Papa Francesco: «La civiltà richiede energia, ma l’uso dell’energia non distrugga la civiltà!ˮ

«C’è bisogno di discutere insieme – industriali, investitori, ricercatori e utenti – riguardo alla transizione e alla ricerca di alternative. La civiltà richiede energia, ma l’uso dell’energia non deve distruggere la civiltà! L’individuazione di un adeguato mix energetico è fondamentale per combattere l’inquinamento, sradicare la povertà e promuovere l’equità sociale». Così Papa Francesco, ricevendo i partecipanti all’incontro di due giorni per i dirigenti delle multinazionali dell’energia, ha spiegato il senso dell’iniziativa promossa dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale e dall’Università statunitense di Notre Dame. All’evento, che aveva come tema la transizione energetica e la cura della casa comune e che si è svolto presso la Casina Pio IV in Vaticano, hanno preso parte tra gli altri i dirigenti delle compagnie ExxonMobil, Eni , British Petroleum, Royal Dutch Shell, Equinor (l’ex Statoil norvegese) e Pemex.

Il Papa ha detto che l’intenso movimento di masse di informazioni, di persone e di cose che caratterizza l’epoca contemporanea «ha bisogno di tanta energia, un bisogno superiore ad ogni epoca trascorsa». La sfida è dunque quella di «riuscire a garantire l’enorme quantità di energia necessaria per tutti» ma «con modalità di sfruttamento delle risorse che evitino di produrre squilibri ambientali tali da causare un processo di degrado e inquinamento, da cui l’intera umanità di oggi e di domani resterebbe gravemente ferita».  Il Papa denuncia chiaramente: un miliardo di persone non ha accesso all’elettricità, facendo inoltre notare come gli effetti del cambiamento climatico non siano distribuiti in modo uniforme: «Sono i poveri a soffrire maggiormente delle devastazioni del riscaldamento globale, con le crescenti perturbazioni in campo agricolo, l’insicurezza della disponibilità d’acqua e l’esposizione a gravi eventi meteorologici. Molti di quanti possono a malapena permetterselo sono già costretti ad abbandonare le loro case e a migrare in altri luoghi, senza sapere come verranno accolti. Molti di più dovranno farlo in futuro».

Gli accordi internazionali

Quindi il suo pensiero è andato all’accordo sul clima sottoscritto a Parigi nel dicembre 2015 e l’intenzione di limitare la crescita del riscaldamento. «Due anni e mezzo dopo, le emissioni di CO2 e le concentrazioni atmosferiche dovute ai gas-serra sono sempre molto alte. Questo è piuttosto inquietante e preoccupante. Destano preoccupazione – aggiunge il Pontefice – anche le continue esplorazioni per nuove riserve di combustibile fossile», nonostante l’accordo di Parigi «consiglia chiaramente di mantenere nel sottosuolo la maggior parte del carburante fossile».

Energia ma non a tutti i costi

Ma, si domanda Francesco, tutto questo

è sufficiente? Abbiamo svoltato in tempo? Nessuno può rispondere con certezza a questa domanda, ma ogni mese che passa la sfida della transizione energetica diventa sempre più pressante. Tanto le decisioni politiche quanto la responsabilità sociale delle imprese e i criteri di investimento devono avere ben presente il perseguimento del bene comune a lungo termine, perché vi sia concreta solidarietà tra le generazioni, evitando opportunismi e cinismi volti ad ottenere nel breve periodo piccoli risultati parziali, ma che scaricherebbero sul futuro costi altissimi e danni altrettanto rilevanti.

L’urgenza di cambiare

I problemi ambientali ed energetici «hanno ormai un impatto e una dimensione globale. Per questo richiedono risposte globali, cercate con pazienza e dialogo e perseguite con razionalità e costanza. Una fede assoluta nei mercati e nella tecnologia ha portato molti a credere che i cambiamenti nei sistemi economici o tecnologici saranno sufficienti a porre rimedio agli attuali squilibri ecologici e sociali».

Il rinnovamento necessario, ha spiegato il Pontefice, «richiede una nuova forma di leadership, e tali leader richiedono una profonda e acuta comprensione del fatto che la Terra costituisce un unico sistema e che l’umanità, ugualmente, è un unico insieme. I doveri che abbiamo verso l’ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in sé stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri».

Essendo tutti parte «di un’unica famiglia umana legata da vincoli di fraternità e solidarietà», è necessario affrontare la sfida globale con risposte globali «cercate con pazienza e dialogo e perseguite con razionalità e costanza».

Vaticaninsider/VaticanNews/red

11 Giugno 2018 | 06:00
Tempo di lettura: ca. 2 min.
Condividere questo articolo!