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Il Papa spiega l’eucaristia: «Dio ci chiede poco e ci dà molto»

«Ci chiede poco il Signore, e ci dà tanto». Nel corso dell’udienza generale, Papa Francesco spiega la liturgia eucaristica e sottolinea che Dio «nella vita ordinaria ci chiede buona volontà, cuore aperto, voglia di essere migliori», e per «darsi se stesso nell’eucaristia» chiede ai fedeli le offerte simboliche del pane e del vino «che poi diventeranno il corpo e il sangue». Dopo la catechesi Francesco ha pregato per la Siria e il Medio Oriente, una «terra martoriata», ha detto ai fedeli di lingua araba, dove vogliono cacciare i cristiani.

 

Nel freddo che ha investito Roma in questi giorni, l’udienza del mercoledì oggi si è svolta «in due posti diversi», ha esordito Jorge Mario Bergoglio, «noi qui nell’Aula Paolo VI e un altro gruppo in basilica, perché eravate tanti e non si poteva fare in piazza perché sembra che fa un po’ di freddo, meglio farlo qui dentro». Il gruppo di fedeli a San Pietro ha seguito l’udienza tramite i maxischermi e il Papa ha invitato a inizio dell’udienza i fedeli dell’Aula Nervi a salutarli «con un applauso».

 

Nella liturgia eucaristica, ha detto il Papa proseguendo un ciclo di catechesi dedicato a riscoprire il significato dei vari passaggi della messa, «attraverso i santi segni, la Chiesa rende continuamente presente il Sacrificio della nuova alleanza sigillata da Gesù sull’altare della Croce. È stato il primo altare cristiano, quello della croce, e quando noi ci avviciniamo all’altare per celebrare la messa la nostra memoria va all’altare della croce dove è stato fatto il primo sacrificio». Il sacerdote, che nella messa rappresenta Cristo, «compie ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli nell’Ultima Cena, prese il pane e il calice, rese grazie, li diede ai discepoli, dicendo: «Prendete, mangiate … bevete: questo è il mio corpo… questo è il calice del mio sangue. Fate questo in memoria di me». Obbediente al comando di Gesù, la Chiesa ha disposto la liturgia eucaristica in momenti che corrispondono alle parole e ai gesti compiuti da Gesù la vigilia della sua Passione».

 

«È bello», ha poi detto il Papa – impegnato da lunedì a oggi nella periodica riunione con i nove cardinali che lo coadiuvano nella riforma della Curia romana, il cosiddetto C9 – «che siano i fedeli a presentare al sacerdote il pane e il vino, perché essi significano l’offerta spirituale della Chiesa lì raccolta per l’Eucaristia», e «nei segni del pane e del vino il popolo fedele pone la propria offerta nelle mani del sacerdote, il quale la depone sull’altare o mensa del Signore, «che è il centro di tutta la Liturgia eucaristica». Il centro della messa è l’altare, e l’altare è Cristo. Nel «frutto della terra e del lavoro dell’uomo», viene pertanto offerto l’impegno dei fedeli a fare di sé stessi, obbedienti alla divina Parola, un «sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente», «per il bene di tutta la sua santa Chiesa». Così »la vita dei fedeli, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo»», ha proseguito Francesco citando il Catechismo.

 

«Certo – ha aggiunto – è poca cosa la nostra offerta, ma Cristo ha bisogno di questo poco. Ci chiede poco il Signore, e ci dà tanto. Nella vita ordinaria ci chiede buona volontà, cuore aperto, voglia di essere migliori, e per darsi se stesso a noi nell’eucaristia ci chiede queste offerte simboliche che poi diventeranno il corpo e il sangue». Sull’altare «che è Cristo – ha detto ancora il Pontefice argentino – portiamo il poco dei nostri doni che poi diventeranno il tanto, Gesù stesso che si dà a noi. È quanto esprime anche l’orazione sulle offerte. In essa il sacerdote chiede a Dio di accettare i doni che la Chiesa gli offre, invocando il frutto del mirabile scambio tra la nostra povertà e la sua ricchezza. Nel pane e nel vino gli presentiamo l’offerta della nostra vita, affinché sia trasformata dallo Spirito Santo nel sacrificio di Cristo e diventi con Lui una sola offerta spirituale gradita al Padre. Mentre si conclude così la preparazione dei doni, ci si dispone alla Preghiera eucaristica. La spiritualità del dono di sé, che questo momento della messa ci insegna, possa illuminare le nostre giornate, le relazioni con gli altri, le cose che facciamo, le sofferenze che incontriamo, aiutandoci a costruire la città terrena alla luce del Vangelo».

 

Al momento di salutare i fedeli dei vari gruppi linguistici, il Papa, rivolgendo un «cordiale saluto alle persone di lingua araba, in particolare a quelle provenienti dalla Siria, dalla Terra Santa e dal Medio Oriente», ha aggiunto a braccio: «Terra martoriata… dobbiamo pregare per questi fratelli che sono in guerra e per i cristiani perseguitati, vogliono cacciarli via da quella terra. Preghiamo per questi fratelli e sorelle nostre».

Iacopo Scaramuzzi – VaticanInsider

1 Marzo 2018 | 12:00
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