Il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Parolin.
Commento

Parolin: popoli non si chiudano, la solidarietà è l'alternativa al terrore

Contro le minacce alla pace e alla sicurezza, oggi più che mai non serve chiudersi nei propri interessi, ma «fare della solidarietà tra le persone e i popoli l’alternativa alle armi, alla violenza, al terrore»: è quanto ha detto il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in viaggio in Madagascar in occasione delle celebrazioni per i 50 anni dei rapporti diplomatici tra la Santa Sede e il Paese insulare al largo della costa orientale dell’Africa.

Si tratta – ha detto il porporato – di promuovere l’incontro e il dialogo tra uomini e donne appartenenti a gruppi etnici, culture e religioni differenti. E’ in questa diversità che il futuro di una nazione, come il Madagascar, deve trovare ispirazione. Occorre «unire idee diverse, opposte opinioni politiche, visioni religiose e persino ideologie differenti» per servire la causa dell’uomo, la pace, la giustizia.

«Si tratta di un percorso difficile e incerto nei suoi risultati» – ha sottolineato – ma come il Papa ha detto al Corpo diplomatico il 9 gennaio scorso «la pace si conquista con la solidarietà» e non rifugiandosi «nelle piccole nicchie di interesse, nelle chiusure individualistiche e nel nazionalismo più o meno mascherato, che colora ormai il paesaggio di un mondo post-globale. Se, in relazione alla globalizzazione, era importante non essere esclusi – ha proseguito – nella realtà post-globale in cui siamo immersi, la prima idea è quella di proteggersi, di chiudersi in rapporto a ciò che ci circonda in quanto percepito come fonte di pericolo o di contaminazione di idee, culture, visioni religiose, di processi economici». E così «l’unità di intenti e il desiderio di cooperare lascia il posto» a «una crescente frammentazione con tutti i rischi previsti e prevedibili».

«Il metodo più sicuro per costruire un avvenire migliore – ha osservato – consiste nel ristabilire la dignità di quelli che soffrono». Cita quindi il discorso del Papa al Congresso degli Stati Uniti, il 24 settembre 2015: «Essere al servizio del dialogo e della pace significa anche essere veramente determinati a ridurre e, nel lungo termine, a porre fine ai molti conflitti armati in tutto il mondo. Qui dobbiamo chiederci: perché armi mortali sono vendute a coloro che pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società? Purtroppo, la risposta, come tutti sappiamo, è semplicemente per denaro: denaro che è intriso di sangue, spesso del sangue innocente. Davanti a questo vergognoso e colpevole silenzio, è nostro dovere affrontare il problema e fermare il commercio di armi».

Le frontiere, dunque, non si chiudono sempre, ma sono ben aperte quando si tratta di guadagnare: «In questo momento di crisi – precisa il segretario di Stato – non è sufficiente essere solidali e saper condividere, ma è necessario agire con giustizia per quanto riguarda i Paesi» più poveri. Infatti, «l’uso delle risorse naturali e il loro sfruttamento non si è mai fermato davanti alle frontiere di uno Stato o all’identità di un popolo»: così «gran parte della popolazione mondiale paga quotidianamente» le conseguenze di «povertà, sottosviluppo, sfruttamento».

E’ necessario – afferma il cardinale Parolin – reagire con una visione che pone prima di ogni interesse la causa dell’uomo, perché nessuno sia costretto a vivere – e qui cita ancora Papa Francesco – senza «il senso di appartenenza a una famiglia, a un popolo, a una terra, al nostro Dio. Quella orfanezza che trova spazio nel cuore narcisista che sa guardare solo a sé stesso e ai propri interessi e che cresce quando dimentichiamo che la vita è stata un dono, che l’abbiamo ricevuta da altri, e che siamo invitati a condividerla in questa casa comune». (Omelia 1 gennaio 2017)

Il card. Parolin conclude con un ultimo pensiero del Papa: «Non si può dare la pace senza l’umiltà. Dove c’è la superbia, c’è sempre la guerra, sempre la voglia di vincere sull’altro, di credersi superiore. Senza umiltà non c’è pace e senza pace non c’è unità». (Omelia a Santa Marta, 21 ottobre 2016). (A cura di Sergio Centofanti)

(Da Radio Vaticana)

Il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Parolin.
1 Febbraio 2017 | 15:50
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