udienza

Quando tutto sembra finito, quando, di fronte a tante realtà negative, la fede...

(a cura Redazione «Il sismografo»)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Ci stiamo avvicinando al Natale, e il profeta Isaia ancora una volta ci aiuta ad aprirci alla speranza accogliendo la Buona Notizia della venuta della salvezza.
Il capitolo 52 di Isaia inizia con l’invito rivolto a Gerusalemme perché si svegli, si scuota di dosso polvere e catene e indossi le vesti più belle, perché il Signore è venuto a liberare il suo popolo (vv. 1-3). E aggiunge: «Il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: Eccomi!» (v. 6).
A questo «eccomi» detto da Dio, che riassume tutta la sua volontà di salvezza di avvicinarsi a noi, risponde il canto di gioia di Gerusalemme, secondo l’invito del profeta. È un momento storico molto importante, è la fine dell’esilio di Babilonia, è la possibilità per Israele di ritrovare Dio e, nella fede, nella fede, di ritrovare se stesso. Il Signore si fa vicino, e il «piccolo resto», cioè il piccolo popolo che è rimasto, che in esilio ha resistito nella fede, che ha attraversato la crisi e ha continuato a credere e a sperare anche in mezzo al buio, quel «piccolo resto» potrà vedere le meraviglie di Dio.
A questo punto il profeta inserisce un canto di esultanza:
«Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
[…] Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
(devono cantare perché c’è la ricostruzione!)
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio» (Is 52,7.9-10).Queste parole di Isaia, su cui vogliamo soffermarci, fanno riferimento al miracolo della pace, e lo fanno in un modo molto particolare, ponendo lo sguardo non sul messaggero ma sui suoi piedi che corrono veloci: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero…».
Sembra lo sposo del Cantico dei Cantici che corre dalla sua amata: «Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline» (Ct 2,8). Così anche il messaggero di pace corre, portando il lieto annuncio di liberazione, di salvezza, e proclamando che Dio regna.
Dio non ha abbandonato il suo popolo e non si è lasciato sconfiggere dal male, perché Egli è fedele, e la sua grazia è più grande del peccato. Questo dobbiamo impararlo perché noi siamo testardi e nno impariamo questo, vi chiedo chi è più grande «Dio o il peccato?» (la folla risponde gridando Dio). «Con che arma vince Dio il peccato?» (la folla risponde gridando l’amore! Questo vuol dire che «Dio regna»; sono queste le parole della fede in un Signore la cui potenza si china sull’umanità per offrire misericordia e liberare l’uomo da ciò che sfigura in lui l’immagine bella di Dio. Perché quando siamo nel peccato l’immagine di Dio è sfigurata. E il compimento di tanto amore sarà proprio il Regno instaurato da Gesù, quel Regno di perdono e di pace che noi celebriamo con il Natale e che si realizza definitivamente nella Pasqua. La gioia più bella del Natale è quella gioia di pace, il Signore ha cancellato i miei peccati, è venuto a salvarmi, è questa la gioia del Natale.
Sono questi, fratelli e sorelle, i motivi della nostra speranza. Quando tutto sembra finito, quando, di fronte a tante realtà negative, la fede si fa faticosa e viene la tentazione di dire che niente più ha senso, ecco invece la bella notizia portata da quei piedi veloci: Dio sta venendo a realizzare qualcosa di nuovo, a instaurare un regno di pace; Dio ha «snudato il suo braccio» e viene a portare libertà e consolazione. Il male non trionferà per sempre, c’è una fine al dolore. La disperazione è vinta, perché Dio è tra noi.
E anche noi siamo sollecitati a svegliarci, come Gerusalemme, secondo l’invito che le rivolge il profeta; siamo chiamati a diventare uomini e donne di speranza, collaborando alla venuta di questo Regno fatto di luce e destinato a tutti. Uomini e donne di speranza, quanto è brutto però quando troviamo un cristiano senza speranza, che non è più capace di sperare in qualcosa, ma Dio abbatte questi muri e ridona la speranza. Il messaggio della Buona Notizia che ci è affidato è urgente, dobbiamo anche noi correre come il messaggero sui monti, perché il mondo non può aspettare, l’umanità ha fame e sete di giustizia, di verità, di pace.
E vedendo il piccolo Bambino di Betlemme, i piccoli del mondo sapranno che la promessa si è compiuta, il messaggio si è realizzato. In un bimbo appena nato, bisognoso di tutto, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, è racchiusa tutta la potenza del Dio che salva. Bisogna aprire il cuore, Natale è un giorno per aprire il cuore, a tanta piccolezza e a tanta meraviglia. È la meraviglia di Natale, a cui ci stiamo preparando, con speranza, in questo tempo di Avvento. È la sorpresa di un Dio bambino, di un Dio povero, di un Dio debole, di un Dio che abbandona la sua grandezza per farsi vicino a ognuno di noi.
Grazie!

fonte: http://ilsismografo.blogspot.ch/2016/12/vaticano-ludienza-generale-di-papa_14.html

14 Dicembre 2016 | 11:01
Tempo di lettura: ca. 3 min.
udienza (248)
Condividere questo articolo!