Papa: «le dittature iniziano lanciando calunnie mediatiche»

Forte requisitoria di Francesco contro la manipolazione del pensiero che nasce dalla calunnia, uno strumento utilizzato attraverso i mezzi di comunicazione dalle dittature e ancora oggi pericolosamente in uso. Bergoglio ha analizzato le dinamiche di una comunicazione calunniosa. Se si vogliono distruggere istituzioni o persone, si comincia a sparlare. Poi – ha proseguito – si usa la seduzione che nasce dallo scandalo causato da una comunicazione di questo tipo. Proprio da questa  »comunicazione calunniosa», il Papa mette in guardia stamani, nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta. La sua riflessione parte dalla storia di Nabot narrata oggi nel Primo Libro dei Re (1Re 21,1b-16) e proposta come Prima Lettura. Il re Acab desidera la vigna di Nabot e gli offre del denaro. Quel terreno fa parte però dell’eredità dei suoi padri e quindi l’uomo rifiuta. Allora Acab che era «capriccioso», fa come i bambini quando non ottengono ciò che vogliono: piange. Poi, su consiglio della moglie crudele, Gezabèle, lo fa accusare di falsità, uccidere e prende possesso della sua vigna. Nabot – nota il Papa – è dunque un «martire della fedeltà all’eredità» che aveva ricevuto dai suoi padri: un’eredità che andava oltre la vigna, «un’eredità del cuore».

I martiri condannati da calunnie

Francesco rileva, quindi, come la storia di Nabot sia paradigmatica della storia di Gesù, di Santo Stefano e di tutti i martiri che sono stati condannati usando uno scenario di calunnie. Ma è anche paradigmatica del modo di procedere di tanta gente, di «tanti capi di Stato o di governo». Si comincia con una bugia e, «dopo aver distrutto sia una persona sia una situazione con quella calunnia», si giudica e si condanna.

Dinamica e effetti della calunnia attraverso i media

Il Papa ha fatto un esempio: «c’è una legge dei media, di comunicazione, si cancella quella legge; si dà tutto l’apparecchio della comunicazione a una ditta, a una società che calunnia, dice delle falsità, indebolisce la vita democratica. Poi vengono i giudici a giudicare queste istituzioni indebolite, queste persone distrutte, condannano, e così va avanti una dittatura. Le dittature, tutte, hanno incominciato così, con adulterare la comunicazione, per mettere la comunicazione nelle mani di una persona senza scrupolo, di un governo senza scrupolo».

Comunicare scandali seduce

«E comunicare scandali -ha proseguito il Pontefice- è un fatto che ha una seduzione enorme, una grande seduzione. Si seduce con gli scandali. Le buone notizie non sono seduttrici: «Sì, ma che bello che ha fatto!» E passa… Ma uno scandalo: «Ma hai visto! Hai visto questo! Hai visto quell’altro cosa ha fatto? Questa situazione… Ma non può, non si può andare avanti  così!» E così la comunicazione cresce, e quella persona, quella istituzione, quel Paese finisce nella rovina. Non si giudicano alla fine le persone. Si giudicano le rovine delle persone o delle istituzioni, perché non possono difendersi». 

La persecuzione degli ebrei

«Tante persone, tanti Paesi distrutti per dittature malvagie e calunniose», ha proseguito Bergoglio. «Pensiamo per esempio alle dittature del Secolo scorso. Pensiamo alla persecuzione degli ebrei, per esempio. Una comunicazione calunniosa, contro gli ebrei; e finivano ad Auschwitz perché non meritavano di vivere. Oh… è un orrore, ma un orrore che succede oggi: nelle piccole società, nelle persone e in tanti Paesi. Il primo passo è appropriarsi della comunicazione, e dopo la distruzione, il giudizio, e la morte».

L’esempio arriva dalla storia biblica di Nabot

L’Apostolo Giacomo parla proprio della «capacità distruttiva della comunicazione malvagia». In conclusione, il Papa esorta, quindi, a rileggere la storia di Nabot nel capitolo 21.mo del Primo Libro dei Re e a pensare «a tante persone distrutte, a tanti Paesi distrutti, a tante dittature con ›guanti bianchi’», che hanno distrutto i Paesi.

 (vaticannews/red)

18 Giugno 2018 | 17:30
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Papa (1254), PapaFrancesco (1457), SantaMarta (193)
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