospedale degli Incurabili e delle Monache Cappuccine di Napoli dove morì a metà del Cinquecento; Francesca dello Spirito Santo, al secolo Carolina Baron, fondatrice dell’Istituto del Terzo Ordine di San Francesco di Montpellier; Elisabetta Rosa Czack, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ancelle della Croce e, nel 1922, di un Istituto destinato all’accoglienza, all’assistenza e preparazione alla vita di chi come lei era non vedente.

Salvatore Cernuzio – VaticanInsider

11 Ottobre 2017 | 07:20
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