Ratzinger, «teologo amato dai giovani» / GdP

Dalle condizioni di salute, alle ragioni della sua scelta: in occasione dei 90 anni che il Papa emerito Joseph Ratzinger compie oggi, giorno di Pasqua, l’ex direttore della Sala Stampa vaticana «svela» il Pontefice tedesco.

Lombardi, prima di tutto quali sono le ultime notizie sulle condizioni di salute di Benedetto XVI, giunto ai novant’anni?

Per quello che mi consta, la sua salute è quella di una persona sana, ma naturalmente di 90 anni. È comprensibile che a quell’età si accrescano i segni dell’anzianità e della fragilità. Posso però testimoniare che Benedetto XVI è in condizioni mentali e spirituali eccellenti, con una lucidità di conversazione e di memoria del tutto rimarchevoli. Parlare con lui è sempre piacevolissimo, la sua attenzione sempre vigile come la sua presenza intellettuale, la sua gentilezza di tratto persiste. I suoi interlocutori restano stupefatti per la sua forma mentale. È evidente che non si deve abusare delle sue forze e gli incontri durano una mezz’ora, pur intensa.

Durante la giornata che cosa fa il Papa emerito?

Di sicuro prega molto. E dedica anche molto tempo alla corrispondenza, a rispondere con molta accuratezza alle lettere che continua a ricevere. Vive con quella che lui ha sempre chiamato un po’ la sua famiglia. Con mons. Georg Gänswein, il fedelissimo suo segretario personale e trait d’union con papa Francesco, essendo anche prefetto della Casa Pontificia. Restano sempre con lui anche le Memores Domini, con lui da molti anni. Trovo che questa fedeltà sia molto significativa e anche molto bella. Fino a quest’inverno anche il fratello maggiore Georg, novantatreenne e dunque anch’esso anziano, è sempre venuto per Natale, per Pasqua, per l’estate.

Quando Lei incontra Joseph Ratzinger, presumo parliate della Fondazione omonima che Lei presiede… e anche di attualità ecclesiale?

No, di attualità ecclesiale o mondiale non abbiamo mai parlato e nemmeno lui me lo ha chiesto. Sono andato da lui per le attività della Fondazione Ratzinger e gli ho presentato gli ultimi due vincitori del Premio annuale, il noto teologo Inos Biffi e il teologo ortodosso Ioannis Kourempeles. Benedetto XVI vive oggi certamente la situazione della Chiesa e del mondo, ma a un livello di contemplazione spirituale, di preghiera. Ho accompagnato da lui anche il precedente Generale dei gesuiti, Padre Nicolas, che desiderava salutarlo prima di partire da Roma.

Domenica 24 febbraio 2013, in occasione dell’ultimo, indimenticabile Angelus davanti a una grande folla commossa, Benedetto XVI aveva detto tra l’altro: «In questo momento della mia vita, il Signore mi chiama a salire sul monte, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione…». Proposito mantenuto?

Direi proprio di sì. La sua vita attuale è una vita di ritiro, di raccoglimento, di preghiera intensa. Certo è un essere umano e non passa 24 ore in preghiera, ha bisogno anche dell’incontro con altre persone. Però la dimensione sociale è immersa anch’essa in un’atmosfera di meditazione, di preparazione all’incontro finale con Dio. L’infanzia e la giovinezza sono caratterizzate dalla voglia di crescere, di incontro con la realtà del mondo. Il tempo dell’anzianità invece è quello del progressivo indebolimento fisico, delle limitazioni di spostamento e dunque è un tempo in cui, per chi ha fede, predomina lo spazio dato alla spiritualità. Di tale aspetto Joseph Ratzinger ha parlato ampiamente nelle sue «Ultime conversazioni», il libro autobiografico uscito nel settembre dell’anno scorso: conversazioni avute con il giornalista Peter Seewald, che già l’aveva intervistato due volte da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e una volta da Papa. Sono conversazioni in parte precedenti la rinuncia, in parte successive.

Nel libro è ben evidenziato nelle sue caratteristiche spirituali il periodo vissuto nel monastero «Mater Ecclesiae» , nei Giardini vaticani, dopo la rinuncia del febbraio 2013…

Per me è fondamentale nel libro la riflessione sull’esperienza spirituale vissuta dal 2013 dentro il «Mater Ecclesiae»: emergono la preparazione seria e anche serena all’incontro con Dio, la vita vissuta nella fede e nella contemplazione del Mistero. Non dobbiamo dimenticare un’opera che ritengo importantissima per capire vita e pontificato di Joseph Ratzinger, anche se non ha le caratteristiche di un atto magisteriale: la sua trilogia su Gesù. È un’opera che è parte integrante del suo essere stato pastore e guida della Chiesa universale, testimoniando la ricchezza e la profondità del suo rapporto con Cristo. La continuità della riflessione su Gesù e il senso delle domande ultime, quelle fondamentali, sulla vita eterna sono due temi che hanno permeato la vita intera di Joseph Ratzinger: temi che oggi vive con intensità particolare, giunti come sono al loro compimento.

Leggi tutto sul GdP

16 Aprile 2017 | 18:11
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!

En relation