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Il Papa: stop alla pensione automatica per nunzi e vescovi curiali

La Quaresima ha portato una sorpresa per i nunzi apostolici, i vescovi della Curia romana non cardinali e i prelati segretari: al compimento del 75° anno d’età non decadranno più automaticamente dal loro incarico come avveniva fino ad oggi. La loro situazione sarà dunque s imile a quella dei vescovi residenziali e dei cardinali capi dicastero vaticani: saranno cioè tenuti a presentare la rinuncia all’età canonica prevista, ma il Papa, se lo riterrà opportuno, avrà la possibilità di prolungarli nel loro servizio.

 

La fine dell’automatismo è sancita da un motu proprio di Francesco, pubblicato oggi, intitolato «Imparare a congedarsi» e datato 12 febbraio 2018. I nunzi apostolici – gli «ambasciatori» papali che rappresentano la Santa Sede presso i governi dei vari Paesi del mondo, ma sono anche incaricati di interloquire con gli episcopati e raccogliere le informazioni per le «provviste» delle Chiese (nulla a che vedere con le scorte alimentari, il termine tecnico indica l’iter per arrivare alla nomina dei nuovi vescovi) – fino ad ora allo scoccare dei 75 anni venivano automaticamente pensionati.

 

La regola del raggiunto limite d’età, introdotta per tutti i vescovi dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nel loro caso prevedeva infatti un’applicazione automatica, con rare possibilità discrezionali. Lo stesso valeva per i prelati curiali non cardinali, come i vescovi capi dicastero e i segretari delle congregazioni vaticane: anche per loro lo scoccare dell’età portava alla fine del mandato.

 

Al contrario, per i capi dicastero cardinali, come pure per tutti i vescovi residenziali delle diocesi del mondo, la rinuncia da presentare al raggiungimento dell’età canonica non ha mai significato l’immediata cessazione dall’incarico. Nel Codice di diritto canonico (401) si legge: «Il vescovo diocesano che abbia compiuto i settantacinque anni di età è invitato a presentare la rinuncia all’ufficio al Sommo Pontefice, il quale provvederà, dopo aver valutato tutte le circostanze».

 

Il Papa, a sua discrezione, può decidere di prolungarli per uno, due o anche cinque anni, com’è accaduto e come accade: ha ottenuto un prolungamento per cinque anni come arcivescovo di Perugia l’attuale presidente della CEI, il cardinale Gualtiero Bassetti, nominato alla guida dell’episcopato italiano ormai 75enne. La discrezionalità si applica anche per i cardinali capi dicastero, come previsto dal secondo paragrafo dell’articolo 5 della costituzione apostolica «Pastor Bonus», promulgata da Giovanni Paolo II nel giugno 1988: «Compiuto il settantacinquesimo anno di età, i cardinali preposti sono pregati di presentare le loro dimissioni al romano Pontefice, il quale, ponderata ogni cosa, procederà». E ci sono attualmente due cardinali capi di dicasteri curiali che stanno per compiere ottant’anni ancora in servizio: il Prefetto delle cause dei santi Angelo Amato e il presidente dei testi legislativi Francesco Coccopalmerio.

 

Questa discrezionalità non era però mai stata prevista per i capi dicastero non cardinali, per i segretari dei dicasteri e per i nunzi apostolici (equiparati ai primi per volere di Paolo VI con il motu proprio «Sollicitudo omnium Ecclesiarum» del 1969). Il già citato articolo della «Pastor Bonus» infatti continuava: «Gli altri capi di dicastero, così come i segretari, compiuto il settantacinquesimo anno di età, decadono dal loro incarico». Decadono e basta, automaticamente. D’ora in avanti, in forza del nuovo motu proprio, anche per i nunzi apostolici, per i capi dicastero non cardinali e per i prelati segretari si applicherà quanto previsto per cardinali e vescovi diocesani.

 

Che cosa ha spinto Papa Francesco a compiere questo passo? L’innalzamento generale dell’età e la delicatezza di certe situazioni diplomatiche, hanno consigliato la svolta, così che il Papa possa decidere in certi casi, a seconda delle necessità, di prorogare il nunzio apostolico nel suo incarico. Lo stesso potrà avvenire con i capi dicastero non cardinali e i loro segretari.

 

Spiega il Papa nella motivazione del motu proprio: «»Imparare a congedarsi», è quello che ho chiesto, commentando una lettura degli Atti degli Apostoli, in una preghiera per i Pastori». Era nella Messa mattutina a Casa Santa Marta del 30 maggio 2017. La conclusione «di un ufficio ecclesiale deve essere considerata parte integrante del servizio stesso in quanto richiede una nuova forma di disponibilità». Questo atteggiamento interiore è necessario «sia quando, per ragioni di età, ci si deve preparare a lasciare il proprio incarico, sia quando venga chiesto di continuare quel servizio per un periodo più lungo, pur essendo stata raggiunta l’età di settantacinque anni». Chi si prepara a presentare la rinuncia ha bisogno di prepararsi «adeguatamente davanti a Dio, spogliandosi dei desideri di potere e della pretesa di essere indispensabile. Questo permetterà di attraversare con pace e fiducia tale momento, che altrimenti potrebbe essere doloroso e conflittuale». Allo stesso tempo, chi assume «nella verità questa necessità di congedarsi, deve discernere nella preghiera come vivere la tappa che sta per iniziare, elaborando un nuovo progetto di vita, segnato per quanto è possibile da austerità, umiltà, preghiera di intercessione, tempo dedicato alla lettura e disponibilità a fornire semplici servizi pastorali».

 

D’altra parte, se eccezionalmente viene chiesto di continuare il servizio per un periodo più lungo, ciò implica «abbandonare, con generosità, il proprio nuovo progetto personale. Questa situazione, però, non dev’essere considerata un privilegio, o un trionfo personale, o un favore dovuto a presunti obblighi derivati dall’amicizia o dalla vicinanza, né come gratitudine per l’efficacia dei servizi forniti». Ogni eventuale proroga «si può comprendere solo – precisa il Pontefice nel Documento – per taluni motivi sempre legati al bene comune ecclesiale».

 

Questa decisione pontificia non è un atto «automatico ma un atto di governo; di conseguenza implica la virtù della prudenza che aiuterà, attraverso un adeguato discernimento, a prendere la decisione appropriata».

 

Francesco cita «solo come esempio alcune delle possibili ragioni: l’importanza di completare adeguatamente un progetto molto proficuo per la Chiesa; la convenienza di assicurare la continuità di opere importanti; alcune difficoltà legate alla composizione del Dicastero in un periodo di transizione; l’importanza del contributo che tale persona può apportare all’applicazione di direttive recentemente emesse dalla Santa Sede oppure alla recezione di nuovi orientamenti magisteriali».

Andrea Tornielli – VaticanInsider

Il Sinodo
16 Febbraio 2018 | 18:00
Tempo di lettura: ca. 4 min.
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