udienza

Il Papa: «La fede non è la ricerca di Dio ma la sua ricerca di noi»

Il cristianesimo «non è tanto la nostra ricerca nei confronti di Dio – una ricerca, in verità, così tentennante – ma piuttosto la ricerca di Dio nei nostri confronti»: lo ha detto il Papa nell’udienza generale, sottolineando, ancora, che «non è un’ideologia, non è un sistema filosofico, ma un cammino di fede che parte da un avvenimento, testimoniato dai primi discepoli di Gesù» e «nasce dalla risurrezione» di Gesù, che, ha concluso Francesco, «è qui, in piazza, con noi, vivo e risorto».

Jorge Mario Bergoglio si è soffermato sulla risurrezione di Gesù Cristo, così come viene raccontata da San Paolo nella lettera ai Corinzi, per proseguire un ciclo di catechesi sulla «speranza cristiana»: «Parlando ai suoi cristiani – ha detto ai fedeli raccolti in una piazza San Pietro spazzata da un vento di tramontana – Paolo parte da un dato inoppugnabile, che non è l’esito di una riflessione di qualche uomo sapiente, ma un fatto, un semplice fatto che è intervenuto nella vita di alcune persone. Il cristianesimo nasce da qui. Non è un’ideologia, non è un sistema filosofico, ma un cammino di fede che parte da un avvenimento, testimoniato dai primi discepoli di Gesù». Questo «è il fatto: è morto, è sepolto, è risorto, è apparso. Cioè: Gesù è vivo. Questo è il nocciolo del messaggio cristiano».

«Se infatti tutto fosse finito con la morte, in Lui avremmo un esempio di dedizione suprema, ma questo non potrebbe generare la nostra fede. È stato un eroe? No, è morto ma è risorto. Perché la fede nasce dalla risurrezione. Accettare che Cristo è morto, ed è morto crocifisso, non è un atto di fede, è un fatto storico. Invece credere che è risorto sì. La nostra fede nasce il mattino di Pasqua».

San Paolo, ha sottolineato Papa Francesco, «fa un elenco delle persone a cui Gesù risorto apparve» e «ultimo della lista – come il meno degno di tutti – è lui stesso, Paolo, che dice di se stesso «come un aborto». Paolo usa questa espressione perché la sua storia personale è drammatica: lui – ha evidenziato il Pontefice argentino – non era un chierichetto, era un persecutore della Chiesa, orgoglioso delle proprie convinzioni, si sentiva un uomo arrivato, con un’idea molto limpida di cosa fosse la vita con i suoi doveri. Ma, in questo quadro perfetto, sapeva tutto, un giorno avviene ciò che era assolutamente imprevedibile: l’incontro con Gesù Risorto sulla via di Damasco. Lì non ci fu soltanto un uomo che cadde a terra: ci fu una persona afferrata da un avvenimento che gli avrebbe capovolto il senso della vita. Il persecutore diviene apostolo. «Perché io ho visto Gesù vivo, io ho visto Gesù Cristo risorto». Questo è il fondamento della fede di Paolo, degli altri apostoli, della Chiesa, della nostra fede. Che bello – ha detto il Papa – pensare che il cristianesimo, essenzialmente, è questo! Non è tanto la nostra ricerca nei confronti di Dio – una ricerca, in verità, così tentennante – ma piuttosto la ricerca di Dio nei nostri confronti. Gesù ci ha presi, ci ha afferrati, ci ha conquistati per non lasciarci più. Il cristianesimo è grazia, è sorpresa, e per questo motivo presuppone un cuore capace di stupore. Un cuore chiuso, un cuore razionalistico, è incapace dello stupore e non può capire cosa sia il cristianesimo, perché il cristianesimo è grazia e si percepisce, si incontra nello stupore dell’incontro. E allora, anche se siamo peccatori, e tutti noi lo siamo, se i nostri propositi di bene sono rimasti sulla carta, oppure se, guardando la nostra vita, ci accorgiamo di aver sommato tanti insuccessi…».

«Nel mattino di Pasqua – ha detto ancora il Papa -possiamo fare come quelle persone di cui ci parla il Vangelo: andare al sepolcro di Gesù, vedere la grande pietra rovesciata e pensare che Dio sta realizzando per me, per noi tutti, un futuro inaspettato. Andare al nostro sepolcro, tutti ne abbiamo un pochettino dentro. Andare lì e vedere come Dio è capace di risorgere da lì. Qui c’è felicità, gioia e vita, dove tutti pensavano ci fosse solo tristezza, sconfitta e tenebre. Dio fa crescere i suoi fiori più belli in mezzo alle pietre più aride. Essere cristiani – ha proseguito – significa non partire dalla morte, ma dall’amore di Dio per noi, che ha sconfitto la nostra acerrima nemica. Dio è più grande del nulla, e basta solo una candela accesa per vincere la più oscura delle notti». In questi giorni di Pasqua, ha concluso Francesco, «portiamo questo grido nel cuore. E se ci chiederanno il perché del nostro sorriso donato e della nostra paziente condivisione, allora potremo rispondere che Gesù è ancora qui, che continua ad essere vivo in mezzo fra noi. È qui, in piazza, con noi, vivo e risorto», ha detto il Papa tra gli applausi dei fedeli.

A fine udienza il Papa ha salutato, tra gli altri, i decani provenienti dall’arcidiocesi di Monaco di Bveira, accompagnati dal cardinale Reinhard Marx, ed ha rivolto un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, «in particolare a quelli provenienti dall’Egitto», dove si recherà a fine aprile, e dal Medio Oriente: «Cari fratelli e sorelle, Cristo Gesù nostra speranza è risorto, vi esorto a guardare costantemente a colui che ha vinto la morte e ci aiuta ad accogliere le sofferenze come preziosa occasione di redenzione e di salvezza».

(Iacopo Scaramuzzi / Vatican Insider)

 

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19 Aprile 2017 | 13:47
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