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Papa Francesco: udienza, nei santi «autenticità, relazioni vere, radicalità»

«Il nome nella Bibbia è la verità intima delle cose e soprattutto delle persone. Il nome rappresenta spesso la missione. Ad esempio, Abramo nella Genesi (cfr 17,5) e Simon Pietro nei Vangeli (cfr Gv 1,42) ricevono un nome nuovo per indicare il cambiamento della direzione della loro vita. E conoscere veramente il nome di Dio porta alla trasformazione della propria vita: dal momento in cui Mosè conosce il nome di Dio la sua storia cambia».

Lo ha detto questa mattina Papa Francesco nel corso dell’udienza generale continuando il ciclo di catechesi sui Comandamenti. Allora, ha spiegato, «prendere su di sé il nome di Dio» vuol dire «assumere su di noi la sua realtà, entrare in una relazione forte, stretta con Lui»: «Per noi cristiani, questo comandamento è il richiamo a ricordarci che siamo battezzati ›nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo’, come affermiamo ogni volta che facciamo su noi stessi il segno della croce, per vivere le nostre azioni quotidiane in comunione sentita e reale con Dio, cioè nel suo amore».

Rischiare l’esistenza con il Signore

Quindi il Papa ha invitato a «insegnare ai bambini a fare il segno della croce». Ma, si è domandato, «è possibile prendere su di sé il nome di Dio in maniera ipocrita, come una formalità, a vuoto? La risposta è purtroppo positiva: sì, è possibile. Si può vivere una relazione falsa con Dio. E questa Parola del Decalogo – ha aggiunto – è proprio l’invito a un rapporto con Dio senza ipocrisie, a una relazione in cui ci affidiamo a Lui con tutto quello che siamo. In fondo, fino al giorno in cui non rischiamo l’esistenza con il Signore, toccando con mano che in Lui si trova la vita, facciamo solo teorie».

L’esempio dei Santi

«Perché i santi sono così capaci di toccare il cuore? Perché nei santi vediamo quello che il nostro cuore profondamente desidera: autenticità, relazioni vere, radicalità. E questo si vede anche in quei ›santi della porta accanto’ che sono, ad esempio, i genitori che danno ai figli l’esempio di una vita coerente, semplice, onesta e generosa«.

«Se si moltiplicano i cristiani che prendono su di sé il nome di Dio senza falsità», allora «l’annuncio della Chiesa viene più ascoltato e risulta più credibile. Se la nostra vita concreta manifesta il nome di Dio, si vede quanto è bello il Battesimo e che grande dono è l’Eucaristia! quale sublime unione ci sia fra il nostro corpo e il Corpo di Cristo, Lui in noi e noi in Lui!».

«Dalla croce di Cristo in poi – ha concluso il Santo Padre – nessuno può disprezzare sé stesso e pensare male della propria esistenza. Nessuno e mai! Qualunque cosa abbia fatto. Perché il nome di ognuno di noi è sulle spalle di Cristo. Vale la pena di prendere su noi il nome di Dio perché Lui si è fatto carico del nostro nome fino in fondo, anche del male che c’è in noi, per mettere nel nostro cuore il suo amore».

(red)

 

| © Vatican Media
22 Agosto 2018 | 11:00
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