Ratzinger: sono riuscito a sciogliere la «lobby gay» in Vaticano

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO
Il libro deve ancora uscire ma fa già discutere. S’intitola «Ultime conversazioni», è un’intervista condotta dal giornalista tedesco Peter Seewald, che già aveva al suo attivo tre libri tratti da conversazioni con Joseph Ratzinger, due da cardinale e una da Papa. Sarà pubblicato nel settembre 2016, in Italia dall’editore Garzanti. Ad anticiparne i contenuti è il vaticanista di lungo corso Luigi Accattoli, sul Corriere della Sera, che lo allegherà al giornale in edicola.

Tra i tanti contenuti del nuovo libro c’è un passaggio nel quale Benedetto XVI «ammette di aver saputo della presenza di una «lobby gay» in Vaticano, composta da quattro/cinque persone, e afferma di esser riuscito a sciogliere quel gruppo di potere. Informazione questa – commenta Accattoli – che non si era mai avuta».

Nel libro il Papa emerito respinge la critica di chi lo ha considerato troppo «accademico» e concentrato su studio e scrittura e rifiuta di essere considerato un «restauratore» in ambito liturgico. Parla dei suoi tentativi di riformare lo Ior e della piaga della pedofilia, sottolineando le difficoltà che un Papa incontra quando cerca di intervenire sulla «sporcizia nella Chiesa». Racconta di come ha preparato in gran segreto la rinuncia e ammette di aver appreso «con sorpresa» il nome del suo successore: aveva pensato a dei nomi, «ma non a lui». Parla della «gioia» di vedere come il nuovo Papa pregava e comunicava con la folla e descrive la figura umana e papale di Francesco, accennando sia a ciò che lo accomuna a lui, sia a ciò che lo differenzia.

Dell’esistenza di una rete gay in Vaticano si era parlato al tempo del primo Vatileaks: secondo alcune indiscrezioni un intero capitolo della «relatio», le conclusioni dell’indagine interna affidata ai cardinali curiali Julian Herranz, Salvatore De Giorgi e Jozef Tomko, sarebbe stata dedicata a questo presunto gruppo di potere.

Nel giugno 2013 Papa Francesco aveva fatto un cenno su questo parlando ai vertici della Confederazione latinoamericana dei religiosi (Clar). Il colloquio era avvenuto a porte chiuse e non doveva essere pubblicato, ma una trascrizione sommaria venne resa nota dal sito web cileno «Reflexion y Liberacion».

Alcune settimane dopo, sul volo da Rio de Janeiro a Roma, nel luglio 2013, nella prima conferenza stampa sull’aereo Francesco rispose a una domanda su questo: «Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con «gay». Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo, ma dice: «non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società». Il problema non è avere questa tendenza, no. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me».

3 Luglio 2016 | 08:04
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