San Lorenzo, il diacono coraggioso che ci invita a scrutare il Cielo

Originario di Uesca (Osca), in Aragona, alle falde dei Pirenei, completò gli studi umanistici a Saragozza, dove ebbe quale docente anche il futuro papa Sisto II. Trasferitosi a Roma, ricevette il compito, quale arcidiacono, di distribuire ai poveri le collette dei cristiani. Venne arrestato nel 258, unitamente a papa Sisto II, durante la crudele persecuzione contro i cristiani ordinata dall’imperatore Valeriano, che gli comandò di consegnare i tesori della Chiesa. Lorenzo allora, chiamati a sé alcuni poveri, rispose con fermezza e serenità: «Eccoli i nostri tesori, che non diminuiscono mai e fruttano sempre e li puoi trovare dappertutto». Secondo la tradizione subì il martirio il 10 agosto 258 su una graticola. In una lettera del contemporaneo San Cipriano di Cartagine, si legge che papa Sisto fu decapitato il 6 agosto 258, durante la fase più acuta della persecuzione. La data del 10 agosto 258 per il martirio di Lorenzo appare quindi attendibile. «Lorenzo – scrisse il vescovo di Milano Ambrogio – illuminò il mondo con la luce da cui fu egli stesso avvolto e riscaldò d’amore i cuori dei fedeli con le fiamme fra cui consumò il suo martirio».Un secolo dopo veniva venerato nella Basilica detta di San Lorenzo fuori le Mura, sorta sul luogo della sua sepoltura. Papa Damaso I, che guidò la Chiesa dall’ottobre 366 al dicembre 384, conquistato dalle virtù di questo martire, gli eresse una seconda chiesa sulle rovine del teatro di Pompeo, facendo una prima eccezione. Infatti nessun martire, prima di Lorenzo, aveva avuto una chiesa in un luogo diverso da quello in cui aveva subito il martirio. Altre chiese sarebbero state dedicate a questo giovane divenuto ben presto popolare, come testimoniano anche le opere d’arte a lui ispirate, dove è sovente rappresentato con accanto la graticola oppure la borsa dei denari, ricordando rispettivamente il suo martirio e il suo compito di distribuire ai poveri quanto i cristiani raccoglievano per i fratelli indigenti. In Ticino lungo gli anni gli hanno dedicato le rispettive chiese parrocchiali, scegliendolo quale patrono, le Comunità di Breno, Gudo, Isone, Ligornetto, Lodano, Losone, Muggio, Rossura e Sobrio. In suo onore sono sorti oratori e altre chiese come a Camedo (Borgnone) e a Claro, ma sopratutto gli è dedicata la cattedrale di Lugano, così chiamata perché sede della cattedra del vescovo. La graticola, simbolo di San Lorenzo, figura ufficialmente su stemmi e documenti dei vescovi di Lugano e della nostra diocesi. La notte di San Lorenzo ricorda il tipico fenomeno estivo delle stelle cadenti. In passato la credenza popolare le ricollegava alle scintille del fuoco ardente sotto la graticola di San Lorenzo, che ricomparivano dopo essersi levate al cielo durante il martirio. Un’altra tradizione vi intravvedeva invece le lacrime versate da San Lorenzo per i peccati degli uomini. «La notte di San Lorenzo» è il titolo del celebre film dei fratelli Taviani, (1982), riferito a un evento tragico della campagna toscana nell’agosto del 1944. San Lorenzo compare pure nella poesia «10 Agosto » di Giovanni Pascoli («San Lorenzo, io lo so perché tanto/ di stelle per l’aria tranquilla/ arde e cade, perché si gran pianto/ nel concavo cielo sfavilla »), in cui il poeta di San Mauro di Romagna ricorda il padre, ucciso mentre rientrava a casa sul calesse trainato dalla sua «cavallina storna».

(GB)

10 Agosto 2020 | 10:15
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!