A Roma la conferenza internazionale «Watershed». Acqua e dignità

«Non si può considerare l’acqua come una merce di scambio. L’acqua è un diritto»: parlando mercoledì 22 marzo al convegno internazionale organizzato all’Augustinianum di Roma dal Pontificio consiglio della cultura in occasione della giornata mondiale dell’acqua, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson ha evidenziato la grande sfida che coinvolge l’intera comunità umana e che vede messa in pericolo «la dignità delle persone e il perseguimento del bene comune».

La conferenza — «Watershed: Replenishing the Water Values for a Thirsty World» — ha fatto seguito all’incontro avuto in mattinata con Papa Francesco, il quale, durante l’udienza generale, ha incoraggiato a sensibilizzare il mondo sulla «necessità di tutelare l’acqua come bene di tutti».

L’acqua — ha rimarcato il prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale — «è un bene comune»: dunque «appartiene a tutti, in quanto risorsa della natura» e non può essere monetizzata. «Come si può dire a qualcuno che non può avere accesso all’acqua perché non può pagare?» si è chiesto il porporato.

Eppure l’accesso alle risorse idriche potabili presenti sul pianeta non è uguale per tutti e, secondo gli ultimi dati forniti dalla Fao, oltre seicento milioni di persone non ne hanno l’opportunità. Oltretutto, le previsioni per il prossimo futuro non lasciano intravedere orizzonti migliori: si calcola che nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi e ciò a fronte di cambiamenti climatici che stanno portando a drastiche diminuzioni delle piogge tropicali. Il rischio è quello paventato da Papa Francesco: che, cioè, si vada verso «una grande guerra mondiale per l’acqua». Nel suo intervento il cardinale Turkson ha espresso preoccupazione proprio per il fatto che l’accesso all’acqua diventa sempre più un motivo di «tensioni» e «strumento di guerra». Timore condiviso anche dall’arcivescovo Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, che ha invitato i presenti a riconoscere come siamo di fronte «a un potenziale enorme conflitto nell’umanità», ma anche a «un’opportunità per collaborare insieme, per cercare di rafforzare i rapporti tra i Paesi».

In questo senso Silvia Zimmermann del Castillo, fondatrice del capitolo argentino del Club of Roma (organizzatore della conferenze insieme al Pontificio consiglio della cultura), ha illustrato «l’obiettivo di lavorare a un piano quinquennale sul futuro dell’acqua che riunisca politici, filosofi, religiosi, poeti e artisti». Occorre, infatti, anzitutto consapevolezza, collaborazione e condivisione a molteplici livelli, con il coinvolgimento non solo dei governanti e delle istituzioni nazionali e sovranazionali, ma anche delle varie religioni. Perciò, ha sottolineato Zimmermann, è stato importante che alla conferenza abbiano partecipato rappresentanti di varie espressioni religiose, considerando anche che una delle finalità degli organizzatori è quella di creare varie «reti multidisciplinari di collaborazione a lungo termine».

Del resto, ha detto il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano organizzatore, «l’acqua è indubbiamente uno dei simboli archetipi dell’umanità», simbolo in tutte le religioni di «catarsi e purificazione» ma anche di «fecondità e vita nuova».

(Osservatore Romano)

24 Marzo 2017 | 12:52
Tempo di lettura: ca. 2 min.
vaticano (186)
Condividere questo articolo!