Papa e Vaticano

Francesco ha chiuso la Porta Santa

Il Papa, che alle 10 di questa mattina ha chiuso la porta santa della basilica di San Pietro concludendo il giubileo della misericordia, alla fine della messa ha messo la sua lettera apostolica «Misericordia et misera», indirizzata a tutta la Chiesa.

Diverse persone, in rappresentanza di tutto il popolo cristiano, hanno ricevuto dalle mani del Papa la Lettera  »per continuare a vivere la misericordia con la stessa intensità sperimentata durante l’intero Giubileo straordinario».

Si tratta del cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, una tra le più grandi metropoli del mondo, dell’arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo Leo William Cushley, di due sacerdoti Missionari della Misericordia, provenienti rispettivamente dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Brasile e di un diacono permanente della diocesi di Roma, insieme alla sua famiglia.

L’hanno ricevuta anche due suore, provenienti rispettivamente dal Messico e dalla Corea del Sud, una famiglia composta da genitori, figli e nonni originari degli Stati Uniti d’America, una coppia di giovani fidanzati, due mamme catechiste di una parrocchia di Roma, una persona con disabilità e una persona malata.
La Lettera verrà resa pubblica domattina, e presentata anche in sala stampa vaticana.

La porta santa di San Pietro è stata chiusa ai fedeli ieri sera, dopo che per tutto il giorno era stata meta di pellegrinaggi.

Il Papa, chiudendo il giubileo nella solennità di «Cristo re dell’universo», ha offerto una meditazione sulla regalità di Gesù, così diversa dalle regalità del mondo, e ha in particolare esaminato l’atteggiamento nei confronti di Gesù crocifisso.
Sono tre gruppi di persone che osservano Gesù – tanto lontano dalla figura di un re – sotto la croce: «il popolo che guarda, il gruppo che sta nei pressi della croce e un malfattore crocifisso».

«Quante volte invece, anche tra noi, si sono ricercate le appaganti sicurezze offerte dal mondo. Quante volte siamo stati tentati di scendere dalla croce: la forza di attrazione del potere e del successo è sembrata una via facile e rapida per diffondere il Vangelo, dimenticando in fretta come opera il regno di Dio. Quest’Anno della misericordia ci ha invitato a riscoprire il centro, a ritornare all’essenziale». Lo ha detto il Papa nella messa con cui chiude il giubileo.

Cristo, ha commentato, non cede alla «tentazione di scendere dalla croce», dimostrando il proprio potere, la tentazione a che «prevalga l’io con la sua forza, con la sua gloria, con il suo successo. È la tentazione – ha rimarcato papa Francesco – più terribile, la prima e l’ultima del Vangelo. Ma di fronte a questo attacco al proprio modo di essere, Gesù non parla, non reagisce. Non si difende, non prova a convincere, non fa un’apologetica della sua regalità».

«Siamo chiamati – ha spiegato papa Bergoglio – a lottare contro questa tentazione, a fissare lo sguardo sul Crocifisso, per diventargli sempre più fedeli. Quante volte invece, anche tra noi, si sono ricercate le appaganti sicurezze offerte dal mondo. Quante volte siamo stati tentati di scendere dalla croce. La forza di attrazione del potere e del successo – ha sottolineato il Pontefice – è sembrata una via facile e rapida per diffondere il Vangelo, dimenticando in fretta come opera il regno di Dio. Quest’Anno della misericordia ci ha invitato a riscoprire il centro, a ritornare all’essenziale».

Il giubileo che si chiude, «tempo di misericordia» chiama i cristiani a vedere il vero volto di Cristo e a «riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è accogliente, libera, fedele, povera nei mezzi e ricca nell’amore, missionaria. La misericordia, portandoci al cuore del Vangelo, ci esorta anche – ha spiegato papa Francesco – a rinunciare ad abitudini e consuetudini che possono ostacolare il servizio al regno di Dio; a trovare il nostro orientamento solo nella perenne e umile regalità di Gesù, non nell’adeguamento alle precarie regalità e ai mutevoli poteri di ogni epoca».

20 Novembre 2016 | 11:57
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