Papa: asciughiamo le lacrime dei bimbi di Siria e Iraq

«Non dimenticare i tanti bisogni delle vittime di questa crisi, ma soprattutto superare la logica degli interessi e mettersi al servizio della pace ponendo fine alla guerra». E’ l’appello lanciato dal Papa «con forza» alla comunità internazionale, durante l’udienza concessa oggi ai partecipanti al sesto incontro di lavoro sulla crisi in Iraq, in Siria e nei Paesi limitrofi.

«Guardiamo al futuro», l’invito ai presenti, incoraggiati «a continuare a prendervi cura dell’educazione dei bambini, del lavoro dei giovani, della vicinanza agli anziani, della cura delle ferite psicologiche; senza dimenticare quelle dei cuori, che la Chiesa è chiamata a lenire: ›Dov’è offesa, che io porti il perdono. Dov’è discordia, che io porti l’unione’».

Il rientro sicuro degli sfollati

«Non possiamo chiudere gli occhi sulle cause che hanno costretto milioni di persone a lasciare, con dolore, la propria terra», l’ennesimo grido di Francesco a proposito dei migranti, per i quali ha chiesto a «tutti gli attori coinvolti» e alla comunità internazionale «un rinnovato impegno in favore del rientro sicuro degli sfollati alle loro case».

Il mondo ritrovi la sua dignità

«Assicurare loro protezione e futuro è un dovere di civiltà», ha commentato il Papa, secondo il quale «è asciugando le lacrime dei fanciulli che non hanno visto altro che macerie, morte e distruzione che il mondo ritroverà la dignità». Di qui l’apprezzamento «per i grandi sforzi a favore dei rifugiati compiuti da diversi Paesi della regione e dalle varie Organizzazioni tra cui alcune qui rappresentate». «Essere strumenti di pace e di luce», l’augurio finale sulla scorta della «Preghiera semplice» di San Francesco.

Un rischio concreto: la scomparsa del cristianesimo

«Esiste il rischio che la presenza cristiana sia cancellata proprio nella terra da cui si è propagata nel mondo la luce del Vangelo», sottolinea inoltre Papa Francesco. Pertanto, «in collaborazione con le Chiese sorelle, la Santa Sede lavora assiduamente per garantire un futuro a queste comunità cristiane», poiché «da troppi anni i conflitti insanguinano quella regione e la situazione delle popolazioni in Siria e in Iraq e nei Paesi vicini continua a destare grande preoccupazione».

«Ogni giorno, nella preghiera, porto davanti al Signore le sofferenze e le necessità delle Chiese e dei popoli di quelle amate terre, come pure di coloro che si prodigano per dare loro aiuto», ha rivelato il Papa, definendo la terza indagine sull’aiuto umanitario delle entità ecclesiali «un importante contributo per meglio comprendere le necessità e meglio coordinare gli aiuti in favore di queste popolazioni».

«La Chiesa intera guarda a questi nostri fratelli e sorelle nella fede e li incoraggia con la vicinanza nella preghiera e la carità concreta a non rassegnarsi alle tenebre della violenza e a tenere accesa la lampada della speranza», ha proseguito Francesco, secondo il quale «la testimonianza d’amore con cui la Chiesa ascolta e risponde al grido di aiuto di tutti, a partire dai più deboli e poveri, è un luminoso segno per il presente e un seme di speranza che germoglierà nel futuro».

Poi la citazione della «Preghiera semplice» di San Francesco: «Dov’è odio, fa’ che io porti l’amore. Dov’è disperazione, che io porti la speranza. Dov’è tristezza, che io porti la gioia». Tra le molte «lodevoli iniziative» promosse dai presenti, il Papa ha citato «il grande lavoro per sostenere il rientro delle comunità cristiane nella piana di Ninive, in Iraq, e le cure sanitarie assicurate a tanti malati poveri in Siria, in particolare attraverso il progetto Ospedali Aperti».

Agenzie/red

14 Settembre 2018 | 17:10
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