INTERVISTA ESCLUSIVA DI CATT.CH Santa Madre Teresa: una ticinese che l'ha conosciuta

di Stella N’Djoku

Francesca Bentoglio, domani sarà canonizzata Madre Teresa di Calcutta. Sappiamo che lei l’ha conosciuta: ci racconti il suo viaggio.

Siamo andati a Calcutta nell’estate del 1996, per  vivere un’esperienza di  due settimane di  volontariato nelle case di Madre Teresa.
Eravamo 19 giovani, avevamo preparato insieme il nostro viaggio stampando un libretto di preghiere e di canti. Insieme a me c’era Diego (che ho sposato nel 2008) e altri cari amici. Scesi dall’aereo mi ha subito colpito il caldo afoso e lo smog che copriva la città. L’aria era quasi irrespirabile e le frequenti piogge quotidiane rendevano difficili le nostre giornate.

Quando siamo arrivati alla casa Madre per registrarci e chiedere la tessera di volontario che ci permetteva di accedere alle varie case, ci avevano comunicato che Madre Teresa si era fatta male a un piede e che non sarebbe arrivata a Calcutta, ma il giorno dopo abbiamo visto davanti all’ingresso una carrozzina (vuota) e Madre Teresa era in cappella, seduta sul suo sgabello in fondo, con il piede bendato. Questo semplice esempio mostra la forza di questa Santa che, nonostante la sua fragilità fisica, non si è mai risparmiata e ha dato tutto.

Come si svolgevano le vostre giornate a Calcutta?

Sveglia alle 6.00 e alle 6.30 Santa Messa, poi ci recavamo a gruppetti nelle varie case a svolgere il volontariato. Io sono andata all’orfanotrofio SHISHU BAVAN e all’ospedale dei morenti PREN DAM. Arrivati svolgevamo semplici mansioni come pulire, vestire, dare da mangiare, cambiare i pannolini (che erano dei triangoli di stoffa difficili da affrancare)… oppure all’ospedale ci occupavamo del bucato (lavoro molto faticoso perché tutto svolto a mano: si bollivano le lenzuola in grandi pentoloni, si sciacquavano e si strizzavano a mano con forza e poi si saliva sul tetto dove si stendevano. Alle 10.00 c’era la pausa con il tè latte per tutti i volontari, in quell’occasione avevamo abbiamo incontrato persone dagli USA, dal Vietnam, dalla Francia che come noi, vivevano questa esperienza. Lavoravamo fino alle 13.00 (consegnando i pasti e incontrando i poveri)  poi avevamo il pomeriggio libero.  Alla sera verso le 17.30 andavamo alla casa Madre per pregare il rosario insieme alle suore.  Madre Teresa era sempre lì e ci invitava a prendere in mano un rosario prendendolo da un cestino vicino all’entrata. Finita la Messa ci organizzavamo per la cena (non era facile mangiare bene a Calcutta e tutti, chi prima, chi dopo siamo stati un po’ male di stomaco) e dopo un momento di incontro e di canti, facevamo la doccia con il sapone disinfettante e  andavamo a letto sfiniti. In camera c’erano dei ventilatori appesi sul soffitto che tentavano di rinfrescare l’aria che rimaneva calda e afosa anche durante la notte.

Il giovedì avevamo la giornata libera e noi abbiamo potuto  celebrare la S. Messa nella cappella della casa alla presenza di  Madre Teresa che, finita la celebrazione, ci ha incontrato raccontandoci la sua chiamata a servire i poveri.  Mi ricorderò sempre di lei che affermava come la sua vocazione sia scritta nelle 5 dita della mia mano e riprendendo le parole del Vangelo di Matteo mostrava la sua grande mano dito per dito dicendo: ” you – did – it- for- Me»….(lo avete fatto a Me). All’origine di ogni gesto c’è quindi l’amore per Gesù, è per Lui che puliamo, è Lui che serviamo nel volto dei più poveri.

Che ricordo ha di Madre Teresa?

Madre Teresa era piccola di statura (anche io sono alta solo 1,5 m), ma aveva una forza interiore che la rendevano unica. Era fisicamente fragile, un po’ curva, aveva i piedi grandi tutti storti. Era autorevole senza essere autoritaria. Era umile, sorridente, ascoltava tutti, ma sapeva anche farsi ascoltare. Stringeva le mani dicendo: «God Bless you» (che Dio ti benedica) senza fare distinzioni tra ricchi e poveri, tra governanti o semplici operai. Incontrando Madre Teresa mi sono sentita accolta e abbracciata nella mia umanità. Il suo sguardo era attento e andava dritto al cuore.

L’ha aiutata nella sua esperienza di vita, di fede, di insegnante, moglie e mamma, l’esempio di questa donna?

L’esempio di Madre Teresa mi ha insegnato che il cammino alla santità passa attraverso gesti quotidiani. Lei lavava, dava da mangiare, curava i piccoli… gesti semplici compiuti con un grande amore.

Cosa vorrebbe si ricordasse, ora, di questa Santa?

In questo tempo in cui siamo sollecitati dalla situazione internazionale ad accogliere i rifugiati, vorrei che si ricordasse la sua grande capacità di accoglienza. Lei, che ha scelto di vivere in un paese lontano, diverso dal suo, e che ha dedicato la vita a servire i più bisognosi, ci aiuti ad aprire le nostre mani e i nostri cuori ad accogliere quei poveri che cercano rifugio nel nostro paese.

3 Settembre 2016 | 06:00
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