Il Papa: «Prego per la Siria colpita da indicibili sofferenze»

Le sorti della Siria, ripiombata in questi giorni nel baratro della guerra e della violenza, tornano a preoccupare Papa Francesco che, incontrando stamane i membri del Sinodo greco-melkita, assicura di riservare un posto speciale alla «amata» nazione mediorientale durante la Giornata di preghiera e digiuno per la pace fissata per il prossimo 23 febbraio.

 

«In quella occasione non mancherò di ricordare, in maniera speciale, la Siria, colpita in questi ultimi anni da sofferenze indicibili», ha affermato Francesco ai partecipanti all’Assise che si è svolta in Libano nei primi giorni di febbraio e che si conclude in questi giorni con il pellegrinaggio a Roma, presso la tomba di San Pietro.

 

Bergoglio assicura la sua vicinanza anche a «tutto il Medio Oriente» e alle diverse comunità cristiane che lo abitano, le quali «in questo difficile periodo storico» – dice – sono chiamate a «vivere la fede nel Signore Gesù in mezzo a molte prove».

 

In queste terre la Chiesa è «profondamente radicata e svolge un prezioso servizio per il bene del Popolo di Dio», evidenzia il Vescovo di Roma che ricorda anche i fedeli della diaspora, trasferiti in altri Paesi «in cerca di una vita migliore». La speranza del Pontefice è che «con la loro testimonianza di vita, i vescovi e i sacerdoti greco-melkiti possano incoraggiare i fedeli a rimanere nella terra dove la Provvidenza divina ha voluto che nascessero».

 

«Mai come in questi momenti – incoraggia, rammentando le parole scritte nella lettera del 22 giugno 2017 al patriarca neo eletto Youssef Absi – i pastori sono chiamati a manifestare, davanti al popolo di Dio che soffre, comunione, unità, vicinanza, solidarietà, trasparenza e testimonianza». Tanto più a conclusione di questo Sinodo, «un momento fondamentale, di cammino comune, durante il quale patriarca e vescovi sono chiamati a prendere decisioni importanti per il bene dei fedeli, anche attraverso l’elezione dei nuovi vescovi, di pastori che siano testimoni del Risorto».

 

«Pastori – sottolinea il Papa – che, come fece il Signore con i suoi discepoli, rianimino i cuori dei fedeli, stando loro vicini, consolandoli, scendendo verso di loro e verso i loro bisogni. Pastori che, al tempo stesso, li accompagnino verso l’alto, a «cercare le cose di lassù»».

 

C’è bisogno oggi di guide del genere, capaci di abbracciare «la vita con l’ampiezza del cuore di Dio, senza adagiarsi nelle soddisfazioni terrene, senza accontentarsi di mandare avanti quello che già c’è, ma puntando sempre in alto».

 

«Pastori portatori dell’Alto», aggiunge Bergoglio, «liberi dalla tentazione di mantenersi «a bassa quota», svincolati dalle misure ristrette di una vita tiepida e abitudinaria». Pastori, quindi, «poveri, non attaccati al denaro e al lusso, in mezzo a un popolo povero che soffre; annunciatori coerenti della speranza pasquale, in perenne cammino con i fratelli e le sorelle».

Salvatore Cernuzio – VaticanInsider

13 Febbraio 2018 | 19:01
Tempo di lettura: ca. 2 min.
mediooriente (24), pace (298), Papa (1255), preghiera (327), siria (231)
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