udienza

Papa in udienza: la preghiera ci libera dalla disperazione

La preghiera del «Padre nostro» è «breve», ma «audace»: «Gesù non insegna formule per ›ingraziarsi’ il Signore, anzi, invita a pregarlo facendo cadere le barriere della soggezione e della paura». Lo sottolinea Papa Francesco all’udienza generale, svoltasi in aula Paolo VI. Durante il tradizionale appuntamento del mercoledì, il Pontefice prosegue le catechesi dedicate alla preghiera del «Padre nostro», un’orazione che «Gesù mette sulle labbra» dei suoi stessi discepoli.

No a formule per «ingraziarsi» il Signore

Papa Bergoglio ricorda che nel «Padre nostro» non «ci sono preamboli», ma «confidenza» e «fiducia filiale».

La preghiera del «Padre nostro» affonda le sue radici nella realtà concreta dell’uomo. Ad esempio, ci fa chiedere il pane, il pane quotidiano: richiesta semplice ma essenziale, che dice che la fede non è una questione «decorativa», staccata dalla vita, che interviene quando sono stati soddisfatti tutti gli altri bisogni. Semmai la preghiera comincia con la vita stessa. La preghiera – ci insegna Gesù – non inizia nell’esistenza umana dopo che lo stomaco è pieno: piuttosto si annida dovunque c’è un uomo, un qualsiasi uomo che ha fame, che piange, che lotta, che soffre e si domanda «perché».

La perenne ricerca della felicità

In qualche modo, «la nostra prima preghiera» è «stato il vagito che ha accompagnato il primo respiro», un pianto in cui si annuncia «il destino di tutta la nostra vita: la nostra continua fame, la nostra continua sete, la nostra ricerca di felicità».

Gesù, nella preghiera, non vuole spegnere l’umano, non lo vuole anestetizzare. Non vuole che smorziamo le domande e le richieste imparando a sopportare tutto. Vuole invece che ogni sofferenza, ogni inquietudine, si slanci verso il cielo e diventi dialogo.

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12 Dicembre 2018 | 11:05
Tempo di lettura: ca. 1 min.
PapaFrancesco (1459), preghiera (327), speranza (105), udienza (248)
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