Papa e Vaticano

Papa: «Giovani bisogna vivere, non vivacchiare»

Francesco ha iniziato oggi un nuovo ciclo di catechesi in piazza san Pietro dedicato ai dieci Comandamenti. Bergoglio li ha definiti una «porta aperta» per «passare dalle illusioni della giovinezza al tesoro che è nel cielo» e arrivare così alla «vita vera». Ed in chiave sinodo il Papa è partito dalla «sana inquietudine» che hanno i giovani «affamati di vita autentica» – perché «il pericolo più grande della vita» non sono i problemi ma «la mediocrità, la pusillanimità» – capaci, una volta accettati i propri limiti, di scoprire «l’amore vero, la ricchezza vera». Poi alla fine dell’incontro il Papa ha fatto appello per i Mondiali di calcio che iniziano domani in Russia, affinché siano occasione «di incontro, di dialogo e di fraternità».

I giovani e la voglia di vivere

«In quella domanda – ha chiosato Francesco – c’è la sfida di ogni esistenza, anche la nostra: il desiderio di una vita piena, infinita. Come fare per arrivarci? Quale sentiero percorrere? Vivere per davvero, vivere un’esistenza nobile… Quanti giovani cercano di «vivere» e poi si distruggono andando dietro a cose effimere». E invece serve «mitezza, forza, e niente pusillanimità, niente mediocrità», ha detto Francesco, che ha citato il beato Pier Giorgio Frassati, che diceva che «bisogna vivere, non vivacchiare. I mediocri vivacchiano. Vivere con la forza della vita. Bisogna chiedere al Padre celeste per i giovani di oggi il dono della sana inquietudine. A casa e in famiglia – ha notato il Papa – quando si vede un giovane seduto tutta la giornata così, cosa pensano mamma e papà? «Questo è malato, ha qualcosa», e lo portano dal medico. La vita del giovane è andare avanti, essere inquieto, la sana inquietudine, la capacità di non accontentarsi di una vita senza bellezza, senza colore. Se i giovani non saranno affamati di vita autentica, mi domando dove andrà l’umanità? Dove andrà l’umanità con giovani quieti, non inquieti?».

Fatta questa premessa, il Papa si è domandato «come si passa dalla giovinezza alla maturità? Quando si inizia ad accettare i propri limiti. Accettare i propri limiti è il passaggio dalla giovinezza alla maturità. Si diventa adulti quando ci si relativizza e si prende coscienza di «quello che manca»», ha proseguito, per poi commentare: «Com’è bello essere uomini e donne! Com’è preziosa la nostra esistenza! Eppure c’è una verità che nella storia degli ultimi secoli l’uomo ha spesso rifiutato, con tragiche conseguenze: la verità dei propri limiti».

Francesco ha ricordato in proposito la riposta data a quel giovane uomo da Gesù: «Tu conosci i Comandamenti». Un «processo pedagogico» quello di Gesù, ha rimarcato il Papa, che «vuole guidare ad un luogo preciso» perché «è già chiaro, dalla sua domanda, che quell’uomo non ha la vita piena». Gesù, ancora, dice «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento». E il giovane «doveva arrivare sulla soglia di un salto, dove si apre la possibilità di smettere di vivere di sé stessi, delle proprie opere, dei propri beni e – proprio perché manca la vita piena – lasciare tutto per seguire il Signore. A ben vedere, nell’invito finale di Gesù – immenso, meraviglioso – non c’è la proposta della povertà, ma della ricchezza, quella vera».

Chi, ha detto ancora Bergoglio, «potendo scegliere fra un originale e una copia, sceglierebbe la copia? Ecco la sfida: trovare l’originale, non la copia. Gesù non offre surrogati, ma vita vera, amore vero, ricchezza vera!». «Come potranno i giovani seguirci nella fede se non ci vedono scegliere l’originale, se ci vedono assuefatti alle mezze misure?», ha detto Papa Francesco. «È brutto trovare cristiani a mezza misura, cristiani, mi permetto la parola, «nani», che cercano fino a una certa statura e poi no, cristiani col cuore impiccolito, chiuso. Ci vuole l’esempio di qualcuno che mi invita a un «oltre», a un «di più», a crescere un po’», ha detto Francesco che ha citato al proposito il «magis» di sant’Ignazio di Loyola, «il fuoco, il fervore dell’azione, che scuote gli assonnati».

«Dobbiamo partire dalla realtà per fare il salto in «quel che manca». Dobbiamo scrutare l’ordinario per aprirci allo straordinario», la chiosa del Papa, che ha concluso il ragionamento spiegando che «in queste catechesi prenderemo le due tavole di Mosè da cristiani, tenendoci per mano a Gesù, per passare dalle illusioni della giovinezza al tesoro che è nel cielo, camminando dietro di Lui. Scopriremo, in ognuna di quelle leggi, antiche e sapienti, la porta aperta dal Padre che è nei cieli perché il Signore Gesù, che l’ha varcata, ci conduca nella vita vera. La sua vita. La vita dei figli di Dio».

Bergoglio a conclusione della catechesi ha rivolto anche un appello per i Campionati Mondiali di calcio in Russia: «Desidero inviare il mio cordiale saluto ai giocatori e agli organizzatori, come pure a quanti seguiranno tramite i mezzi di comunicazione sociale questo evento che supera ogni frontiera. Possa questa importante manifestazione sportiva diventare occasione di incontro, di dialogo e di fraternità tra culture e religioni diverse, favorendo la solidarietà e la pace tra le nazioni».

(vaticaninsider/red)

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13 Giugno 2018 | 11:49
Tempo di lettura: ca. 4 min.
Papa (1254), PapaFrancesco (1456)
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