Papa e Vaticano

Papa: «i giovani aspettano, i nostri sogni positivi, per portare avanti la profezia»

«Qualcuno che non ci vuole bene dice di noi che siamo la gerontocrazia della Chiesa… è una beffa»: alle 8 di questa mattina, nella Cappella paolina del Palazzo apostolico, il Papa ha presieduto con i cardinali presenti a Roma una Messa in occasione del 25esimo anniversario della sua ordinazione episcopale. Rivolto ai porporati, in buona maggioranza anziani, Francesco ha ripreso le parole rivolte da Dio all’anziano Abramo, «alzati, guarda, spera», per indicare la stessa «missione»: «Siamo nonni chiamati a sognare», ha detto, «questo è quello che il Signore oggi chiede a noi, di essere nonni, di avere la vitalità di dare ai giovani la nostra esperienza, che i giovani aspettano, i nostri sogni positivi, per portare avanti la profezia».

 

Il dialogo tra Dio e Abramo, ha esordito Jorge Mario Bergoglio nella sua omelia completamente a braccio, comincia con «Vattene dalla tua terra» e prosegue con tre imperativi, alzati, guarda, spera, «tre imperativi che segnano la strada che deve percorrere Abramo e anche il modo di fare, l’atteggiamento interiore: alzati, guarda, spera». Alzati, ossia «alza, cammina, non stare fermo. Tu hai un compito, una missione, devi farla in cammino. Non rimanere seduto, alzati, in piedi. E Abramo cominciò a camminare. In cammino sempre. Il simbolo di questo è la tenda: dice il libro della Genesi che Abramo andava con la tenda e quando si fermava c’era la tenda, mai Abramo ha fatto una casa per lui, mentre era questo imperativo: alzati. Soltanto costruì un altare, l’unica cosa, per adorare colui che gli ordinava di alzarsi, di essere in cammino».

 

Guarda: «Alza gli occhi e dal luogo dove stai spingi lo sguardo verso settentrione, mezzogiorno, oriente e occidente. Guarda l’orizzonte, non costruire muri, guarda sempre. E vai avanti. E la mistica dell’orizzonte è che più si va avanti e più lontano è l’orizzonte. Spingere lo sguardo, spingere avanti camminando ma verso l’orizzonte».

 

Terzo imperativo, spera, quando Dio promette la discendenza all’anziano Abramo, «un uomo che non poteva avere eredità, sia per la sua età sia per la sterilità della moglie»: una discendenza che sarà «come la polvere della terra», come le stelle del cielo. «E Abramo credette».

 

«Alzati, guarda, niente muri, spera, la speranza è senza muri, è puro orizzonti», ha ricapitolato Francesco che poi ha proseguito: «Ma quando Abramo fu chiamato aveva più o meno la nostra età, era per andare in pensione, per riposarsi. Incomincia a quell’età… in uomo anziano, con il peso della vecchiaia, quella vecchiaia che porta i dolori, le malattie, «come se fossi un giovanotto, alzati, vai, come se fossi uno scout», guarda e spera. E – ha proseguito il Pontefice argentino – questa parola di Dio è anche per noi che abbiamo un’età che come quella di Abramo, più o meno, ci sono alcuni giovani qui, ma la maggioranza di noi siamo in questa età e a noi oggi il Signore ci dice lo stesso: alzati, guarda, spera. Ci dice che non è l’ora di mettere la nostra vita in chiusura, di non chiudere la nostra storia, di non compendiarla, il Signore ci dice che la nostra storia è ancora aperta, aperta fino alla fine, aperta ad una missione e con questi tre verbi ci indica la missione, alzati guarda spera».

 

«Qualcuno che non ci vuole bene – ha proseguito il Papa – dice di noi che siamo la gerontocrazia della Chiesa: è una beffa. Non capisce quello che dice. Noi non siamo geronti, siamo dei nonni, siamo dei nonni e se non sentiamo questo dobbiamo chiedere la grazia di sentirlo, dei nonni ai quali i nostri nipotini guardano. Nonni che dobbiamo dare a loro un senso della vita con la nostra esperienza, nonni non chiusi nella malinconia della nostra storia ma aperti per dare quello. E per noi questo «alzati, guarda, spera» si chiama sognare. Noi siamo nonni chiamati a sognare. E dobbiamo dare il nostro sogno alla gioventù di oggi, ne ha bisogno: perché loro prenderanno dai nostri sogni la forza per profetizzare e portare avanti il loro compito. Mi viene alla mente quel passo del Vangelo di Luca, Simeone e Anna, due nonni, ma quanta capacità di sognare avevano questi due! E tutti questi sogni li hanno detti a san Giuseppe, alla Madonna, alla gente… E questo è quello che il Signore oggi ci chiede a noi: di essere nonni, di avere la vitalità di dare ai giovani, perché i giovani aspettano dalla nostra esperienza, dai nostri sogni positivi per portare avanti la profezia e il lavoro, di non chiuderci, di dare il nostro meglio, i giovani aspettano dalla nostra esperienza, dai nostri sogni positivi per portare avanti la profezia e il lavoro. Chiedo al Signore per tutti noi questa grazia», ha detto il Papa, che ha fatto un inciso riferito al presidente della conferenza episcopale brasiliana, il 57enne Sergio da Rocha, dicendogli «è un giovanotto, ma arriverai…», per poi concludere: «La grazia di essere nonni, la grazia di sognare, e dare questo sogno ai nostri giovani, ne hanno bisogno».

 

A fine Messa il Papa ha preso nuovamente la parola per ringraziare il decano del collegio cardinalizio, il cardinal Angelo Sodano, per il saluto introduttivo a nome di tutti i porporati, e per dire che in occasione di questo anniversario «chiedo perdono dei miei peccati, ringrazio il Signore per la perseveranza nella fede, nella speranza e nella carità, e ringrazio tanto questa compagnia fraterna e chiedo al Signore che vi benedica e vi accompagni nella strada del servizio alla Chiesa».

Iacopo Scaramuzzi (VaticanInsider)

27 Giugno 2017 | 11:38
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